Noah era seduta sul suo letto, pc in mano, e scriveva le sue amate storie.
Le era sempre piaciuto il fatto che le parole potessero prendere vita attraverso la mano di un autore, far viaggiare con la fantasia chiunque, portarlo in posti lontani.
Sua madre bussò alla porta, interrompendola, e lei la invitò ad entrare, nonostante fosse abbastanza scocciata. Ma lei era sempre così gentile.
"Tesoro, oggi hai la tua prima lezione di piano, non dimenticarlo."
Noah fece un sorriso tirato, volgendo gli occhi verso la madre.
"Lo so" rispose, con voce fiebile. Si sentiva così stanca, quel giorno.
"Dobbiamo uscire fra venti minuti." Le ricordò la donna, rendendola solo più nervosa.
Aveva 45 anni, ma ne dimostrava 50. Lo stress subito negli ultimi anni la aveva segnata, sia mentalmente, sia fisicamente.
"Lo so." Ripeté la ragazza, alzandosi dal letto, e posando il pc sulla scrivania. La madre Dorothea uscì, lasciandola finalmente sola.
Noah si avviò verso il bagno, a passo lento e strascicato, manifestando tutta la sua pigrizia. Non le andava di andare a quella lezione, per niente. Nonostante amasse suonare il piano, sapeva bene che qualunque professore le avrebbe fatto domande sulla sua malattia, mettendola solo a disagio. Lo facevano tutti.
Noah si spazzolò i capelli castani mossi meglio che poté, cercando di apparire accettabile. Poi uscì dalla stanza, incurante dei vestiti osceni che indossava, diretta di sotto, per raggiungere la madre.
"Mh, ci hai messo meno di quanto mi aspettassi" commentò.
Lei alzò gli occhi al cielo, cercando di non farlo notare troppo.
"Andiamo?" chiese. Se proprio doveva andare a quella lezione, tanto valeva darsi una mossa, e non fare un a figuraccia con il professore ancora prima di cominciare.
"Certo, tesoro"
Il suo tono smielato le dava i nervi, a volte. Sapeva che le voleva bene, che era preoccupata per la sua salute. Ma tutti quei modi esageratamente gentili non facevano altro che ricordarle quanto era gravemente, incurabilmente malata.
Le due uscirono di casa, e il venticello di Londra le investì in pieno viso.
Noah si strinse nel piumino verde, e le sue guance si colorarono di un rosa tenue. Si affrettò a raggiungere il veicolo della madre, e ci si rifugiò dentro, sbattendo forte la portiera.
La madre la imitò, e mise in moto la macchina, guardandola con una nota di disappunto.
"Sai che devi stare a riposo, Noah. Cerca di non sforzarti troppo."
La ragazza sbuffò, guardando fuori dal finestrino.
In teoria, dati i suoi 18 anni, avrebbe potuto prendere la patente, se fosse stata 'normale'. Ma i suoi dottori avevano convenuto che, date le sue condizioni di salute, avere una macchina sarebbe stato faticoso, e rischioso.
Era stancante vedere la gente frenetica per Londra sfrecciare davanti al finestrino, con macchine, correndo, facendo tutto ciò che volevano. Sembrava che il mondo fosse in continuo movimento, e Noah non riuscisse ad uscire dal suo guscio per unirsi a lui.
Parcheggiarono una decina di minuti dopo, davanti ad un grande teatro. Noah deglutì lentamente, fissando quell'edificio imponente.
"Tesoro, sta tranquilla." La rassicurò Dorothea, quasi leggendole la preoccupazione in volto. "è solo un teatro. Non ci sarà nessuno a vederti."
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Red | Bradley Simpson
FanfictionPremetto che questa storia NON è mia, è stata scritta su efp da @jamesguitar nel 2014, non ho contattato la scrittrice per chiederle il permesso di pubblicarla qui perché non so come farlo, in ogni caso i diritti sono tutti i suoi e io ho voluto sem...