"Kelly, per favore.." Nino mi supplica, è così rosso in viso che, in questo preciso momento, lo confonderei seriamente con un pomodoro gigante. Sotto gli sguardi innocenti dei presenti, si mette in ginocchio e, prendendomi una mano e accarezzandola lentamente con dei baci, mi chiede con un pò di esitazione:"Kelly Rosewood, per favore, potresti essere la mia fidanzata?"Io, riluttante, ritiro la mano e, con l'assurda voglia di sputargli in faccia, mi allontano, scuotendo la testa. Dio mio, questo me lo ricorderò per sempre. È appena terminata l'ultima lezione del mio primo giorno di scuola, e già mi ritrovo ragazzini innamorati pazzi di me, grazie a quei biscotti magici. Il ché ha un lato positivo e un lato negativo: la cosa bella è che almeno sono amata, letteralmente, da tutti, la cosa brutta è che quest'ultimi mi stanno attaccati come dei moscerini su un cucchiaio di miele. Disgustoso.
"Kelly!" Nino mi corre dietro, urlando il mio nome diverse volte, come se io fossi indispensabile per la sua giovane vita. Questo è insopportabile.
"Kelly! Pasticcina!" scuoto violentemente il capo, contrariata. Questo è fin troppo per i miei gusti: non mi aspettavo che le cose si sarebbero spinte fino a.. questo. Mi volto rapidamente per poi ritrovarmi il ragazzo dietro di me, con il fiatone. Mi guarda, bisognoso della mia accettazione nei suoi confronti.
"Baby, per favore, io ti amo. Perché non ci mettiamo insieme?" questiona, tirandomi a sé, facendo sì che le nostre labbra si ritrovino a pochi centimetri di distanza. Bleah. Inspiro, con l'obbiettivo irraggiungibile di calmarmi.
"Nino, non forzarmi a farti male." mormoro, la collera si impossessa di me, ma cerco di nasconderlo. "Tu non mi feriresti mai, Kelly. Perché tu mi ami." dice, avvicinando la sua bocca alla mia, ma io mi scanso velocemente e, senza vomitare, gli dico ragionevole: "Nino, io non ti amo e non possiamo stare insieme. Vai via, ti prego. Non sai cosa stai dicendo." Soltanto il pensiero di frequentare in maniera amorosa una persona, mi fa venire i brividi. Forse non avrei dovuto dargli quei biscotti.
"Ma cosa stai dicendo, amore? Tu mi ami, giusto?" domanda, i suoi occhi iniziano a riempirsi di stupide lacrime. Questo è sordo.
"No, non ti amo, Nino. E non ti amerò mai." spiego sincera. Il silenzio regna intorno a noi, gli altri sono scesi perchè probabilmente si sentivano a disagio ad assistere ad una scena del genere."Kelly.." sussurra, per poi scappare in lacrime lontano, così lontano che non riesco più a vederlo. Sorrido soddisfatta, quasi scoppio a ridere per l'assurdità del fatto.
Il mio cuore ormai è congelato, nessuno riuscirà mai a farlo ritornare come prima. Nessuno distruggerà la barriera di ghiaccio che lo protegge dai sentimenti felici. Loro non mi sfioreranno mai nell'animo. E se quell'insulso ragazzino crede che riuscirà a raggiungere il suo intento, ossia far si che io provi pena per lui e le sue guance bagnate dalle lacrime.. beh, ha qualche cellula non funzionante.
Scendo le scale e, diretta verso l'uscita dell'edificio, allungo il passo. Non voglio perdere tempo, voglio tornare all'istante nel mio laboratorio a fare ricerche più approfondite sui Miraculous. Una volta giunta all'uscita, alzo lo sguardo e, sfortunatamente, noto che sta piovendo.
Nuvoloni grigiastri ricoprono il cielo di Parigi, le persone non equipaggiate di ombrello si riparano con delle valigette o delle borsette, le loro scarpe finiscono all'interno di piccole pozzanghere.
Guardo il panorama, riflettendo su come farò a ritornare a casa sana e salva. Immagino che mi toccherà attendere che il cielo si rassereni. Quindi, mi siedo a terra, il mio zaino spiaccicato contro la parete chiara.
"Vedrai che arriverà qualcuno che ti darà un passaggio." mi rassicura l'Akuma, bisbigliando nell'orecchio, già teso ad ascoltare il rumore delle gocce di pioggia che si scontrano con il cemento.
È proprio in questo istante che un pensiero mi balena nella testa. Non posso mostrare la mia vera casa, è troppo sospetta. "Troverò una soluzione.." rifletto ad alta voce, non curante della gente preoccupata intorno a me.
"Hey." odo una voce maschile molto vicina a me. Perciò, alzo nuovamente lo sguardo, ritrovandomi di fronte il ragazzo biondo, i suoi occhi verdi risplendono, un sorriso rassicurante si fa spazio sul suo volto. Perfetto, anche lui ora.
"Che ci fai qui a terra?" domanda ridacchiando. Nelle mani, possiede un ombrellino azzurro, che sicuramente questa mattina quando è entrato non aveva.
"Beh.. Piove e non ho un ombrello. Quindi mi sembra logico stare qui ad aspettare che il tempo migliori." dico, roteando gli occhi in modo per lui scherzoso. "Oh giusto.” ride ed io sbuffo stressata. Non ho un bel presentimento..
“La mia limousine sta per arrivare ma oggi mi rifiuto di salirci.” dice, diventando tutto serio di colpo, “ma tu potresti.” continua dedicandomi un sorriso da idiota. Piantala di sorridere.
“No, scusa, ma non ci salgo là sopra.” rifiuto, negando con un movimento deciso con la testa. “Tu sei proprio strana.” mi indica, con un risolino alquanto strano.
“Le ragazze pagherebbero per salire sulla mia limousine.” afferma, mentre apre l'ombrello. “Forse non sono come le altre ragazze.” dico, lui mi lancia un'occhiata aspra. Si innervosisce perché non gli sbavo dietro? In realtà, dovrei farlo, ma poi atteggiarmi in quel modo mi farebbe schifo.
“Quindi, rimarrai tutto il tempo qua?” chiede incuriosito, portandosi una mano dietro al collo. “Si.” annuisco, “Non posso fare altro.” Non sembra accettare però il fatto che starò qui, all'ingresso della scuola, ad aspettare.
Dopo una pausa lunga alcuni secondi, se ne spunta fuori con una cosa che non mi sarei immaginata: “Vuoi che ti accompagni io a casa?” questiona, imbarazzato. Cosa sta facendo?
“Emh.. Se proprio vuoi, okay.” rispondo, infilo le mani nelle tasche del giubbetto di jeans chiaro e mi avvicino a lui, finché la mia testa non raggiunge la calotta uniforme dell'accessorio.
“Va bene. Allora andiamo.” impugna con forza l'asta dell'oggetto e, dopo pochi minuti, senza nemmeno accorgermene, mi ritrovo molto vicina a lui. Quindi, rapidamente, mi spingo un pò più lontano.
“Quest'ombrello me lo ha dato Nino comunque, se te lo stai chiedendo. Lo so che stamattina non sono venuto a scuola con questo bellissimo ombrellino.” spiega, leggendomi nel pensiero. Io gli sorrido falsamente e continuo a camminare, un poco più decisa di prima.
“Sai, mi sono accorto adesso che non ho la minima idea di dove si trovi la tua casa.” si ricorda, ridacchiando come un ritardato. “Vivo molto vicino,” mento, tentando di sembrare convincente, “ti informerò strada facendo.” preciso, scrollando le spalle. Lui annuisce sorridendo, intanto che passeggiamo sotto al suo ombrello. Se avessi visto questa scena in terza persona, probabilmente avrei già vomitato in un secchione della spazzatura.
“Ssh che rovini il romanticismo.” ridacchia l'Akuma ed io sorrido divertita dalla sua sentenza.
“Sai, Kelly, mi sono molto preoccupato molto oggi, quando in classe non rispondevi.” ammette, imbarazzato. Le sue guance si colorano leggermente di rosa. “Mi dispiace, non volevo spaventarti, ecco. Stavo soltanto pensando ad alcune.. cose.” mi scuso, regalandogli un finto sorriso caldo, che in seguito lui ricambia allegramente.
“E cosa, se posso sapere?” la domanda mi destabilizza, così come il suo sguardo interessato. Perché deve chiedere cose di questo tipo? Non si può fare gli affari suoi per una volta?
“Cose che tu non capiresti..” mi mordo il labbro nervosa. “Oh capisco.” abbassa un sopracciglio. Chissà che si sta immaginando.
“Oggi ti ho vista molto interessata alla lezione di matematica.” cambia argomento, ma il suo stupido sorrisetto resta sempre allo stesso posto. “Emh, si.. Mi piace molto.” dico, stringendo i pugni, già posizionati dietro la schiena. Cavolo.. mi ha scoperto.
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That Boy
ФанфикBelle Gauthier (lettrice) è una delle spie che vengono inviate da Hawk Moth (Papillon nella versione italiana) per far sì che quest'ultimo conosca la vera identità di Chat Noir e di Ladybug. Fin da bambina, disprezza il "bene" e tutte le emozioni po...