Capitolo 9 - 'First' Encounter

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“Aiuto, aiutatemi! Ladybug!” la anziana signora continua ad urlare e ad agitarsi come una pazza, mentre le dita delle mia mano destra sono aggrappate al manico della sua costosissima borsa Agreste. La donna tenta di riprendersi l'oggetto, ma non mollo e tiro più forte di prima, causando un grido isterico proveniente dalla sua bocca.

Alcune persone, che pochi secondi fa stavano tranquillamente passeggiando sul marciapiede, piantano i loro piedi sul terreno. Hanno delle espressioni confuse e spaventate dipinte sul volto e sono certa che, in questo preciso istante, si stiano domandando internamente se sia il caso di aiutare la signora o rimanere a guardare la scena tremanti come foglie.

Sfortunatamente, uno di loro, un uomo con un berretto verde sulla testa stranamente somigliante a Luigi, non ha nessun problema a correre verso la nostra direzione, con un pugno puntato dritto alla mia faccia. Rapidamente, con la mia mano rimasta libera, tiro fuori dalla tasca del mio giaccone scuro dotato di cappuccio - con cui sto coprendo il mio volto, se stupidamente non si fosse capito - la mia pistola.

Non è proprio un granché esternamente, ma ha una potenza che potrebbe impressionare anche il cecchino più esperto. Ricordo che mi fu regalata da una spia della mia stessa zona prima che si suicidasse, la motivazione è ancora sconosciuta. Era un diamante e vividamente ricordo che era anche un grande amico del capo, lo aveva aiutato a sconfiggere la vecchia Ladybug.

Eravamo così vicini all'ottenere il suo Miraculous, ma quel dannato vecchio di origini cinesi è riuscito a portarcelo via, sparendo successivamente dalla circolazione.

“Non azzardarti!” grido, non riesco più a contenere l'ira: sento che lentamente sta scivolando via dalle mie mani. E se questo accade, qui scoppierà il caos.

Con un ultimo tiro, riesco a strappare la borsa dalla presa dell'anziana e, senza pensarci due volte, comincio a correre lontano, con un ghigno di cattiveria stampato sul mio viso oscurato. Odo le voci della gente che urla il nome dei due paladini della giustizia, qualcuno che chiama la polizia al cellulare, ma, molto presto, queste voci vengono offuscate dal forte rumore di motori rombanti.

Dannazione, i poliziotti.

Impugno forte l'arma, pregando che non posseggano le loro. Alla fine, non è un grande problema: con la mia rapidità, posso liberarmi di loro senza neanche sforzarmi. Il problema è quando quest'ultimi iniziano a contattare Ladybug e Chat Noir.

Hawk Moth non mi permetterebbe mai di affrontarli in questo modo: vuole occuparsene personalmente. Sinceramente, non riesco a capire perché non possiamo provare anche noi ad acciuffarli, come gli individui che casualmente vengono akumizzati a causa delle loro emozioni negative. Hawk Moth è sveglio, intelligente ma se prosegue, utilizzando questo metodo poco funzionante, non arriverà mai a raggiungere il suo scopo.

E, sopratutto, un'altra cosa che non riesco seriamente a comprendere è come mai mi abbia trattato in quel modo, quando ho aperto la porta del suo ufficio e me lo sono ritrovata davanti con quegli occhi-iceberg puntati verso di me. Volevo soltanto delle spiegazioni, ma sembra che il capo non gradisca molto ricevere le visite dalle sue spie. E poi, perché mai le Akuma dovevano attaccarmi? Cosa avevo fatto di così tanto male per meritarmi una punizione del genere? Quando me le sono ritrovate addosso, con quelle ali pungenti come aghi, che tentavano di ammazzarmi, giuro che ho sentito nel profondo una tagliente voglia di strozzarle per poi guardarle cadere a terra come fiori appassiti.

Ma mi sono sentita anche una perdente. Chi ero io per affrontare un numero così imponente di Akuma? E ho provato la stessa senzazione quando quest'ultime mi hanno, in un certo senso, teletrasportato nella mia camera, lasciandomi completamente indifesa sul pavimento. E quando ho ritrovato quel biglietto ai miei piedi, inviato dal capo in persona, che mi consigliava di aiutare la gente con il babysitting o roba simile per guadagnare denaro.

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