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"La tua voce è la cosa migliore che abbia mai sentito invece"

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"La tua voce è la cosa migliore che abbia mai sentito invece"

Quelle parole mi colpirono come lame sottili e gelide che affondavano lentamente nella pelle.
Un brivido mi attraversò il corpo, partendo dalla nuca e scivolando giù lungo la schiena, fino a congelarmi le dita dei piedi.
Iniziai a tremare, senza riuscire a fermarmi.

Alzai lo sguardo, ancora incredulo, e vidi le nostre mani intrecciate.
Giuro di aver sentito la sua stringersi più forte.
Come se volesse dirmi: sono qui, davvero, questa volta non me ne vado.

«Tae...» provai a parlare, ma ciò che uscì fu solo un sussurro spezzato.
Mi schiarii la voce, deglutii, e ripresi:
«Mi dispiace così tanto, Taehyung... se solo avessi saputo, se solo avessi capito... ti avrei tenuto stretto, non ti avrei mai lasciato andare, io—»
Ma non riuscii a finire.

Mi interruppe.

«Jungkook, basta.»
La sua voce era roca, fragile, ma ferma.
«Non pensarci. È colpa mia, lo so. E dovrei essere io a chiederti scusa... per tutto. Per... beh, penso che tu abbia capito. Quel profilo su Twitter...»

«Non me ne frega un cazzo di quel profilo, Taehyung!» sbottai, la voce più dura di quanto volessi.
«Guarda come stai. Guarda in che condizioni sei.»

«Kookie, sto be—»

«Adesso, per l'amor di Dio, stai zitto.»
Lo dissi quasi con rabbia. Ma dentro ero solo spaventato.
Spaventato di perderlo di nuovo.

Lui rimase immobile.
Impietrito.
Come se stesse cercando il mio Kookie, ma non lo trovasse più.

«Abbiamo tanto di cui parlare, lo sai?» dissi poi, con tono più basso.
Lui annuì piano.
«Ti spiegherò tutto, Jungkook. Devo solo... voglio che tu mi ascolti.»

«Lo farò. Ma non ora. Ora hai bisogno di riposare. Vado a chiamare un medico.»

Lo guardai un'ultima volta prima di voltarmi.
Dentro di me, era il caos.

Non sapevo più chi avevo davanti.
Il Taehyung che conoscevo era lì, davanti a me, eppure sembrava diverso.
Più fragile. Più reale.
E io non sapevo come muovermi.
Avevo paura di lasciarmi andare, paura che sparisse di nuovo.
Così avevo deciso: dovevo mostrarmi diverso.
Più freddo. Più distaccato.

Doveva capire quanto mi aveva ferito.
Quanto avevo pianto in sua assenza.
Quanto avevo smesso di credere in tutto, anche in me stesso.

Eppure...

Quanto è ancora bello.

«Aspetta.»
La sua voce mi fermò.

Mi voltai.
Lui mi guardava con quel sorrisetto timido, mentre apriva le braccia.

«Mi dai un abbraccio, prima?»
Fece persino il labbruccio, come faceva da bambino.
E io esitai.
Solo un istante.

Poi caddi tra le sue braccia.
Il suo abbraccio era debole, ma lo sentii tremare sotto le mie mani.
Lo strinsi forte. Fortissimo.
Come se potesse svanire, come se non fosse reale.

Avevo il cuore a pezzi e insieme pieno.

Un milione di emozioni tutte insieme.

«Ora devo andare. Devi riposare, d'accordo?»

Mi staccai lentamente, a malincuore.
Feci qualche passo verso l'uscita.

«Ciao, Kookie.»

Mi bloccai.
Chiusi gli occhi.
Quel nome...
Quel nome detto con quella voce.

Kookie.
Ero tornato lì.
Ero tornato da lui.
E forse, non me n'ero mai andato davvero.

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