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Camila

La stazione rappresentava per lei uno dei pochi luoghi familiari e sicuri, un luogo dove poteva concedersi momenti tutti per se, per essere in grado di staccare la spina e concentrarsi sulle sue emozioni.
Quando constatò che non l'avrebbe rivista mai più provò una violenta fitta di dolore al petto che la immobilizzò. Tutto di quel luogo gli sarebbe mancato.
Sostava in una perenne e devastante oasi di solitudine, nessuno si avvicinava a lei. La madre era assente e la odiava a sua volta, il compagno della donna la voleva morta, considerandola un inutile spreco di spazio. Camila trattenne un'imprecazione nel pensare che l'uomo era sempre e comunque pronto ad abusare di lei quando la donna che diceva di amare era troppo fatta per scopare.
I clienti con cui doveva avere a che fare si servivano con prepotente freddezza del suo corpo, senza curarsi di nulla.

Lei, era sola.

Nonostante la solitudine non riusciva mai a prendersi un minuto per se stessa, per pensare al suo passato racchiuso nel suo petto contraffatto, per pensare a tutto quello in realtà desiderava.
Odiava la luce del sole, la pioggia la faceva sentire meglio, tutto quello che la circondava non possedeva più alcun colore. Un po' come lei.
Si sedette su una delle panchine di metallo accanto al distributore automatico di cibo, il vecchio portafoglio nero rubato pieno zeppo di buchi e pezzi di stoffa mancante stretto tra le mani. Il tessuto si stava rompendo, da un momento all'altro si sarebbe aperto del tutto lasciando cadere quei miseri spiccioli che costudiva da tempo nella tasca interna. Camila era affezionata a quell'inutile pezzo di stoffa, anche se tecnicamente non era nemmeno di sua legittima proprietà.

A l'epoca del furto aveva 15 anni. Sua madre era ancora una donna capace di amarla e di volerle bene, una donna che la svegliava tutte le mattine portandole il caffè caldo in camera, sorridendole e scompigliandole i capelli. Camila si era già addentrata in una cattiva strada, amava già rubare e fumare erba, soltanto che mentiva a tutti e a se stessa facendo loro credere di aver ancora bisogno dell'affatto di una madre.
Lei aveva smesso di amare quando suo padre l'aveva abbandonata, gettandola in un baratro di solitudine. Non si lamentava mai di questo con nessuno, nemmeno con i compagni di classe, non era una persona che amava attirare l'attenzione su di se, preferiva restare nell'ombra, protetta dal suo malessere e dolore.
Venire a conoscenza del fatto che qualcuno potesse parlare di lei e dei suoi problemi a sua insaputa la faceva soffrire terribilmente. Venire a conoscenza del fatto che qualcuno potesse preoccuparsi per lei riguardo a qualcosa di cui non aveva mai parlato personalmente, che qualcuno potesse provare rabbia nei suoi confronti o darle la colpa di qualcosa lo infastidiva. Non c'era cosa peggiore per lei del venire a sapere che qualcuno parlava di lei di nascosto, preoccupandosi o provando vergogna, dolore, un senso di fallimento nei suoi confronti.
Non riusciva a concepire l'amore nella sua vita, come poteva pretendere di essere amata da qualcuno se lei stessa provava tanto odio nei suoi stessi confronti.
Ascoltava sempre ma non giudicava mai, non si sentiva in dovere di farlo, si teneva i suoi sciocchi pensieri per se, perché non voleva far soffrire nessuno.

A 15 anni funzionava così. Evitava di esternare i suoi sentimenti, restando in silenzio e contando solo su se stessa. Non aveva bisogno di amare e ne di essere amata.
Con i clienti era facile. Lei non proferiva mai parola, i rapporti erano meccanici e freddi, non amava loro e loro non amavano lei.
Fingere di non avere un cuore era diventato il suo passatempo preferito. Lo distraeva dal dolore interno, quello reale, quello che lo lacerava ogni giorno.
Un dolore che sarebbe presto terminato.

Il portafoglio era appartenuto ad un suo compagno di classe. Una mattina uggiosa di ottobre, mentre i suoi compagni di classe erano impegnati in un'estenuante partita di pallavolo durante l'ora di ginnastica, Camila era stata incaricata dall'insegnante di tornare in classe per prendere il registro che aveva dimenticato sulla cattedra. Camila aveva annuito anche se ginnastica era una materia che seguiva volentieri, l'unica a dire il vero, e si era allontanata dalla palestra per dirigersi alla classe deserta.
Aveva aperto la porta con la chiave datale dall'insegnante e alla vista degli zaini dei compagni abbandonati accanto ai banchi non aveva resistito.
Aveva rubato quello del secchione, un portafoglio pieno zeppo di soldi, per poi gettare i documenti in un cassonetto accanto alla stazione al ritorno a casa.

The sin of the unclean virgin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora