Scena Settima.

17 2 0
                                    

Nicholas si vestì in fretta e furia con i vestiti del giorno prima. Doveva ritornare ad Echo's Hill, doveva scoprire la verità.

Salì in macchina e guardò l'orologio. Erano le sette del mattino ed era Domenica, non ci doveva essere nessuno per le strade a quell'ora. Strinse forte il volante e spinse sull'acceleratore. Sapeva che qualcosa non quadrava, che c'era qualcosa dietro la storia di Victoria ancora nascosta. Si passò una mano nei capelli cercando di ricordare il sogno del giorno precedente. Il primo uomo che aveva visto la notte scorsa era fissato con il gioco d'azzardo, quindi doveva essere l'uomo che era stato trovato insieme al corpo di Victoria. Eppure...
Scosse forte la testa. Lui lo sapeva che non era andata così, ne era certo.

Quando arrivò ad Echo's Hill fu sorpreso della calma e dal silenzio che avvolgevano la piccola collina fuori Londra. Scese dalla macchina e guardò a lungo la casa, QUELLA casa e lasciò che le sue emozioni viaggiassero alla ricerca della verità.
Chiuse gli occhi.

1928
Victoria bussò varie volte al portone della casa di Echo's Hill, Edward venne ad aprire.

"Vic, cosa ci fai a quest'ora? Sono le sei del mattino."

L'uomo era vestito di una semplice canotta bianca e dei pantaloni a quadretti rossi. Molto probabilmente Victoria lo aveva svegliato.

"Devo parlarti.", la ragazza entrò in casa senza aspettare un invito e si tolse subito il cappotto.

"Non mi piace questa frase...", Edward la prese per mano ma lei scosse la testa.

"Non può andare avanti così, Edward. Sono innamorata di tuo fratello e devo ritornare da lui."

Il ragazzo lasciò la mano di Victoria e indietreggiò, sbiancando.
"Come puoi farmi questo?"

"Edward...", Victoria cercò di avvicinarsi a lui ma l'uomo la bloccò.

"Io ti amo, Victoria. Ti amo. Lo capisci?", si passò una mano nei capelli e la guardò a lungo negli occhi finché la ragazza non iniziò ad arrossire. "Ma tu non riuscirai a starmi lontano, Vic. Non è vero?"

Lui la prese per i fianchi e la intrappolò contro il suo corpo.
"Riesco a sentire il tuo cuore che accelera, stai arrossendo. Guardami.", lei distolse lo sguardo, "Ho detto di guardarmi!", rispose con più forza.

Lei alzò lo sguardo e il suo cuore iniziò a galoppare.
"Edward lasciami.", disse in un sussurro.

"Vuoi davvero che ti lasci, Victoria? È davvero quello che vuoi? Perché a me non sembra.", avvicinò le sue labbra contro quelle della ragazza, "A te piace stare abbracciata a me, non è vero?"

"Solo un'ultima volta...", sussurrò lei, "Un'ultima volta prima di svanire nel nulla.", lei lo guardò e lo baciò senza pensarci due volte. Era ricaduta tra le sue grinfie, Edward Baynes non accettava rifiuti.


1999
Nicholas riaprì gli occhi e si diresse verso la casa abbandonata. Mille emozioni lo stavano abbracciando in quel momento, sapeva che non avrebbe resistito ancora a lungo prima di crollare. Quando arrivò nel giardinetto della casa, ormai vecchio e trasandato, si fermò. L'erba gli arrivava alle ginocchia e molte erbacce gli pungevano le caviglie ma non ci prestò molta attenzione, richiuse gli occhi.


1928
"Ti prego, posa quella pistola. Cerchiamo di ragionare.", Victoria era bianca come un cencio e un uomo le stava puntando una pistola alla tempia, ma Nicholas non era in grado di vedergli il volto.

"Ti avevo avvertita, Victoria.", la voce dell'uomo era fredda e dura, senza emozioni, "Non dovevi tradirmi."

"Ti prego, non farlo. Ragioniamo. Risolveremo tutto, insieme."

"Solo un'ultima volta, Victoria. Un'ultima volta prima di scomparire per sempre."

"Di cosa stai parlando? Ti prego, ascoltami."

"Mi dispiace Victoria. Mi dispiace."

Victoria iniziò ad urlare e l'uomo sparò, il corpo della ragazza cadde a terra. Lui con molta calma le si avvicinò e le sussurrò qualcosa all'orecchio prima di baciare le sue labbra prima di vita e lasciarla da sola, distesa sul prato freddo e bagnato.
Nicholas udì un altro sparo, e poi l'eterno silenzio.

1999
Nicholas si risveglio piangendo, con una forte nausea. La testa gli girava, barcollava e la tempia pulsava come se avesse ricevuto una martellata sul capo. Si accasciò all'albero più vicino, ancora tremando, e vomitò bile. Aveva ancora impresso nella sua mente l'urlo di Victoria. Un urlo disperato, triste e che cercava aiuto pur sapendo della sua orribile fine. Si pulì la bocca con la manica della giacca e si addormentò sognando il nulla.

Scenes from a memory: love is the dance of eternityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora