Extra

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Questa è la versione  originale, priva di tagli e censure di una scena che comparirà in Lord of Shadows (che uscirà il 19 settembre in Italia)

Se non volete spoiler non continuate. La scena che segue è un momento romantico, delicato e bellissimo. Se non volete rovinarvi la sorpresa, chiudete tutto.
Vi dico solo che continuando potreste passare i prossimi mesi in ansia.












Sono seria se non volete spoiler non continuate.













Beh, io vi ho avvertiti














...a seguire un illustrazione di Cassandra Jean.

Come avrete notato dall'illustrazione l'extra che state per leggere riguarda Emma e Julian

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Come avrete notato dall'illustrazione l'extra che state per leggere riguarda Emma e Julian. Troveremo questa scena in Signore delle ombre dal punto di vista di Emma, se o ben capito, ma la prima versione della scena, la Clare, l'aveva scritta dal punto di vista di Julian, quindi ecco a voi i suoi pensieri insicuri, complicati e passionali.



"Jules" disse Emma "Di qualcosa, per favore..."

Le sue mani le strinsero convulsamente le spalle. A Emma sfuggi un ansito quando il corpo di Julian si scontro con il suo, obbligandola a indietreggiare fino a farle colpire la parete con le spalle. Lo guardò con ovvio stupore; Julian riusciva a vedersi riflesso nei suoi occhi scuri. Si riconosceva a stento, e quando parlò la sua voce suonò strana persino alle sue orecchie "Julian£ la corresse "Voglio che mi chiami Julian. Sempre e solo così"
Gli occhi di Emma sembrarono scintille. Le sue labbra si mossero lentamente - le sue labbra morbide, delicate, la bocca di Julian le aveva fissate per quelli che gli erano sembrati un milione di anni con disperato desiderio.
"Julian" chiamò lei, espirando la parola.
Il suono della voce di Emma che pronunciava il suo nome completo - Non il nome con cui lo chiamava quando erano bambini - gli fede scorrere qualcosa di caldo e oscuro nelle vene. Aumentò la stretta sulle sue spalle e le rubò la bocca con un disperazione così forte e violenta da poter a stento essere definita bacio.
Ogni muscolo del suo corpo sembrò contrarsi nello stesso momento: il bacio gli riempì tutti i sensi, la morbidezza, la dolcezza, il profumo dei capelli di Emma e della sua pelle, la vista di lei con gli occhi chiusi, il tremolio delle sue ciglia. Emma. La sua Emma. E anche lei lo stava stringendo, lo teneva contro di sé, con forza, rispondendo a ogni parte del bacio. Sapeva di selvaggio, di pioggia, e Julian si chiese come avesse anche solo potuto pensare, per una frazione di secondo, che la fata che aveva baciato fosse lei. Sentì un gemito risalirgli su per la gola e si costrinse a reprimerlo. Emma sapeva che questa era una pessima idea -  quella sensibile era lei -. e c'era una parte del cervello di Julian che gli diceva che se fosse riuscito a nascondere quanto la desiderava, a quanto avrebbe rinunciato pur di aver tutto questo, lei gli avrebbe permesso di continuare. Avrebbe permesso a entrambi di prendere parte a quell'errore colossale che era tutto ciò che faceva ancora battere il cuore di Julian.
La mano di Emma si sollevò, gli toccò il retro del collo. Le sue dita erano troppo lunghe e delicate per essere quelle di una guerriera, ma niente affatto morbide: i suoi capelli gli sfregarono la pelle sopra al colletto della maglia e Julian rabbrividì per lo sforzo di non prendere il controllo lì e in quel preciso istante. Emma si allungò per togliergli il maglione, sfilandoglielo.
Poi passò alla maglietta, a quel punto esitò. Il cuore di Julian andò a sbattere contro le sue costole. Per favore, fa che non voglia fermarsi. Per favore, fa che lo desideri ancora. Le labbra di Emma si dischiusero mentre alzavo lo sguardo per osservarlo. I capelli chiari le cadevano come spesse onde umide e dorate oltre le spalle, lungo la schiena. Avevano lasciato della macchie bagnate sulla sua maglietta, Julian poteva vedere il suo reggiseno , e i suoi capezzoli irrigiditi dal freddo. Era cosi eccitante da stare male.
Le posò le mani sui fianchi. Amava stringerla così, come se fosse sul punto di sollevarla tra le braccia, come se stessero danzando. Sentì che il respiro di Emma accelerava. Le sue mani scivolarono su per il corpo, le circondarono i seni; le sue dita accarezzarono il loro centro. Emma emise un piccolo genito ansimante e lasciò andare il capo contro la parete.
Desiderio e trionfo riempirono Julian nello stesso istante, era una combinazione inebriante. La loro prima volta era stata un'esplosione di smania e istinto, ne era uscito senza la sicurezza di essere davvero in grado di farle provare piacere. Ogni respiro accelerato di Emma aveva lo stesso effetto di un fiammifero contro l'erba secca, Julian non aveva mai pensato di poterla desiderare di più. ma il fuoco che correva nel suo corpo gli ricordò le pareti di pietra della chiese che lui ed Emma avevano trasformato in cenere.
La baciò in modo più profondo, Emma mormorò qualcosa contro le sue labbra, la mani sul suo collo, tirandolo maggiormente contro di sé. Gli si inarcò contro, contro quel corpo che la desiderava fino al dolore, Julian poteva sentire la sua stessa voce pronunciare il nome di Emma, e si obbligò a non supplicarla di dirgli che lo amava, che lo desiderava. Ma non poteva controllare le sue stesse parole. Affondò il viso contro di lei, baciandole la guancia, il collo, mentre faceva scivolare i pollici sotto la cintura dei suoi jeans e li tirava giù. Emma calciò via l'ammasso bagnato di demin (non sono riuscita a capire cosa significhi) Le mani di Julian si strinsero intorno alle sue curve, sentendo la delicata concavità delle sue anche sotto le dita, c'era qualcosa di insopportabilmente intimo in quel contato.
"Ti amo" le disse, o forse era solo una frase simile a quella, le sue parole erano mezze soffocate "Ti amo, cosi tanto"
Ebbe la sensazione di sentirla irrigidirsi. Aveva detto troppo. Anche mentre la paura lo devastava, il suo corpo continuava a dolere, a disiderarla. Quando Emma voltò il capo di lato e gli baciò il palmo della mano, Julian desiderò urlare "Julian" lo chiamò con voce tremante "Io..."
"Non farlo" le sussurrò lui, e la baciò, desiderando disperatamente di non sentirle dire che tutto questo era impossibile. Le labbra di Emma sfregarono le sue, sfiorandogli l'angolo della bocca "Non voglio sentire niente di ragionevole, non adesso. Non voglio la logica. Voglio questo"
Emma si fermò, le labbra premute contro la sua mascella "Ma devi sapere..."
Julian scosse il capo "Non ne ho bisogno" Abbassò le braccia, afferrò l'orlo della maglia, se la sfilò. I suoi capelli umi fecero piovere gocce d'acqua su entrambi "Sono rimasto spezzato per settimane" disse, e pronunciare quelle parole male, anche se erano vere e oneste. Forse proprio perché erano vere e oneste "Ho bisogno di essere di nuovo intero. Anche se non durerà"
Emma stava scuotendo il capo, ma le sue mano gli sfiorarono la clavicola, sfregando la pelle nuda. Quando le sue dita trovarono la runa parabatai e ne tracciarono il contorno, l'afflusso di sangue che arrivò all'inguine di Julian gli fece girare la testa.
"No può durare" sussurrò lei" Ci spezzerà il cuore"
Julian non poteva sopportarlo. C'era qualcosa, nel modo in cui i suoi polpastrelli sfioravano la runa, che lo stava mandando fuori di testa, le afferrò il polso, scostò la sua mano e se la portò al petto nudo. Allargò le dita di Emma all'altezza del cuore, immaginando che lei potesse vedere attraverso la sua gabbia toracica come se fosse una finestra, osservare il modo in cui aveva lasciato le sue impronte su ogni valvola e ventricolo e arteria "Spezzami il cuore," le disse "Fallo a pezzi. Ti do il mio permesso"
Vide le sue pupille allargarsi, spalancarsi come porte. Emma protese le braccia verso di lui e Julian riuscì a sentire del desiderio nella sua voce, un desiderio simile a quello che provava lui "Julian, si" gli disse "Si"
La sollevò, sfilandole la canotta. Emma si slacciò il reggiseno, lo fece scivolare lungo la spalla, raggiungendo la cintura dei jeans di lui, Fece scivolare le mani sotto la stoffa con un sorriso peccaminoso. L e sue dita si strinsero intorno a Julian, il palmo e le dita erano un tormento bollente, dolcissimo. Julian premette la fronte contro la sua spalla, cavalcando le onde del desiderio che gli faceva sapere che lei lo voleva, che lo stava toccando, finché poi non divennero troppo e, per paura che sarebbe finito tutto troppo presto, fu costretto a ritrarsi per togliersi alla svelta i vestiti, mentre Emma emetteva una bassa e rocca risata che gli scavò un buco dritto nl plesso solare.
"Julian" sospirò lei "Torna qui" le sue braccia si allungarono verso di lui, richiamandolo a sé. Poi le mai di Julian tornarono sui suoi fianchi, la stava sollevando, incastrandola tra il suo corpo e la parete. Si guardarono per quello che probabilmente era stato un secondo; sembrò durare per sempre. All'esterno il vento , la pioggia e il mare si schiantavano contro le pietre della scogliera, li, all'interno della casa, in quello strano posto che era un monumento dedicato a un amore perduto, loro due erano insieme, e non c'era nient'altro che importasse. Si incastravano perfettamente nel luogo più piccolo che si potesse immaginare, lo spazio all'interno del cuore degli amanti che si erano ritrovati dopo una separazione impossibile.
Julian si chinò per baciarla con gentile reverenza, prima le labbra, poi il seno, la sentì tremare di piacere, le sue lunghe gambe si sollevarono per circondargli i fianchi. Lo esortò a alzare la testa tirandogli su il mento con le dita mentre lui la teneva stretta, le mani sotto le sue cosce, e gli baciò la bocca, gli sfiorò la lingua con la sua, finché poi Julian non fu più in grado di resistere e spinse in avanti, dentro di lei.
Emma ansimò, fremette, il suo corpo morbido intorno a lui. Schiuse le labbra, chiuse gli occhi. Julian si scusò silenziosamente con tutti i cliché che, adesso se ne rendeva conto, erano reali. Il fatto che loro due si incastrassero come pezzi di un puzzle, che Emma era la sua metà, che questo era un qualcosa di straordinario, che nessuno mai avesse sperimentato, né lo avrebbe mai fatto, che si era ritrovato in un paese non ancora scoperto. Oh, America mia, terra nuova che ho trovato...
Si costrinse a tornare nel mondo reale "Stai bene?" le chiese, e si sorprese di essere in grado di pronunciare delle parole.
Le caviglie di Emma si serrarono contro la parte bassa della sua schiena, e Julian quasi perse i sensi. Il sudore scintillava sulla gola di lei. La voce le tremava "Non fermarti"
Julian iniziò a muoversi ed Emma gli si inarcò contro, portando le mai dietro di se, graffiando il muro alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi. Stava pronunciando il suo nome, Julian, Julian, e le mani di lui scivolarono su per la spina dorsale, cullandola mentre si sforzava di mantenere il controllo. La sensazione intensa cresceva con ogni movimento, con ogni tocco della pelle di lei. Il respiro di Emma le usciva in ansiti singhiozzanti, le sue dita si sollevarono per afferrargli le spalle. Julian sapeva di starle dicendo che l'amava ancora e ancora e ancora, mentre lei urlava il piacere esplodeva dentro di lui, bruciando ogni nervo del suo corpo.
Cadde in ginocchi, continuando a cullare Emma tra le sue braccia. Lei aveva della lacrime sul viso, anche se Julian dubitava che ne fosse consapevole, lo stata ancora tenendo stretto, si teneva a vicenda, frastornati ed esausti, come se fossero gli unici sopravvissuti di una nave che si era incagliata contro una spiaggia distante e leggendaria.



Dio, ci ho messo un ora e mezza per ricopiarla dal quaderno.




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