Una mattina portai fuori il ragazzo sulla sedia a rotelle, dinnanzi a noi si stagliò uno spettacolo della natura, monti innevati e maestosi perforavano nubi dense e morbide, un cielo chiaro e cristallino brillava della luce più intensa e trasparente, la casa di cura da fuori era bella, gialla ed elegante, dentro era arredata con cura e precisione, ci stavo bene, il silenzio che le montagne trasmettevano era potente ed ammaliante, suggeriva un senso di eternità e di quiete infinita, come se in quel paradiso protetto e immacolato i mali del mondo facessero cessare il loro frastuono assordante, ero in pace, l'aria rarefatta e pungente mi faceva sentire viva, il mio cuore, il mio sangue e le mie membra bruciavano di vita, mi sentivo un'aquila regale e fiera di sé che solcava i picchi aguzzi e taglienti e scrutava con il suo occhio vigile la vertiginosa profondità delle vallate sottostanti e l'illimitatezza del cielo e del mondo, era tutto a sua disposizione, Yoko, la mia compagna di stanza era con me, ero felicissima di stare con loro ad ammirare quella bellezza sfrenata, all'inizio non volevo venirci, quando la polizia mi aveva messo in macchina ero agitatissima, odiavo la gente, soprattutto mia sorella ma non volevo essere rinchiusa in una gabbia per il resto della vita, volevo farla finita oppure scappare via e rifarmi l'esistenza, non che altri decidessero per me e mi spedissero in un posto dove non c'era più nulla che mi rimandasse alla mia cara Hitomi, la polizia mi trattava come una pazza che doveva essere imprigionata in quanto pericolosa ed antisociale, invece di aiutarmi mi maltrattavano e mi guardavano come una bestia rara, li detestavo, erano in due sul davanti, frugai sul retro e grattai per trovare qualcosa di utile per scappare, trovai un piccolo coltellino, ero una bestia ostile ed antisociale, mi detestavano, non ero normale e mi portavano in un posto dove sarei stata con altre bestie rare, dovevano pagare, presi il coltello e provai ad ucciderli, il guidatore virò di colpo ma non allentai la presa sul coltello, ero vicina alla gola, l'avrei sgozzato come un capretto, sentivo già i suoi rantoli ostentati e profondi liberarsi dalla gola tagliata, il sangue che colava denso e colloso, qualcuno mi colpi' e al risveglio mi trovai davanti al ricovero, una macchina se ne andava via, forse quella dei poliziotti, ero più lucida e serena di prima, non mi dispiaceva più l'idea di andare ad abitare in quel posto, niente più persone che mi avrebbero criticato e deriso, solo l'essere me stessa e il non dovermi vergognare di nulla, il passato ed i suoi demoni ossessionanti e sadici appartenevano ad un'altra realtà, la polizia aveva già parlato con quelli del ricovero e si erano messi d'accordo per lasciarmi davanti all'ingresso tanto che nessuno sembrava infastidito dalla mia presenza, udii qualcuno salutarmi, era Yoko, non le importava se non mi conosceva e se sembrava strana e grottesca, mi abbracciò in modo talmente buono e sincero che non temetti nulla ma mi abbandonai a quella dolcezza innocente e perfetta, mi convinsi che quello era il posto giusto per me.
Passarono 19 anni di gioia e di felicità nei quali mi trovai completamente a mio agio, come se niente potesse turbarmi, come se fossi nel paradiso più limpido ed illibato, un giorno si presentò nella nostra stanza una volontaria, aveva i capelli neri e lucenti ed un corpo ben fatto, era simpatica e socievole e sembrava volenterosa ed intraprendente.
Passarono dei giorni, una sera il cielo si incupì e delle nubi scure e pesanti annebbiarono la pallida luce del tramonto, la pioggia inondava i vetri delle finestre di fiumi copiosi d'acqua che scrosciavano con rumore assordante e tremendo, come se tutta la struttura dovesse crollare di colpo, la lampada vicino al nostro letto emanava un bagliore caldo e morbido che frammentava la possente oscurità esterna pur non riuscendone a placare il demoniaco furore, tutti dormivano tranne me, avevo paura e non riuscivo a tranquillizzarmi con nulla, sapevo che sarebbe successa una catastrofe spaventosa ma non ne conoscevo la fonte, la stanza profumava di pulito e di fresco ma vi era nell'aria una nota di pesantezza e di umidità che mi toglieva il fiato, spensi la luce e mi misi a letto quando avvertii qualcuno toccarmi la schiena in modo viscido ed inquietante, aprì di un poco la palpebra, era la volontaria, era bella ma conservava una nota perfida e tagliente, Yoko l'adorava ma io la temevo, mi faceva paura, stavo tremando, la mano appoggiata sulla pelle e lo sguardo truce e severo che mi scrutava, ero in trappola, i rumori fuori erano cessati, rimaneva solo quel silenzio infinito e surreale, quasi magico a dominare la scena, sentivo l'odore forte e sensuale del suo profumo, avvertii un brivido d'orrore nello stomaco e non sapevo cosa fare e cosa volesse da me, c'era solo lei che mi odiava e che mi voleva morta, all'improvviso se ne andò. La mattina successiva appresi che i miei compagni di stanza se ne sarebbero tornati dalle loro famiglie, dopo tutto quello che avevamo passato insieme mi abbandonavano, le uniche persone che mi avevano amato e che mi avevano accolto sparivano dalla mia esistenza senza lasciarmi niente se non un lento e straziante senso di vuoto e solitudine,con loro mi ero resa utile e avevo gratificato il mio spirito, con la loro semplice presenza aveva colmato quelle ferite aperte della mia anima, quelle paure e quei dolori che mi tormentavano ma da quel momento sarebbero spariti, Yoko compresa, ed io sarei rimasta da sola e senza nessuno con cui stare bene davvero, con cui sentirmi a mio agio in tutti ciò che facevo, nelle azioni più banali come in quelle più impegnative e soddisfacenti, sola , andavo d'accordo con tutti gli altri ma era grazie a Yoko che avevo fatto amicizia e che tutto era sempre funzionato alla perfezione, lei era il mio fulcro, la mia bussola d'orientamento in quel posto e la mia unica vera amica, lei e l'altro compagno di stanza, andati via.
Quella sarebbe stata la nostra ultima notte insieme. Loro dormivano già, chiusi le palpebre per qualche secondo e quando le aprii mi trovai davanti la volontaria immersa in un alone di luce sinistro ed opaco, sembrava morta, la pelle smunta e debole, l'espressione piatta e distorta, come se si trattasse di una maschera.
"Non serve che trattieni la rabbia"
Non mi spiegai come facesse a sapere che ero arrabbiata però lo ero, le uniche persone che tenevano a me se ne sarebbero andate lasciandomi da sola, ero furiosa, un'ira innaturale ed isterica stava prendendo piede in me rapidamente, mi bucò il sistema nervoso e distrusse il poco autocontrollo che mi era rimasto, nessuno mi avrebbe mai amato come loro, non mi sarei mai più sentita a mio agio con una persona senza essere perseguitata dal loro ricordo crudele e pungente, un'immagine apparì nella mia mente, il coltellone nella cucina, limpido e sensuale.
"Fallo, ora"
La voce della donna mi ipnotizzò, dovevo farlo ora, farla finita, non ne potevo più di soffrire, e trascinare negl'inferi tutti quelli che mi avevano deluso, non era giusto che me ne andassi solo io e che gli artefici del mio dolore rimanessero impuniti, li avrei trascinati con me così saremmo rimasti sempre insieme, non potevano vivere mentre io non esistevo più, era giusto che mi seguissero, non potevano vivere lontano da me e farmi soffrire, dovevano stare con me e consolarmi per la dolce e misericordiosa eternità, non era giusto che si facessero una vita mentre io mi ero tagliata la gola per la loro assenza, andai in cucina, presi il coltello ed iniziai, in una notte li feci fuori tutti, alla fine mi tagliai la gola, la realtà intorno a me si sciolse per lasciar posto ad un nero impenetrabile e senza espressione, quei 19 anni dove ero stata amata e avevo amata, quegli anni in cui la mia vita aveva avuto un senso ed uno scopo, nei quali il mio cuore si era riempito di affetto, semplicità, dolcezza e gentilezza si dissolsero nel nulla più totale, scomparvero nel fiume del dimenticatoio e dell'annichilimento, come se non fossero mai esistiti, compresi la mia vera natura, compresi ogni cosa, anche la verita' che mi era stata celata, ma ormai era tardi, troppo tardi.
STAI LEGGENDO
Bambina scomparsa
Misterio / SuspensoE' da piu' di vent'anni che la loro figlia e' scomparsa nel nulla , ma quando riappare la gioia iniziale lascia subito spazio al terrore per fatti inspiegabili, ricollegabili a delitti sfuggenti ed efferati avvenuti molto tempo prima. Tensione e sov...