Settima parte

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"I have loved you since we were eighteen

long before we both thought the same thing

to be loved and to be in love

all I can do is say that these arms were made for holding you."




Rivedere Tom è strano. Harry si aspettava di ritrovarlo esattamente come lo aveva lasciato: arrabbiato e deluso. E invece ora è poggiato allo stipite della porta con un timido sorriso ad increspargli le labbra. Se sia sincero o di convenienza, Harry non lo sa, ma apprezza la prospettiva di non dover litigare nuovamente.

-Sono venuto a prendere le ultime cose- spiega il riccio.

Tom annuisce, il ciuffo moro gli ricade sugli occhi castani e provvede a spostarlo con un movimento della mano. -Sì, le ho lasciate all'ingresso- afferma. -Immaginavo che saresti tornato a prenderle.-

Harry nonè abituato a quell'aria di sostenuto distacco. Se c'è qualcosa di bello che lui e Tom hanno avuto negli ultimi quasi due anni di relazione, è la semplicità. Per un periodo di tempo, Harry ha anche creduto di essere felice, e che lui potesse essere quello giusto. Col senno di poi, però, può riconoscere che felicità sia una patola troppo grande da usare, se riguardante ciò che lo ha legato a Tom. Si è sentito sereno tra le sue braccia, protetto e sicuro, ma si rende conto che non è più quello ciò di cui ha bisogno. Non è ciò che vuole per se stesso.

E se Tom lo sta guardando con nello sguardo quel misto di affetto e rassegnazione, è perché lo sa anche lui.

-Ho messo tutto in uno scatolone, così non ci impiegherai troppo- continua poi, mentre si dirigono verso il salone.

C'è un arco che divide l'ingresso e la sala da pranzo, e lo scatolone è posto proprio accanto alla soglia. Da lì, Harry riesce ad intravedere il piano cottura della cucina, e il rumore dell'acqua che bolle lo raggiunge ovattato.

Il silenzio è quasi surreale, mentre cerca di trovare le parole giuste da dire.

-Mi dispiace per ciò che è successo, Tom- soffia ad un certo punto. -Non avrei mai voluto che andasse a finire così.-

-Lo so- annuisce l'altro. -Mi ci è voluto un po' per metabolizzare, ma penso sapessimo entrambi che andare a convivere avrebbe significato fare il passo più lungo della gamba.-

Harry stringe le labbra e sospira. -Sai che non era quello il problema. O meglio, in buona parte sì, ma non era l'unico.-

-So che proporti di vivere insieme solo per colmare una mancanza è stato un errore- ammette infine. -Lo sapevo anche nel momento in cui te l'ho chiesto, e tu lo sapevi quando mi hai detto di sì. Ho sperato di poter essere abbastanza, ma evidentemente non lo sono mai stato.-

Harry fa un passo verso di lui, gli prende la mano e ne accarezza il dorso con il pollice. -Non è colpa tua, Tom- sussurra, lo sguardo basso e il tono di voce quasi impercettibile. -Il problema non è che tu non sia stato abbastanza-

-Il problema è che tu non riuscirai mai ad amare qualcuno che non sia lui- lo interrompe il moro, la tristezza negli occhi e un sorriso malinconico sulle labbra.

Harry non risponde, perché non sa cosa dire. Perché per anni ha lottato per evitare che accadesse, per anni ha tentato di convincersi che Louis non fosse altro che un semplice amico. Ha cercato rifugio in relazioni senza senso e ha lasciato che la paura offuscasse ogni altro sentimento.

E se poi alla fine è successo lo stesso, se il suo cuore ha trovato il modo di uscire dalla nebbia e ha cominciato a battere a ritmo di quello di Louis, significa che è così che doveva andare.

Friends shouldn't kiss me like you do | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora