3. Io sono ancora in piedi grazie a voi

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Queste parole le dedico a chi è entrato nella mia vita,
non solo a chi è entrato e ci è rimasto, le dedico anche a chi è andato via, a chi mi ha delusa, mi ha fatto scendere lacrime amare, a chi ha preso qualcosa di me e non me lo ha mai restituito.

Io non sono perfetta, non lo sono mai stata e se non lo sono stata è perché essere perfetti non si può.
Nel corso del tempo ho trovato un difetto, il più grande fra tutti quelli che ho avuto negli anni: aprire il cuore, farci entrare chiunque dentro, farmi prendere un pezzettino alla volta da tutti ed un certo punto ritrovarmi come se non ne avessi mai avuto uno.

Ringrazio le persone che mi hanno insegnato a non fidarmi subito delle persone che prendono tutto e non danno niente, perché quando mi sono fidata mi sono ritrovata con la delusione che quello che faccio o farei io per gli altri nessuno lo farebbe mai per me, e non perché sia io il problema, o forse si questo ancora me lo chiedo anche se a volte per convincermi dico a voce alta "non sono io il problema", se gli altri non mi hanno accettata, non mi hanno capita, hanno preferito strade diverse, distanti dalla mia.

Ringrazio tutte le persone che mi hanno anche disprezzata, se negli anni ho avuto un briciolo di sicurezza verso di me loro quel briciolo l'hanno spazzato via, attenzione, non sono state persone sconosciute che hanno fatto sii che io mi sentissi completamente inutile, no. Sono state proprio le persone con cui io ho parlato, ho confidato.
Ringrazio tutti quanti perché se io non ero bella, non ero la più figa della scuola hanno fatto sii che io lo sapessi, perché ero io quella che si metteva al primo banco a scuola, che mangiava in silenzio il panino alla ricreazione, quella che nessuno voleva vicino. Quello che ricordo meglio del bullismo che ho passato è stato un momento, quel giorno in cui ho scambiato parola con le compagne nel bagno della palestra.
Eravamo tutti insieme, io sempre in silenzio, con la paura di sbagliare sempre parola, sguardo, camminata. Una delle mie compagne chiedeva se qualcuno avesse un elastico, io ingenuamente o stupidamente, non so ancora oggi quale fossi delle due, ho avvicinato il mio elastico a lei, mentre lo scrivo rivedo la sua faccia un po' schifata come se le avessi detto di prendere un pezzo di merda e di metterselo nei capelli, ecco quell'elastico non lo ha mai preso.
Perché?
Perché a me?
Perché tornavo piangendo da scuola?
Perché tutti non riuscivano a vedere me oltre quello che quattro ragazze dicevano, quello che quattro ragazzi dicevano di me?
Ero quella che non aveva nessun ragazzo che la corteggiava, ero quella che tutti non volevano avere come amica, ero quella che nessuno invitava alla festa di compleanno, era quella che aveva i capelli sporchi, che non si lavava, che era brutta, che non aveva niente di bello da invidiare.
Mentre invece io, invidiavo tutti.

La parte peggiore della storia era, non ero bella, però sapete mi lavavo, tutti i giorni come fanno tutti, mi lavavo i capelli, avevo tantissima voglia di avere amiche e di avere anche io un ragazzo che mi corteggiasse.

Ma dagli undici anni fino ai quindici mi sono accontentata di me stessa.
Chiudevo la porta, mi buttavo nel letto, scrivevo, cercavo cura nella scrittura, e poi piangevo, lacrime silenziose.

Vi ringrazio.

Poi non so, qualcosa è cambiato, sono cresciuta, tutti quei ragazzi che io desideravo in silenzio mentre loro non mi guardavano neanche da lontano hanno iniziato a vedere qualcosa in me, ho iniziato ad avere amiche, che oggi però non ho più e sapete perché? Perché io sono sempre stata la stessa, l'unica cosa che è cambiata è stata che non avevo più fiducia, in nessuno.

Dopo quel periodo, ho passato un anno in cui ho sofferto, dove non riuscivo a dimenticare e certe cose rimanevano impresse dentro me e che non riuscivo più a rimuovere.
Mi guardavo allo specchio, mi sentivo sbagliata, insicura, ripetevo dentro me tutto quello che gli altri mi hanno fatto entrare dentro la testa.
Ripetevo che non aveva senso, non aveva senso che una persona vivesse ma moriva piano piano dentro, perché io mi sono fatta uccidere dentro dalle parole, dai gesti degli altri.
In questo periodo che ho passato, posso ringraziare solo la mia famiglia, soprattutto mia madre e mia sorella che mi hanno fatto capire quanto stavo sbagliando, stavo facendo male me stessa perché pensavo che farmi male, pensare al dolore, mi faceva dimenticare il dolore causato dagli altri.

Ricordo la prima notte in cui ho pensato di farlo, non mi uscivano più neanche le lacrime, ero sola, non avevo più nessuno, avevo bisogno in quel momento che qualcuno fosse vicino a me, mi prendesse la mano delicatamente e mi levasse quella lametta dalle mani, mi dicesse "tu non sei quello che la gente dice", mentre invece ero lì con quella lama in mano, mi guardavo nello specchio e vedevo solo un corpo senza anima, una ragazzina che si era fatta piano piano convincere di essere sbagliata, ho pianto solo quando ho visto il sangue nascere nella mia pelle e lì mi sono sentita libera, come una farfalla che volava, volava nel suo dolore provocato da lei, non dagli altri.
Allora la notte per salvarmi dai pensieri, marchiavo la mia pelle...uno, due, tre...poi quattro, cinque, sei...
Non riuscivo a smettere.

Vi ringrazio

Questa cosa ha fatto si che il rapporto con mia madre si inclinasse, mi dava della malata, prima mi arrabbiavo, non capivo, ora invece capisco benissimo, diceva che farmi male non era la soluzione, e ora lo so.

Dopo un anno che combattevo, che cercavo di smetterla di pensare sempre a ciò che dicevano gli altri, a ciò che mi succedeva intorno, dopo che ho smesso di sentirmi sbagliata io sono rinata, e vi ringrazio anche per questo.

Vi ringrazio, perché voi mi avete fatta sentire coraggiosa, vi ho affrontato uno a uno, sono caduta ma mai affondata, mi sono rialzata, ora sono sorrido, non dimentico quello mai, però sorrido e sono fiera di ciò che sono perché con gli anni ho imparato a volermi bene, perché sono io la persona con cui passerò la mia vita, perché la gente va e viene, non resta.
Resta chi ha visto il peggio, chi ha visto le vostre lacrime e le ha anche asciugate, e ha lasciato qualcosa dentro di voi e voi avete lasciato qualcosa dentro di loro.
So che le parole molto spesso possono ferire, più di lame affilate, più di un calcio nello stomaco, so che a volte è difficile dire che sono gli altri sbagliati e non voi, ma bisogno guardarsi allo specchio, pensare a ciò che siete a chi c'è ora e non a chi è andato via lasciando macerie e non sorrisi, pensare che non abbiamo bisogno di tanti sorrisi falsi che ci circondano, ma di pochi sorrisi sinceri.

La scrittura mi ha salvata anche se quello che scrivevo o ho scritto ora mi ha fatta male ancora una volta, ma scriverlo e ricordare e sapere che è passato e che mi ha fatto crescere è un passo in avanti, perché in futuro sono sicura di non dare la possibilità più a nessuno di dare calci al mio cuore, ma di dare solo carezze come quelle che mi danno le persone che ho accanto ora.

Queste parole le dedico a chi è entrato, uscito, a chi ha calpestato, a chi c'è ancora: io sono ancora in piedi grazie a voi.

Non c'è titolo alle mie parole Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora