Quella seconda notte Noah Lillian Evans morì con il sorriso sulle labbra, il corpo rilassato. Morì appena dopo aver pronunciato due parole importantissime per lei e per Bradley, morì dopo aver visto gli occhi color cioccolato dell'unico ragazzo che avesse mai amato in vita sua.
Morì senza timore, accolta dalle braccia del nonno che amava tanto.
Bradley, Dorothea e Paul si abbracciarono stretti, senza sapere cos'altro fare, cercando di scacciare il dolore che li opprimeva come un peso sul petto. Infondo al loro cuore sapevano che non sarebbe mai andato via.
"Il funerale è dopodomani" sussurrò Dorothea. "Abbiamo già organizzato tutto."
"Puoi fare un discorso, se vuoi" aggiunse Paul.
Bradley annuì meccanicamente. Guardò un'ultima volta il corpo fragile di Noah, le sue palpebre chiuse, e poi se ne andò.
Corse via per i corridoi, perché faceva male. Più male di quanto avrebbe mai immaginato. Era come se milioni di coltelli lo stessero colpendo al cuore, quel punto in cui era diventato fin troppo debole.Inviò un veloce messaggio al padre con scritto 'Se n'è andata per sempre' ed entrò in macchina. Lo aveva chiamato qualche ora prima per avvisarlo e lui aveva detto di dirgli quando fosse successo.
E poi via, Bradley corse nuovamente per le strade affollate di Londra. Senza curarsi dei semafori o di qualunque altra cosa che in giorni diversi sarebbe stata importante.
Smise di piangere, era come paralizzato in un incubo da cui non si sarebbe mai svegliato.Scese dall'auto ed entrò in casa Evans. Non aveva chiuso a chiave la porta e i genitori di Noah non avevano nemmeno pensato di farlo, da quanto erano stati preoccupati nelle ultime ore.
Salì le scale velocemente, ed entrò in quella stanza.
La verità lo colpì come un pugno.Era tutto così reale.
I vestiti sporchi di Noah sulla sedia, il pianoforte aperto con degli spartiti appoggiati disordinatamente sopra. Tutto era così vero e recente che Brad sentiva che anche solo toccando quegli oggetti, annusandoli, sarebbe scoppiato in lacrime nonostante le avesse finite.
Afferrò ciò che gli serviva, un paio di cose, e si sbrigò ad andarsene. Era stato stupido a tornare subito. Cosa gli era passato per la testa?Entrò nella sua macchina con quegli oggetti tra e mani, e si sentì morire dentro.
Appoggiò un gomito al finestrino e guardò il posto da passeggero accanto a sé. Ovviamente, lo scoprì vuoto.
Scoppiò a piangere di nuovo, con le mani che tremavano, con tutto il corpo scosso dai singhiozzi.
Si lasciò andare, solo in quella macchina. Perché si, adesso era solo. Sua madre non c'era. Suo padre nemmeno. Noah era andata via per sempre.
Se quello era il destino, allora Bradley lo odiava. Odiava quel fottuto destino che li aveva allontanati per sempre.
Non poteva sapere che lei non ci aveva mai creduto. Avrebbe potuto imparare da lei, altrimenti."Io.. intendo cose come queste. Vivere è semplice, va bene? Si può vivere anche cento anni, ma se non ti godi tutto, allora è come essere morti dal principio. Vivere è un semplice bacio, un abbraccio, un 'ti amo.' Vivere è vedere film idioti con un ragazzo che ti fa ridere, leggere libri che ti fanno stare male. Vivere è andare in moto a velocità supersonica ignorando le forze che vengono meno. Vivere è la felicità che si prova quando si riesce ad aprire un portone pesante e si credeva di non riuscirci mai. Vivere è non avere paura, va bene?" "Ti manca poco da vivere, lo so bene. Ma tanto vale vivere la vita che ti rimane per davvero, non credi?"
Si sentiva male, perché i ricordi erano lame taglienti che non volevano lasciarlo in pace.
Partì a tutta velocità con quella stupida macchina, che senza di lei non aveva lo stesso calore e la stessa bellezza. Niente senza di lei aveva senso, dannazione.
Arrivò al cimitero in pochi minuti. Afferrò uno dei due oggetti e si incamminò velocemente, pur sapendo che non c'era nessuno ad inseguirlo. Aveva paura che se si fosse fermato avrebbe iniziato a pensare troppo, e pensare era l'ultima cosa che gli serviva.Questo era innamorarsi nel modo peggiore. Innamorarsi di lei, che ormai era andata via, e non sarebbe tornata mai più.
Bradley pensò a tutti i baci che non le aveva dato. Alle volte in cui avevano litigato. Desiderava tornare indietro e vivere il tutto cento volte meglio.
Si inginocchiò davanti alla tomba dell'uomo. Non riusciva a piangere in quel momento.
Prese il diario della ragazza dalla tasca in cui lo aveva infilato, con la mano che tremava.
Non resistette, e lo aprì.
C'era un'ultima lettera.
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Red | Bradley Simpson
FanfictionPremetto che questa storia NON è mia, è stata scritta su efp da @jamesguitar nel 2014, non ho contattato la scrittrice per chiederle il permesso di pubblicarla qui perché non so come farlo, in ogni caso i diritti sono tutti i suoi e io ho voluto sem...