Cap 5. Uno sguardo alla Terra.

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Bellamy raggiunse il tavolo dei due ragazzi e sorrise a Clarke, dopo aver salutato Wells. 

"Buon pomeriggio, Principessa." sussurrò per non disturbare gli altri giocatori. 

"Ciao Bellamy." la ragazza rispose al saluto  mentre il giovane Jaha risistemava i pezzi sulla scacchiera. 

Clarke porse a Blake il volume che aveva preso in biblioteca. 

"Mitologia greca" sorrise il ragazzo, accarezzando la copertina del libro. Wells pensò che mostrasse interesse per la lettura solo per far colpo sulla sua amica, e con successo. 

"Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere leggerlo. Sono storie di cui tua madre ti avrà già parlato. Ma in questo libro sono narrate alla perfezione." Clarke per un attimo aveva dimenticato di essere nella sala degli scacchi. 

A portarla di nuovo alla realtà fu la voce di suo padre, che era appena entrato nella sala con sua moglie Abby.

"Salve ragazzi" mormorò Jake, raggiungendo la figlia e i suoi amici. 

"Papà! mamma!Che cosa ci fate qui?" domandò Clarke molto turbata. Bellamy non sapeva cosa fare e dire. Era chiaro che una ragazza della Fenice si sarebbe vergognata di presentare ai genitori qualcuno della Walden, come proprio amico. 

"Sono venuto a sfidare tua madre ad una partita a scacchi. Sono certo che la batterò. Non per nulla hai ereditato da me il tuo talento." le rispose Jake, sorridendo sia a Bellamy che a Wells. 

"Lui è Bellamy Blake, un mio nuovo amico." Clarke lo presentò ai genitori che gli strinsero la mano. 

"Sei della Walden?" domandò Jake con un grosso sorriso al giovane. Bellamy e Clarke trattennero il fiato mentre Wells osservava la scena scuotendo la testa. 

"Si, signor Griffin." mormorò Bellamy, dandosi dello stupito per la tristezza che provava. Ora il padre di Clarke gli avrebbe impedito di vedere ancora la figlia. Ma come poteva essere stato tanto stupido da farsi coinvolgere con la storia del libro? Una ragazza della Fenice non poteva di certo essere amica di uno come lui con il permesso dei genitori.

"Avevo una amica alla Walden, quando avevo la tua età. Ma chiamami Jake. " il tono di vocedel padre di Clarke era triste e dolce allo stesso tempo.

Bellamy sorrise sollevato mentre Jake stupì Blake, Clarke e Wells, con un invito.

"Bellamy,dovresti venire a cena da noi, una sera. Gli amici di Clarke sono sempre i benvenuti. Potremmo guardare una partita di calcio in televisione."

"Grazie Jake." Bellamy sapeva che non si sarebbe mai presentato alla porta dei Griffin per cenare con loro. Nonostante l'invito fosse stato ripetuto anche dalla Consigliera Abby. Loro appartenevano ad un altro mondo e lui non sapeva nemmeno  cosa fosse una partita di calcio.

Quando Abby e Jake si allontanarono, Bellamy pensò che era giunto il momento di andare via. Non poteva restare in eterno in piedi davanti al tavolo di Clarke e di Jaha, ad impedire a quei due di esercitarsi nel gioco. Che cosa avrebbero pensato gli altri giocatori, che in effetti li stavano fissando. 

"Devo andare, Principessa. Ma ti devo qualcosa da bere. Penso che prima o poi ti inviterò alla sezione Agro per sdebitarmi." sorrise, poco convinto. Sapeva che mai lo avrebbe fatto. 

"Guarda che ci conto. E ti aspetterò anche a cena. Non dimenticare che il tuo braccio è ancora nelle mie mani." sorrise Clarke. Lui ricambiò il sorriso e andò via, dopo aver salutato anche Wells. Il figlio del Cancelliere si domandò cosa ci trovasse Clarke in quel bulletto. 

Quella sera Octavia fu felice del libro di Mitologia che Clarke Griffin aveva fatto avere a suo fratello. Lo lessero insieme fino a quando la loro madre non li costrinse ad andare a dormire. 

Prima di andare a letto però la ragazza volle che Bellamy le descrivesse per filo e per  segno la stanza degli scacchi, senza tralasciare alcun particolare.

"Non ho mai conosciuto Clarke, ma già mi piace" mormorò Octavia al fratello prima di addormentarsi. "Da quando la conosci hai visto tante cose nuove e hai molto da raccontarmi. Dovrai andare a cena dai Griffin, perché sono ansiosa di sapere che cosa sia una partita di calcio." 

Bellamy non rivide Clarke la settimana successiva durante le visite in infermeria per controllare il suo braccio.  Mandy si era occupata di lui e gli aveva spiegato che Clarke aveva una brutta influenza e per questo era assente. Bellamy si diede nuovamente dello stupido. Perché teneva tanto ad una ragazza che non avrebbe mai potuto frequentare? 

Doveva però riconsegnarle il libro perché non avrebbe mai voluto che la giovane passasse dei guai per colpa sua. Non ci fu bisogno di cercarla perché la trovò sul corridoio deserto, mentre da un enorme oblò, osservava la Terra.

"Buongiorno, Principessa." era domenica mattina e lui aveva appena finito il suo turno di guardia. 

"Bellamy Blake è  un piacere rivederti. Mio padre non vede l'ora di averti a cena come ospite. Sai che dovrai accettare? Quando Jake Griffin si mette in testa qualcosa, nulla è capace di smuoverlo." dal tono di voce di Clarke, Bellamy intuì che la ragazza adorava suo padre. 

"Ho capito da chi hai ereditato il tuo fenomenale carattere" sorrise il cadetto. 

"Mai sfidare un Griffin" replicò Clarke con un sorriso. 

"Cosa ci fai qui tutta sola?" domandò Bellamy.

"Non sarebbe bello poter visitare la Terra?" sussurrò la giovane, osservando quel pianeta sotto di lei, al di là del vetro.

Senza accorgersene iniziò a raccontare a Bellamy tutto quello che sapeva sulle montagne,sui fiumi, sui laghi, sul mare e su quelle che erano state le città più importanti della Terra. Lui la osservava affascinato. Eppure se a parlargli di tutto quello fosse stato il professor Pike, sarebbe morto dalla noia.

"Perdonami. Ti sto annoiando. Quando inizio a raccontare della Terra divento un fiume in piena e nemmeno le mie amiche mi sopportano più.

"Adoro sentirti blaterare sulla Terra, Principessa" la rassicurò lui con un sorriso. 

"Non mi dovevi qualcosa da bere?" domandò lei con una strana intraprendenza. 

Bellamy la guardò con enorme stupore.


The 100. Il coraggio di una principessa. (Bellarke)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora