powers

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Lea cammimava, con un solo pensiero nella testa. Doveva trovare la sua bambina. Era la sua unica possibilità. Era come se la strega la guidasse da lei tacitamente: sapeva dove andare, pur non essendo mai stata nello spettrale bosco. Pensava, però, anche all'altra persona più importante di tutte: suo marito che, ritornato a casa, avrebbe trovato una casa vuota, senza nè Joanna che lei. Oh, avrebbe voluto avvisarlo che presto sarebbero tornate entrabe.

Finalmente si fermò: un alto albero sovrastava la foresta, fitta di oscurità ed estremamente minaccioso. L'ombra degli arbusti proiettava ombre nel tappeto di foglie che ad ogni passo scricchiolava sotto il suo peso. C'era qualcosa che non andava in quel posto. Più lo fissava, più i contorni dell'albero scomparivano, per far posto a quella che sembrava una rassicurante casetta. Il silenzio che la circondava, però, diceva tutt'altro. Come in una bolla, quel posto era totalmente isolato: Lea era convita che, anche se avesse urlato, nessuno l'avrebbe sentita. Nessuno avrebbe potuto aiutarla.

-Ti aspettavo.-

Lea spostò lo sguardo su entrambi i lati. Ma era sola? Stava impazzendo forse. Perché li non c'era nessuno: né la sua povera bambina, protagonista di tanti disgraziati eventi, né la maligna strega cattiva.

Eppure la sua fantasia ancora continuava. La voce, quella graffiante, sottile, che non pareva provenire da nessuna parte bensì da ovunque tornò. -Sopra di te.- le suggerì e il sangue nelle vene d'improvviso era misto a paura.

Densa d'oscurità, che la avvolgeva come un vestito, con il viso rugoso e in decomposizione che la guardava, Baba Jaga dava la prova della sua esistenza per la prima volta. Era reale, tangibile. Avrebbe potuto allungare una mano per toccarla. Il suo sguardo era penetrante e ben presto si ritrovò a non poter staccare gli occhi da lei, ipnotizzata da uno strano incantesimo.

-Dov'è Joanna?- parole inutili, ma le prime a cui Lea pensò.

-Proprio qui dentro.- fece un cenno alla casa. -Ma dubito tu riesca a trovarla. Perchè prima dovrai passare su di me.-
E poi, più il nulla, era troppo veloce per capire il resto.

Joanna, intanto, aveva rotto la finestra. Aveva fatto tutta la pressione con il suo piccolo corpo, attingendo alle sue ultime forze rimaste. Sgattaiolando fuori, con i vestiti logori, girando un albero, sperava di ritrovare la strada. Però era fuori. Respirava aria fresca, sentiva il rumore del verso degli uccelli, il fruscio degli alberi ed era ancora viva.
Ma, voltando l'angolo, si accorse di due figure accovacciate. Urli scoposti arrivavano da quel punto. Li riconoscette subito e capì altrettanto velocemente: Baba Jaga non era lì a sbarrarle la strada perchè, in quel momento, era troppo occupata da graffiare con le sue taglienti unghie la schiena di sua madre.

Brutale e decisa. Cattiveria e rabbia, ecco cosa c'era in quel gesto. E odio, come quello che Johanna sentiva in questo momento. La sofferenza che la madre sentiva poteva provarla, a distanza, pure lei.

Fu come se il suo corpo agisse senza il suo controllo. Una grande onda di energia la travolse, sprigionandosi dalle sue mani incandescente. Baba Jaga fu scaraventata dall'altro lato della foresta. Mentre Joanna si precipitava dalla madre. Morta.

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