Esercizio 1 - versione di @RobertaRomoli

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Ecco a voi la versione di @RobertaRomoli, fresca di stampa. Buona lettura :)

Era una notte senza Luna, il che volgeva completamente a suo favore. Aveva viaggiato tutto il giorno, sfrecciando sul'autostrada ad una velocità che solo la sua nuova Prsche avrebbe potuto permettergli. Ogni tanto stringeva le mani sul volante per scaricare la tensione.

Era sempre stato così, fin da bambino, quando se l'era presa con quello stupido gatto. L'avevano beccato, questo era ovvio, non si era curato nemmeno di appartarsi dove nessuno lo avrebbe visto. Distratto dal fascino che il sangue esercitava su di lui. Era un interesse del tutto scientifico il suo, se così si può dire.

Era il processo di azione-reazione ad incantarlo. Accompagnato da un disprezzo per il prossimo che non si era mai preoccupato di celare.
Come quando aveva ucciso quel ragazzo, quel contadinello imbranato. In quell'occasione era stata la rabbia però a farlo scattare.

Però quella ragazza era così provocante. L'avrebbe violentata se non fosse intervenuto quell'idiota di Sam. Poteva farsi gli affari suoi. Li aveva uccisi entrambi, e poi aveva nascosto i corpi, legandoli a due grossi massi e guardando i cadaveri affondare nel lago. Anche in quell'occasione, si era perso a guardare i boccoli dorati di lei che danzavano nell'acqua.

Si era macchiato di sangue, colpa della botta in testa che aveva assestato a Meggy mentre la violentava. Stupida ragazza. Tutte le sgualdrinelle della cittadina avrebbero pagato pur di stare con lui, e lei invece si era rifiutata.

Sua madre, che fino a quel momento non aveva voluto credere alle dicerie su di lui, vedendolo sporco di sangue e con il fucile in macchina, aveva capito.
Sapeva bene cosa aveva fatto, soprattutto quando, dopo giorni e giorni di ricerche inutili, le forze dell'ordine ipotizzarono che i due ragazzi erano fuggiti per stare insieme.

No, sua madre conosceva la verità.
Aveva chiuso i rapporti con lei ormai da tempo, e non l'aveva nemmeno più pensata. Almeno fino a quando suo zio non si era presentato nel suo studio privato sbattendogli in faccia tutta la corrispondenza con sua madre. Aveva letto ogni lettera, e poi le aveva bruciate.

Ma le minacce dello zio si ripetevano senza sosta nella sua testa. Eppure, dalle cose scritte nelle lettere avrebbe dovuto capire che tipo fosse lui.

Ucciderlo era stato facile.

Anche eliminare ogni prova, che come uno stupido, gli aveva svelato.

Ed ora, alla vigilia delle elezioni, non poteva starsene seduto senza fare niente, rischiando che quella donna raccontasse al mondo intero chi fosse realmente. I sondaggi lo davano già come Senatore.

Fermo, davanti alla piccola casa di legno sbiadito, si chiedeva come mai sua madre avesse scelto di spingersi tanto a sud per nascondersi. Non era servito a niente. Se vuoi nasconderti non rispondi alle lettere di uno sconosciuto. Anche se alla fine suo zio si era rivelato, nelle ultime lettere.

I guanto di pelle scricchiolavano sul manico del coltello. Anche se la fievole luce non accennava a spegnersi, decise comunque di entrare. Le abitudini di sua madre non erano cambiate affatto, trovò le chiavi nascoste sotto lo zerbino.

La casa era ben arredata, doveva ammetterlo, quella donna aveva buon gusto. La trovò al piano superiore, china sullo scrittoio, con una piccola luce a illuminarle il foglio su cui stava scrivendo. Si stupì di quanto riuscì ad essere silenzioso. Sua madre non si accorse di nulla, fu davvero semplice.

Sussultò solo quando la sua mano si chiuse sulla sua bocca, ma ormai era troppo tardi. Le tirò la testa all'indietro, sentendola irrigidirsi sotto la sua presa salda, in modo che potesse guardare negli occhi il suo assassino.

Senza indugiare, poggiò la lama affilata del coltello sulla pelle diafana e grinzosa di quella vecchia stupida, e lentamente, osservando il lento aprirsi del solco scarlatto sulla pelle, tagliò.

Il sangue schizzò ovunque, macchiando lo scrittorio e la finestra davanti alla quale si era sistemata.

Era finita. Finalmente aveva chiuso con tutto il suo passato, tutto quello che avrebbe potuto compromettere la sua posizione.

Ore dopo osservava le fiamme che bruciavano gli abiti che aveva usato. Nessuno lo avrebbe scoperto mai.

Tutti i diritti riservati
Roberta Romoli © 2017

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