5. Find you

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Noah si svegliò presto la mattina dopo, verso le sette. Si stiracchiò lentamente, chiedendosi perché mai avesse aperto gli occhi prima delle nove, cosa che non faceva mai.
Il suo sguardo cadde sul suo telefono che vibrava sul comodino, e capì. Sbuffando e ancora assonnata, rispose alla chiamata, senza nemmeno pensare a chi potesse essere.

"Ciao." Era Brad.
"Oddio Bradley, è prestissimo, e comunque sembra un rituale, mi chiami ogni giorno."
"Non è presto" replicò lui, ignorando il suo secondo commento.
"Invece si, sono le sette."
"Santo cielo, ancora?" Noah riuscì quasi ad immaginarselo passarsi una mano sulla faccia. "Non dormo dalle due del mattino, credevo che fossero almeno le nove."

"Perché non hai dormito?"
"Pensavo a te."
Noah sapeva bene che mentiva, si capiva dalla sua voce leggermente acuta. Perché mai voleva dirle una bugia?
"Brad, dimmi la verità."
"è una sorpresa, non posso."

La ragazza alzò gli occhi al cielo, ma gli credette. Doveva solo fidarsi di lui.
Si alzò dal letto caldo, consapevole che ormai non sarebbe più riuscita a dormire. Si stiracchiò, con il cellulare ancora in mano, e sbadigliò.
"Ehi, sei stanca? Attacco, se vuoi."
"Tranquillo, davvero, sono solo assonnata."

"Vorrei chiederti una cosa."
"Mh, dimmi."
Noah iniziò a mangiarsi le unghie, tesa.
"Verresti a dormire da me, stasera?"
Eccolo. Quel momento. Noah sapeva che sarebbe arrivato, ne era del tutto consapevole, ma dannazione, credeva che avrebbe aspettato un po'.

"Wow, avrei dovuto aspettarmelo."
"Che?"
"Sei semplicemente come tutti gli altri."
La ragazza attaccò, lanciando il telefono sul letto. Non era nemmeno sicura di aver fatto bene a reagire in quel modo, senza lasciarlo spiegare, ma le era venuto spontaneo. Tutti i ragazzi prima o poi provano a chiedere alle ragazze cose del genere, e quel momento era arrivato anche per Bradley. Dannazione.

Noah si sdraiò di nuovo sul letto, lasciando che una lacrima le scendesse di nuovo sul viso. A qualcun altro questa storia avrebbe fatto ridere, ma non a lei. Si sentiva stupida.
Riprese il cellulare, leggendo 11 messaggi di Brad.

'Che ti prende?'
'Noaaaah'
'Ah, oddio, ho capito'
'Sei fuori di testa?'
'Come farei a farti cose così?'
'Ehi, andiamo'
'Sei ancora più offesa, vero?'
'Diamine'
'Volevo solo dormire abbracciato a te'
'Non pensare male'

La ragazza sbuffò, ignorandoli. Dicevano tutti così.
Fece cavolate per tutto il giorno, se per cavolate si può intendere piangere, scrivere one shot tristi e urlare nel cuscino, e poi si decise a lasciar perdere. Doveva cercare di calmarsi, per riuscire a capire tutto chiaramente.
Se Bradley fosse venuto a cercarla, forse, e diceva forse, lo avrebbe ascoltato. Ma doveva essere convincente. Sarebbe stato imbarazzante, ma per una volta non le interessava.

Si asciugò le lacrime e si vestì, dato che era rimasta tutto il giorno in pigiama, per poi scendere di sotto.
C'erano i suoi genitori in cucina, suo padre seduto al tavolo parlare con la madre, intenta a finire di preparare la cena.
"Ehi" li salutò, con voce flebile.
"Tesoro, ti senti bene?" subito la madre si allarmò, e per poco la ragazza non sbuffò. Lo avrebbe fatto, se non fosse stata così educata.
"Si, si."

Si sedette al tavolo, di fronte a suo padre, e addentò un pezzo di pane che si trovava in un cestino.
"Ciao, dolcezza" le disse il pare John, sorridendole. "Domani hai una visita, ricordalo. È importante, ti ci porterà tua madre."
Noah annuì, gustando un grissino.
"Di sicuro ti diranno di non stancarti troppo" aggiunse la madre. "E hanno ragione, stai un po' esagerando."
La ragazza ripensò alle ultime cose che aveva fatto. Non le avrebbe mai fatte, prima di conoscere Bradley, per il semplice fatto che aveva paura. Ma non era morta per niente di quello che era successo, no? E poi, aveva avuto fin troppa paura nella vita.Era stanca di averne.

Red | Bradley SimpsonWhere stories live. Discover now