D-Day

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L'indomani Hans fermò un gruppo di italiani chiedendogli di consegnare le armi, non gli lasciò molta scelta. Non tutti però erano d'accordo e Hans non perse l'occasione di fare fuoco su di loro scatenando una rivolta.
Viktor quando scoprì l'accaduto corse sul posto.
"Hans! Non sono questi gli ordini!" Urlò in tedesco.
"Cosa ti interessa? Moriranno comunque" rispose Hans elargendo un sorriso 
"Non sono questi gli ordini!" Ribatté Viktor.
"il colonnello mi ha dato questo ordini" rispose Hans
"Che cosa diremo alle famiglie di questi soldati!" Urlò un italiano con le medagliette in mano
"Mi dispiace, non doveva succedere" rispose Viktor cercando di calmare la situazione.

"Cosa è questa storia colonnello?" Disse il capitano Corelli sbattendo il pugno sul tavolo del suo ufficio.
"Mi dispiace dell'accaduto, non li ho dati io quegli ordini, non provengono sicuramente dal mio quartiere generale, capitano, le porgo le mie scuse" rispose il colonnello Schneider.
Hans guardò accigliato il colonnello.
"La cessione delle armi è fissata per il 15 settembre e così dovrà essere, non dovrà più morire nessuno" disse il capitano
"E così sarà Capitano" rispose il colonnello

"Colonnello?" Disse Hans seguendolo una volta uscito dall'ufficio del capitano.
"Ho dovuto dire così..hai fatto il tuo lavoro in modo corretto" rispose il colonnello continuando a camminare
"Colonnello Schneider, non erano questi gli ordini" disse Viktor arrivando proprio in quel momento
"Wagner, non ci prendiamo in giro.." disse proseguendo verso il suo alloggio
Viktor e Hans si fermarono.
"Moriranno comunque Viktor non puoi farci niente"
"Lo so non mi interessa!" Rispose urlando ad Hans.
La realtà era ben diversa. Viktor non era d'accordo sul fatto di ucciderli tutti, non era corretto, erano stati alleati, avevano acconsentito alla cessione delle armi, non c'era motivo di ucciderli.

Viktor bussò alla porta di Anna.
Aprì e chiuse la porta dietro di sé.
Prese per mano Viktor e lo portò vicino al fienile.
"È stato Hans oggi?" Chiese Anna.
Viktor annuì.
Anna gli accarezzò il viso "mancano solo due alla tua partenza..."
Viktor la baciò "prima o poi finirà"
"Ma quando?" Disse con gli occhi lucidi.
"Non lo so, ma non durerà per sempre" la abbracciò stringendola a sé.

Non sarebbe durata per sempre ma abbastanza per separarli, è quello che faceva più male ad entrambi. Sarebbe stato un addio? O semplicemente un fatto transitorio? Non lo potevano sapere, potevano solo sperare.

Il fatidico giorno arrivò, quello che molti aspettavano e molti temevano.
Era una calda mattina di settembre, per molti fu l'ultima.
Il 15 settembre.
Inutile dire che italiani contro tedeschi era l'unica soluzione, lo scontro a fuoco durò quasi tutta la giornata, i tedeschi erano ben preparati con carri armati arrivati la mattina stessa.
Gli italiani furono costretti alla resa, caricati e scortati sulle camionette naziste e portati al loro patibolo di morte.

Viktor presidiava uno degli avamposti allestiti per la fucilazione dei soldati italiani.
Arrivò la camionetta.
Viktor vide scendere Carlo, il capitano Corelli e altri soldati che aveva avuto modo di conoscere durante la sua permanenza a Rivabella.
Carlo vedendo Viktor lo chiamò. Non poteva far nulla, non poteva salvarlo. Si limitò a guardarlo per poi distogliere subito lo sguardo.
Li allinearono. Alcuni si inginocchiarono ed iniziarono a pregare, un soldato invece in preda al panico cercò di scappare ma fu freddato immediatamente con vari colpi alla schiena. Viktor ordinò di fare fuoco, non riuscì a guardare la scena, chiuse gli occhi.
Li riaprì, non c'era più nulla da fare.
I soldati nazisti raccolsero gli elmi dei soldati italiani e altri oggetti personali, a Viktor spettava il compito di uccidere chi era sopravvissuto alla raffica di colpi. Si avvicinò con la pistola, alcuni stavano per morire e accelerò il processo sparandogli in testa. Poi vide Carlo, era sotto il corpo di un suo compagno.
"Uccidimi" sussurrò con un fil di voce Carlo
Viktor puntò la pistola, gli tremava la mano, lo guardò con le lacrime agli occhi, non riuscì a sparargli, non poteva, forse sarebbe morto comunque o forse qualcuno l'avrebbe trovato e curato. Sperava nella seconda. Abbassò la pistola e si avviò verso la camionetta per andarsene il più presto possibile da quel mattatoio.

Stava per lasciare Rivabella, non aveva più visto Anna, passarono per le vie della cittadina e la vide. Era in piedi, stava aiutando della gente, tipico di lei così sempre disponibile verso tutti.
Si guardarono, avrebbe dato qualsiasi cosa per poter scendere dalla camionetta e abbracciarla forte ma non poteva, voleva dirgli di Carlo. Mentre gli passò a fianco gli urlò "la mia promessa!". Anna avrebbe potuto fraintendere, ma Viktor era sicuro che con quella parola avrebbe capito.

Era stata una giornata assurda. Non sarebbe stata l'ultima non sapeva quando avrebbe rivisto Anna. La guerra non era finita, era solo l'inizio del crollo del vasto impero Hitleriano.

 La guerra non era finita, era solo l'inizio del crollo del vasto impero Hitleriano

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