La festa

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Non aveva dimenticato l'invito, avrebbe evitato volentieri di andarci ma era un occasione per capire meglio come funzionavano le cose a Rivabella, e poteva anche essere un motivo per rivedere Anna, la ragazza che aveva suscitato in lui grande interesse. Continuava a pensare a lei anche se non voleva, la sua missione non era innamorarsi ma salvaguardare la zona dagli attacchi della resistenza e una simile distrazione non poteva che peggiorare la situazione già precaria. Così si convinse e si avviò verso la festa, c'era così tanto chiasso nella piazzola della cittadina che quasi gli dava fastidio, non gli piaceva affatto la confusione, soprattutto le urla dei bambini, ma ormai era troppo tardi per fare ritorno al suo alloggio.

"Eccoti qua straniero!!!" Esordirono i soldati italiani "vieni qui a bere con noi!" lo trascinarono a un banchetto pieno di vini e liquori e cominciarono a farlo bere; dopo il quinto o il sesto bicchiere cominciava a girargli la testa e a non sentirsi tanto bene, non aveva mai sopportato tanto l'alcol, "ma come già sei andato?", chiesero i soldati italiani ridendo.
Viktor rispose "basta basta, ho bevuto anche troppo".
Finalmente riuscì a trovare un posto a sedere, tutte le ragazze erano interessate a lui e gli facevano mille domande a cui lui dava mezze risposte un po' per l'alcol che aveva bevuto e un po' perché non gli piaceva raccontare di sé a delle perfette sconosciute.

Quando vide Anna: era vestita con un vestitino rosso di pizzo che non faceva intravedere nulla ma l'immaginazione di Viktor riusciva a vedere tutto, era lì a pochi passi da lui intenta a portare da mangiare e bere a tutti, non poteva fare a meno di guardarla, non riusciva a distogliere lo sguardo.
"Ehi, ci sei??! Non perdere tempo con quella non la da a nessuno, è casta e pura e non gli vanno a genio gli stranieri" si mise a ridere Greta invidiosa per come Viktor guardava Anna.
"Scusa, devo aver bevuto troppo meglio che torno al mio alloggio Greta, con permesso" Viktor si alzò e ringraziò per il cibo e per l'accoglienza i presenti.
Stava per tornare all'alloggio quando Anna si avvicinò chiedendo:
"Vuoi un po' di pane, lo puoi portare con te se vuoi, nel caso avessi fame" chiese Anna con il suo dolce e tenero sorriso, Viktor esitò un attimo a rispondere tanto che era estasiato dagli occhi di lei, così scuri di colore non li aveva mai visti, erano intensi, annuì e prese un pezzo "buona notte Anna" gli sorrise non poteva farne a meno, non era da lui sorridere ma quella ragazza il sorriso glielo strappava sempre.
"Buona notte Viktor, ci..." stava per finire la frase ma il fratello di Anna, esordì dicendo:
"Anna! Sorellina vieni con noi lascialo andare a riposare ha passato una lunga giornata", non voleva che la sorella parlasse con un tedesco, non poteva tollerarlo, era molto protettivo; "Non preoccuparti, stavo giusto per andare e ho augurato una buona notte a tua sorella Anna, buona notte anche a te, grazie ancora per il pane Anna" rispose Viktor al fratello, sapendo benissimo che era intervenuto perché non voleva che la sorella fraternizzasse con lui in qualche modo, assomigliava ad Anna per il naso ma per il resto non sembravano fratelli, lui era moro, il tipico ragazzo italiano, non tanto alto, non come Viktor, fisico muscoloso ma ossatura piccola che non gli conferivano un gran bel portamento, tuttavia si difendeva bene rispetto agli altri ragazzi del paese restando comunque appetibile e pronto per prestare servizio militare, era un soldato di bassa lega.

"Lo sai bene come la penso Anna" proseguì il fratello non appena Viktor non fu abbastanza lontano per non sentire.
"Era solo un po' di pane Carlo calmati, a volte risulti quasi fastidioso..." rispose Anna scocciata.
"Sono calmo, ti sto solo avvisando, ti ho sempre detto di non ..." stava per ripetere la stessa frase che ripeteva ogni volta quando Anna la finì per lui:
"Fidarmi degli stranieri, ma non ho più 10 anni e i tedeschi sono nostri alleati, non c'è nessun motivo per trattarli male..gli ho solo dato un pezzo di pane" disse sbuffando.
"Vedi di stare attenta, non mi fido di quello per niente...il modo in cui ti guarda.." scuoté la testa e guardò la sorella negli occhi.
"Carlo, per favore, pensa a come tenere lontano i partigiani piuttosto che farmi la predica!" Prese in mano la cesta del pane e rientrò in casa. Gli dava fastidio il carattere iperprotettivo del fratello, risultava quasi offensivo a volte, ma non poteva biasimarlo, dopo la morte del padre non voleva perdere sicuramente la sua sorellina, capiva che si sentiva in un certo senso responsabile per lei, ma sapeva badare benissimo a se stessa e si fidava raramente delle nuove persone che conosceva, anche se Viktor aveva qualcosa di misterioso che la intrigava.

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