Sesta parte

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"Sweet creature
had another talk about where it's going wrong
but we're still young
we don't know where we're going
but we know where we belong."


La prima cosa che Louis pensa quando si siede a terra, è che gli è mancata la sensazione dei fili d'erba che si incastrano tra le dita. Un po' meno il dolore agli arti, forse, ma non se ne lamenta. Non ci sarebbe nessuno ad ascoltarlo, in ogni caso. Né qualcuno disposto a massaggiargli le piante dei piedi.

Chiude gli occhi con un sospiro e si lascia cullare dal rumore dell'acqua; oggi è più turbolenta del solito.

Ha letto da qualche parte, non ricorda quando, che chi nasce vicino al mare se lo porta dentro per sempre. Come fosse un vechio amico, una parte del proprio essere.

E' vero, in fondo. Louis non crede di ricordare un momento della sua vita in cui il mare non sia stato amico, nemico, sostegno o motivo di sconforto.

Ci sono state volte in cui dal Brighton Pier, con il sole che tramontava davanti a lui, il cielo dipinto d'estate e le risate spensierate dei bambini a riempirgli le orecchie, le sue preoccupazioni si sono perse tra le onde e il rumore.

Altre, invece, in cui le nuvole erano grandi e grigie e il mare sembrava piangere insieme a lui.

Louis è troppo perso nei suoi pensieri, quando delle braccia tatuate gli circondano il collo. Inizialmente sussulta, ma poi intravede un'ancora sul polso e una rosa a circondare il medio della mano sinistra. Sorride.

-Sei tornato- sussurra Harry, il naso affondato nel suo collo e il respiro caldo a solleticargli la pelle.

-Certo che sono tornato- ribatte piano Louis. -I miei piedi hanno bisogno del tuo tocco magico.-

Il riccio ride rumorosamente, una di quelle bellissime risate che lo scuotono quando non riesce a contenere la felicità. Louis le conosce bene, e vorrebbe sentire il petto di Harry vibrare di gioia contro la schiena per il resto dei suoi giorni. E' la sensazione più appagante che abbia mai provato.

Harry si scosta e gli si para davanti, poi poggia le mani sulle sue guance. -Mi sei mancato così tanto, Lou- soffia tremante. -E mi dispiace per tutto, io-

-Abbracciami e basta Harry, per favore- lo interrompe Louis, perché non ha bisogno delle sue scuse.

In questo momento, l'unica cosa di cui ha bisogno sono le braccia di Harry a ripararlo dal freddo di Brighton. A tenere uniti i pezzi, a rimetterli insieme, perché è l'unico che può farlo. E' l'unico in grado di spezzarlo e riaggiustarlo con la stessa disarmante facilità.

E lo fa. Gli butta le braccia attorno al collo e sorride contro la sua felpa calda, quella della Vans che lui stesso gli ha regalato lo scorso Natale. E' più grande di almeno due taglie, ma Harry sa quanto gli piaccia rifugiare le dita fredde nelle maniche troppo lunghe e nascondersi dietro il cappuccio.

-Finalmente- lo sente sussurrare, mentre porta la mano destra ad intrecciarsi tra i suoi ricci e l'altra a stringergli il fianco.

Avverte la curva tesa delle sue spalle rilassarsi sotto i polpastrelli e sorride, lasciandosi travolgere dal profumo di ammorbidente che pervade la stoffa del suo cappotto lungo. Il rumore delle onde sembra lontano, adesso, mentre Harry si sistema al suo fianco e poggia la guancia sinistra sulla sua spalla. Le nuvole sembrano più leggere, poi, quando Louis porta una mano sulla sua nuca e se lo spinge addosso un po' di più, fino a sentire la punta del naso sfiorargli il pomo d'Adamo.

Le dita di Harry vanno a stringere la sua coscia, come a volersi assicurare che non abbia modo di scappare, e uno sbuffo caldo gli colpisce la gola. -Potrei piangere dalla gioia- sussurra il riccio.

Friends shouldn't kiss me like you do | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora