tempesta

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Il mare si aggrappò al cielo
strappandone le vesti scure e minacciose.
Non più che il tuono lo sopraffece il vortice che ne affogò la mente.
Urlava l'abisso le sue ragioni
ma il pensiero tardava a comprendere
l'inutile motivo di quel gesto.
La tempesta non fu mai così ingorda di quelle terre,  
costringendo gabbiani e pescatori
a rientrare nelle darsene.
Poiché alla fine la notte tracimò, avvolgendo chi ignaro aveva osato.
Seduto su un tronco arso,
strappato anche lui al suo giaciglio,
mi contorcevo senza rendermene conto
che avrei dovuto perlomeno urlare,
accompagnando le onde
in quel fracasso che avevo dentro.
Un'alba si attarderà forse
a smaltire i venti e le insane note, 
appena arenate su quel lido
che Dio dimenticò.

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