See you

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Michael quel giorno era triste, si okay, le visite lo avevano sfinito, ma il fatto era che non aveva nemmeno la forza, né tantomeno la voglia, di alzarsi dal letto.
Le sedute erano sempre stressanti: domande su domande, analisi, campioni in laboratorio; era diventato la cavia degli specialisti in neuropatologie. Non ne poteva più.
Ogni tanto pensava di scappare, le finestre non erano sbarrate -almeno quelle dell'ala est, dove si trovavano quelli che come Michael erano i "circa sani"-, non sarebbe stato difficile uscirne.
Eppure qualcosa lo bloccava, una speranza di gioia, divertimento, risate, che da alcuni giorni si erano incarnate in un corpo, quello di Lucas.

Era l'unico che avrebbe voluto vedere quella mattina, l'unico che gli avrebbe fatto scordare la sofferenza dei giorni passati.

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Ashton gli aveva detto che Michael stava bene, ma Luke continuava a pensargli.

Perché ancora non ti fai vivo? Sei arrabbiato con me?

Pensava fosse colpa sua, in realtà non era affatto cosí, il colpevole, anzi, le colpevoli, erano le "terapie".
Lucas sembrava sprovvisto di meta in quei giorni, non aveva nemmeno voglia di fissare il sole. Si era spento, non vi era nessuna goccia di voglia di vivere nel suo corpo.

Decise di girare per l'ala est, come un'anima in pena, fino a quando trovò delle stanze, disposte in una lunga fila orizzontale.
Osservandole meglio si accorse che più che stanze sembravano delle celle carcerarie, comprese di sbarre. Erano tutte bianche, c'era solo un letto, un lavandino, ed una latrina.
Lucas si chiese che tipo di persone dovessero meritare quel trattamento, non avevano commesso nessun crimine, in fondo, non avevano il diritto di trattarli come animali.

La maggior parte delle celle era vuota, tranne due. Appena Lucas vide una delle due persone occupanti cominciò a scrutarla, quasi fosse un critico d'arte che osservava un'opera.
Potrete immaginare il suo stupore quando capí che quello era Michael.

Michael, sei proprio tu?

<< L-lucas? >> arrivò una flebile voce dal letto, dove giaceva il ragazzo, in semi dormiveglia.
<< Hey Michael >> lo salutò lui sorridendo, chiedendosi come avesse fatto a capire che fosse lui.
<< Come mi hai trovato? >> domandò il rosso.
<< Ho cominciato a percorrere corridoi a caso mentre ti pensavo, e sono arrivato qui; è come se il mio pensiero fosse connesso al tuo, ed esso mi abbia condotto qui >> rise.
<< La mia telepatia funziona davvero allora >> ironizzó Michael. Lucas sorrise.

Mi sei mancato.

<< Mi sei mancato Lucas >> sussurró il ragazzo, andando verso di lui.
<< Anche tu Michael >> si ritrovó a dire, sorprendendosi da solo per la sua franchezza.
Michael si posizionó davanti al biondo, a gambe incrociate, e Lucas fece lo stesso, ma al di là delle sbarre.
<< Che ci fai qui? >> chiese Lu indicando l'ambiente circostante.
<< Non lo so, perché da te com'è? >> chiese Michael curioso.
<< Non so... piú aperto? Possiamo dormire dove vogliamo e fare ció che vogliamo, nei limiti, ma ci lasciano comunque molto
liberi >> spiegó.
<< Già >> sorrise amaramente il rosso << Non so piú cosa voglia dire libertà, sono rinchiuso qui da troppi anni >> sospiró Michael.
<< Perché sei qui? >> si decise a chiedere Luke.
<< La gente ha paura di me, Lucas. Hanno paura di ció che io possa fare, e hanno preferito lasciarmi qui a marcire, piuttosto che trovare una soluzione razionale alla mia patologia >> sputó senza nemmeno prendere fiato.
Il disprezzo era tangibile in ogni sua parola, ma sembrava molto piú di questo: sembrava un misto di delusione.
<< Mi dici che razza di genitori abbandonano il proprio figlio cosí? In un posto come
questo? >> chiese retoricamente, con un sorriso amaro.
<< Mi dispiace >> fu l'unica cosa che riuscí a dire. Michael sorrise, almeno ci aveva provato.
Avvicinò la mano alle sbarre e stese il palmo nell'interstizio. Aspettava.

Cosa vuoi che faccia?, pensò Luke.
Prendila Lucas, pensò Michael.

Il biondo alzò il braccio, avvicinando la mano alle sbarre, ma prima di toccare quella del rosso lo guardò, come per chiedere il permesso.
Poi, con un gesto cosí naturale che non sembrava nemmeno vero, appoggiò il palmo a quello dell'altro e le loro dita si intrecciarono lentamente.

To be continued...

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N/A
Ed eccoci qui, al primo contatto dei Muke, siete riusciti ad immaginarvi la scena? Spero di si.
Che succederà a questo punto?

Vi aspetto al prossimo capitolo, nell'attesa vi mando un abbraccio.

Xx Troylersghost

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