Strangers

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Si dice che due persone, quando si amano troppo, e vengono separate "precocemente", possono facilmente diventare estranei.

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Erano passate le due del pomeriggio, e Luke non aveva smesso di fissare il poster dei Blink, attaccato sul muro della sua camera.
Era strano sentire quell'assordante silenzio in casa, ma in qualche modo lo teneva occupato.
Ascoltare quel silenzio non lo faceva pensare.

Il rumore del nulla, lo isolava dall'esterno, come in una campana di vetro.
Non sentiva nulla, anche emotivamente.

Chiunque poteva provare a ferirlo in quel momento, ma avrebbe fallito miseramente nel suo intento. Era impenetrabile.

Il campanello suonó, c'era qualcuno alla porta.

Mio padre, strano che si sia preoccupato per me.

La porta si chiuse e la madre disse alla persona di accomodarsi.

Forse non è papà.

Liz lo chiamó e lui, scocciato, scese le scale lentamente, fino a scorgere la chioma dell'ospite.

<< Ciao, Lucas >>  sorrise.

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*un giorno prima*

Michael

Era facile vedermi distrutto, ma mai in quello stato.
Era come se dietro e dentro di me ci fosse un'alone nero di solitudine e tristezza, indissolubili.
Lucas era stato allontanato da qualche ora, e non mi era stato possibile avere sue notizie, regole dell'istituto.
Non volevo che finisse cosí, ma dal suo sguardo avevo capito che forse era quello il suo intento.
Gli avevo spezzato il cuore, lo avevo spinto ad uccidersi, lo avevo tormentato, chi mai amerebbe una persona cosí sbagliata?

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*il mattino dopo*

Gli specialisti avevano riscontrato che Michael non reagiva alle terapie, né agli stimoli indotti dagli elettrodi.
Era come se il suo corpo fosse presente, e la sua anima fosse altrove.
Non bisogna mai incatenare un'anima.

Fissava il soffitto, a stento respirava, evitava gli sguardi interrogativi dei medici.

Notando lo strano comportamento di Michael, decisero di interrompere le terapie, pensando che fosse la cosa migliore da fare.

Michael li ringrazió flebilmente. Non aveva piú le forze di fare nulla.

Nemmeno Ashton riusciva a farlo parlare, era diventato uno zombie, un vegetale.
Era difficile vedere il ragazzo in quelle condizioni, era abituato a quella situazione, ma ogni volta l'impatto emotivo era devastante.
Era stato prosciugato di ogni emozione e desiderio, tranne una: la voglia di vederlo.

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Le regole dell'istituto erano state infrante.
Michael, aiutato da Ashton, era evaso dall'istituto, e dopo una lunga ricerca, era giunto anche a casa di Luke.

Ashton rimase in macchina, augurando l'in bocca al lupo al rosso, che gli sorrise di cuore, riconoscente.
Chiuse lo sportello, fece un grosso respiro e suonó il campanello.
La donna che aprí la porta aveva un aspetto dolce, con dei lineamenti poco marcati e degli occhi chiari che facevano pensare che fossero l'eredità del figlio.

Michael le sorrise, sperando che lo facesse entrare. Si presentó e cercó di spiegare la situazione, ma Liz lo aveva già riconosciuto, e senza neanche fargli finire la frase, gli spalancó la porta.

Fece qualche passo in avanti e per la prima volta si sentí a casa.
Era strano sentirsi cosí, Michael non riusciva a capacitarsene. Era quello il posto giusto per lui.

Liz chiamó il figlio, che tardó ad arrivare.
Quei secondi sembrarono anni a Michael.

<< Ciao, Lucas >> lo salutó, quando il biondo era ancora a metà rampa.
Rimase immobile, con i piedi su due scalini diversi, uno avanti ed un uno indietro.
Non si capiva cosa volesse fare, se scappare o rimanere li, forse non lo sapeva nemmeno lui.

Perché sei qui?

Liz si alzó e si recó in cucina, lasciando i due da soli.
Luke decise di scendere le scale fino all'ultimo gradino, insicuro su cosa dire o fare.

<< Sono qui perché mi manchi >> spiegó Michael.
Luke non lo voleva ascoltare, o almeno cosí sembrava.
<< Non volevo farti soffrire, né tormentarti. Sono evaso dall'istituto solo per venire a chiederti scusa >> confessó il rosso.
<< S-sei evaso dall'istituto? >> furono le uniche parole che uscirono dalla bocca di Luke, spaventato.
<< Si, sono qui solo per te >> ripeté Michael, pensado che Luke non avesse sentito.
<< S-si ho capito >> disse lui, sedendosi sul divano.
Intrecció le dita e diresse lo sguardo verso il basso, non ce la faceva a fissare quei grandi occhi verdi supplicanti.
Michael non sapeva cosa dire, sperava che qualcosa in lui si risvegliasse, che lui sentisse le stesse cose, ma forse si era illuso.
Guardava le reazioni di Luke, che diventavano sempre piú criptiche: i suoi occhi slittavano da una parte all'altra della camera, quasi stessero per uscire dalle orbite e scarventarsi sulla porta; si torturava le mani e batteva i piedi a ritmo, prima il destro, poi il sinistro.

<< Non ti ho mai risposto >> esordí Michael.
Luke lo guardó, finalmente. Aveva gli occhi scavati e le occhiaie di sempre, ma piú violacee. Sembrava avesse pianto per ore.
Aveva uno sguardo interrogativo.

Cosa significa?

<< Significa che non ti ho mai detto perché i miei hanno deciso di ricoverarmi. È molto semplice, e non so se ti spaventerai, ma posso leggere nel pensiero >> taglió corto.
Lucas sbatté due volte le ciglia e aprí la bocca, per poi richiuderla, senza sapere cosa dire.
Michael non lo aveva mai visto senza parole, non poteva essere un buon segnale.

<< Vuoi dire che tu hai sentito tutti i miei pensieri? Che hai usato un mare di belle parole per conquistarmi solo perché sapevi cosa dire? Ma che persona sei? Sei un mostro, Michael! Non ci posso credere, ed io che... >> non riuscí a finire la frase.

Michael rimase disarmato dalla reazione esagerata del biondo.
Voleva dire che tutto quello che aveva detto lo sentiva, lo pensava, lo provava, non gli aveva mai mentito.

<< Io e te non ci siamo mai conosciuti >> asserí Luke.
<< Io e te, da ora, siamo come estranei. Cancella dalla memoria che tu mi abbia mai incontrato, non voglio piú vederti. Fuori da casa mia! >> ringhió, indicando la porta.

Michael si alzó senza dire nulla, forse aveva ragione, forse tutti avevano ragione. Era un mostro.

Uscí da casa di Luke trascinando i piedi.
Ashton lo analizzó, cercando di capire come fosse andata.

Allora?

<< Torniamo all'istituto >>

Wrong in the right placeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora