È in quel tremore d'ossa che lo sentiva vibrante, il secondo di stallo oppressivo e inquieto che preannuncia lo sparo.
Ciò che seguitava era una frazione di tempo dal ritmo ben conosciuto. Una frazione di tempo in cui il sudore diviene trascurabile, i muscoli macinano metri sbattendo al suolo e il corpo protrae la frenesia fino allo sterno, dove rimane pesantemente, fino al traguardo. Quest'ultimo arrivò, allora, come uno schiaffo di dritto; bruciante la gola, stridenti gli applausi.
Riusciva a contare i battiti e ogni respiro faceva male; la gola era un deserto di carta vetrata.
Gli applausi non arrivavano; restavano li, ad un metro dal suo corpo accartocciato sulla pista. Se ne stette così per un tempo indefinito, atto a smaltire i giramenti e i conati. Si concentrò sul terreno rossastro, sulla sua rugosità, dimenticando per un secondo l'inutilità dei giorni e del dolore e soffermandosi sui granuli che si erano staccati dalla pista - ogni volta faceva finta di meravigliarsi come una bambina della consistenza della terra consumata dagli uomini sotto i suoi piedi.
Qualcuno la allontanò e le mise in mano una borraccia. Bevve, poiché le era scesa sulle spalle una stanchezza immane; sputò a terra. Avrebbe potuto urlare, ma non ne aveva la forza; e invece scorse sulle gradinate i suoi genitori. Si affrettò verso gli spogliatoi. Aveva un incalcolabile bisogno di vomitare la bile stagionata che le ribolliva nello stomaco ed il cui sentore iniziava a riempirle gola e narici. Rise. L'alito di rose è per gli asintomatici.
Si gettò di fretta sotto una doccia fredda. L'acqua le scivolava addosso come a volerla portare via, e in quei momenti la sua mente andava ad un particolare di un Degas, prelevato dai meandri più oscuri della sua mente - i meandri dell'arte.
L'acqua lavava i suoi capelli corvini, ora sciolti, passava silenziosa tra le ciglia dei suoi occhi, ora chiusi. Indagò nei suoi pensieri su un sofisma espressionista, entrando in un soliloquio in cui sarebbe volentieri affogata.
Passava così i suoi momenti nello spogliatoio bianco sporco offuscato dal vapore.
Si accorse di non essere sola unicamente quando dovette strizzarsi i capelli e si voltò verso il lavandino. La figura di Jooheon apparve appannata, coperta dalla stessa nebbia che copriva inconsistente il corpo nudo ed esangue di Jisoo.
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cicatrici su tela [k.j.]
Fanfiction"Si sposavano bene le cosce tra le guance, i seni tra i respiri e le mani sulle scapole, ad abbracciare l'eterno fino ad addormentarsi. [...] Quanto tempo, pensò, quanto tempo...sarà valso tutto questo tempo perso a sentirsi cimici rivoltate? [...] ...