CAPITOLO 5

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Passo i successivi giorni a fissare il numero di Bryan salvato in rubrica.
Dovrei scrivergli? Non lo so...sono molto titubante a riguardo.
Insomma se gli scrivessi sembrerei interessata, cosa del tutto non errata.
Ma se invece non gli scrivessi sembrerei ottusa e vendicativa.
Vorrei fargli passare quello che lui ha fatto passare a me...ma solo che non ci riesco.
Poi so che a lui sarebbe indifferente, quindi evito anche di sprecare energie.
"La mia donzella sta sera si chiama Madison" si vanta Alex mentre gioca con i peluche che ho sul letto.
"Condoglianze " scherza Sky.
"Colpo grosso quindi" gli faccio un occhiolino.
A differenza di Sky, Madison non mi dispiace.
Lui ammicca .
"Con il tuo playboy, invece?"domanda.
"Sarebbe...?" faccio finta di non sapere di chi sta parlando.
"Adams" dice esasperato.
"Non è il mio "playboy"... non sono più una bambina"
E se eliminassi il suo numero?
"Ma ti piacerebbe che lo fosse" Alex mi snerva con le sue affermazioni.
"No. Non mi piacerebbe affatto, e ora smettila. Non puoi sempre credere di sapere tutto..." gli lancio un'occhiata poco carina.
"Okay, io vado a casa a preparami. Poi magari vi dico come è andata" Alex si alza dal mio letto ed esce dalla stanza.
"Ush... si è arrabbiato" Sky ridacchia.
"Non mi interessa se è arrabbiato o no, peggio per lui se lo è" e strisciando il dito sullo schermo del telefono, elimino definitivamente il numero di Bryan.
All'improvviso mi sento sollevata, e istintivamente sorrido.
"Perché lo fai?"Sky mi squadra con un'espressione dura.
"Fare cosa?"chiedo non capendo.
"Perché allontani tutti? Compresi io e Alex? Non ti capisco proprio... Hai pure cancellato il numero di Bryan dalla rubrica, sei proprio infantile quando fai così"
"Io non sto allontanando nessuno! Ho trattato Alex in quel modo perché mi infastidisce il suo modo di fare...non sa nulla di quello che sta succedendo, compreso quello che provo. Lo dico una volta per tutte:PER BRYAN NON PROVO PIÙ NULLA"
E proprio nel momento in cui pronuncio quelle parole sento una stretta al cuore, forse non mi è ancora passata del tutto.
"Elly puoi mentire a noi, ma non a te stessa. Ora me ne vado anche io"
Quando vedo i suoi capelli viola scomparire dietro la soglia sbuffo sonoramente.
Questa giornata non è iniziata nel migliori dei modi, e sicuramente finirà anche in modo a dir poco penoso.
Mi siedo sul letto e comincio a fare i compiti che mi sono stati assegnati per il fine settimana.
Descrivi a parole tue cosa intende lo scrittore quando scrive...
Non posso farcela, questa mattina no.
Chiudo immediatamente il libro di letteratura e fisso la parete ricoperta di foto con Alex e Sky e ridacchio solo al ricordo del giorno in cui le scattammo.
"Okay...Sky spostati un po' più a sinistra e smettila di sorridere così...ampiamente, ecco. E te, Elly , sorridi un po' di più!"Alex ci dava gli ordini di come metterci in posa per scattare le polaroid.
Sia io che Sky ridiamo sonoramente.
"Alex scatta sta foto! Tanto usciamo male comunque!"esclama Sky esasperata.
Sento un sonoro Ciack, e subito dopo una foto esce dalla Polaroid, Alex la prende e comincia a scuoterla.
Quando poi prende colorito, cominciamo tutti a scrutarla.
Nella foto ci siamo io e Sky che ridiamo mentre guardiamo Alex, che è intento a scattare.
"È bella"dico, guardandola.
"Ora ne voglio una io con Elly!" Alex mi trascina in mezzo al parco, e poi mi dice di sedermi sull'erba.
Anche in questa polaroid ci siamo io e Alex che ridiamo a crepapelle, la mia testa appoggiata sulle sue gambe e le ginocchia sono vicino al petto, mi stavo piegando in due dalle risate.
Fu un bel pomeriggio, quello.
La nostra amicizia è qualcosa di indescrivibile...
"Alex e Sky sono andati via?"domanda mio padre entrando lentamente in camera.
"Sì..." faccio spallucce.
Mio padre si guarda intorno e poi comincia a fissare un foglietto attaccato alla parete.
I muri e l'armadio di camera mia sono completamente ricoperti da foto, lettere, biglietti di concerti e poster.
E il foglio che mi padre stava guardando in quel momento era da parte di mio "zio".
A dirla tutta lui non è veramente mio zio, ma è un grande amico di mio padre, e posso tranquillamente affermare che per me è anche meglio di uno zio.
Mi ha cresciuta, mi ha accompagnata nelle avventure più impegnative della vita, mi è stato vicino nei momenti più duri ed è sempre riuscito a farmi ritrovare la felicità anche nelle cose più brutte.
"Tanti auguri alla mia bellissima nipotina, nonché la mia principessa.
Ti voglio bene. -Zio Andrew"
Era questo che diceva il biglietto.
"Come sta ora?"questa domanda mi esce spontanea.
"Secondo te? Come potrebbe mai stare?"gli occhi di mio padre, troppo simili ai miei, guardano il foglietto con dolore, rabbia...
"Magari si è rimesso... Se solo qualcuno lo aiutasse a farlo..."mi alzo e mi avvicino a lui, toccandogli delicatamente la spalla.
"Nessuno lo potrà mai aiutare, è fatto così. Quello che ha lui non è più un vizio, ma è una malattia, e se continua così non gli resterà ancora molto"e so che nel pronunciare queste parole, mio padre si sta impegnando molto a non cedere, a non far capire che lui è quello che sta peggio di tutti.
Ingoio un boccone amaro, ero a conoscenza di questo.
L'ho sempre saputo, l'alcol porta alla morte.
Ma sentirmelo dire è come ricevere un pugno in pieno stomaco.
"Ma lui è forte..."sussurro, con voce spezzata.
"Le persone forti sono quelle che crollano facilmente" i suoi occhi ora mi fissano con dolcezza, quasi come se volesse chiedermi scusa.
"Nessuno lo aiuta" cerco di giustificare il comportamento di Andrew.
"Lo abbiamo aiutato già troppe volte. Forse è questo quello che vuole:morire. Se vuole una mano io ci sono, noi ci siamo... solo che lui..."
Sento che le lacrime cominciano a scorrere lentamente sulle mie guance, e non riesco a fermarle.
"Non devi starci male, l'hai visto nei suoi anni migliori, e ora sta vivendo gli anni peggiori" mi sorride.
Mi asciugo le lacrime e poi ridacchio:"Ti ricordi quella volta in cui gli dissi che avevo comprato un album delle figurine, e lui il giorno dopo mi portò un sacco pieno di figurine per riuscire a completare l'album?"
Mio padre rise al ricordo:"Me lo ricordo eccome!".
"Lo voglio vedere. Voglio vedere come è messo" guardo fisso in terra mentre pronuncio quelle parole.
"E invece non lo vedrai. Non voglio vederti stare male"
"Ma io..." mio padre mi interrompe:"No. E qua chiudo il discorso"
Detto questo esce da camera mia, sbattendo forte la porta.

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