CAPITOLO QUINTO

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La Corte del Deserto era enorme. Quella fu la prima cosa che pensai, mentre ammiravo la maestosità e l'imponenza della struttura. Un altissimo cancello nero, le cui due parti erano attaccate da un muro che proseguiva intorno a tutta la corte, alla sua apertura mostrava un giardino ricco di fiori e piante di ogni tipo, solcato al centro da un sentiero di sabbia. La facciata principale della corte dava inizio ad una diffusione di ghirigori oro sul resto dell'enorme palazzo, risaltando il bianco pallido dei muri. Notai una cupola che si ergeva dal mezzo della corte e dal cui lato spuntava un ponte sospeso nel vuoto, che la collegava ad una torre ormai in rovina. La carrozza guidata da Beliorn proseguì all'interno del giardino, per fermarsi all'inizio del sentiero di sabbia. Inizialmente mi chiesi come fosse possibile che ci fosse così tanto verde, in mezzo ad un deserto arido, ma poi mi ricordai della presenza della magia nelle nostre terre ed iniziai a godermi la mia nuova casa. Marven scese per primo e mi tese una mano, che afferai mentre scendevo dalla carrozza. Questa ripartì, dirigendosi a destra della corte, dove probabilmente Beliorn l'avrebbe lasciata. Mi accorsi che stavo stringendo con talmente tanta forza la mano di Marven che le mie nocche erano sbiancate e, quando la ritirai di scatto, lui scoppiò in una  risata leggera. Mi tolsi le scarpe e le lasciai per terra, poi venne il turno del velo che mi circondava la testa, che, però, legai al polso. Iniziai a camminare un po' sull'erba verde e un po' sulla sabbia, godendomi le sensazioni di esse, mentre il vento mi passava tra i capelli. Marven notò come i miei occhi verdi si erano illuminati, perché mi si avvicinò, sospirando pensoso, e mi sussurrò -Vedo che ti piace-. Annuii, sussurrando pure io, come se, parlando ad alta voce, tutto avrebbe perso la sua bellezza, -È... Bellissimo-. Chiusi gli occhi e respirai l'aria, un misto di profumi di piante di cui non conoscevo il nome, ma anche odore di caldo, di sole e della sabbia, del legno del portone e della pietra fresca della struttura. Questo era il profumo della Corte del Deserto, un profumo a cui mi sarei abituata presto, che mi avrebbe fatto sentire a casa e di cui avrei scoperto ogni minimo elemento, ogni nome di pianta o fiore che ne faceva parte. -E ora, non vorrei rovinare il momento, ma dovremmo entrare, più tardi potrai girare per la corte, te lo prometto-. Mi girai verso di lui, i miei occhi verdi contro i suoi marroni, una ragazza che aveva passato di tutto e un ragazzo che avrebbe passato di tutto al posto di chiunque altro, una futura sposa contro una guardia. -Promesso?-. Una ragazza debole all'apparenza ma forte dentro contro un ragazzo forte all'apparenza ma debole dentro. -Promesso-.

Seppur  praticamente impossibile, all'interno, la corte era ancora più bella. Il pavimento a scacchi bianco e marrone si estendeva per tutta l'entrata principale. Da esso partivano due scale che, dai lati opposti della sala si ricongiungevano per formare un balconcino che precedeva la porta del piano superiore. Sotto di esso si trovava un portone, che si aprì mentre camminavamo, regalandoci la vista di una sala ancora più grande. Due file di divanetti separati da tavolini di legno occupavano la parte centrale, mentre le pareti erano piene zeppe di libri, di tutte le forme e di tutti i colori. Le due pareti più piccole erano occupate in parte dal portone e da una grande finestra che dava sul giardino, mentre le altre due erano completamente ricoperte dalla libreria polverosa. Mi rimisi le scarpe, ammirando stupefatta l'enorme salone. Taumen non mi sembrò così tanto grande, improvvisamente. Affiancai una delle librerie e iniziai a sfiorare i dorsi dei libri e ad annusare il profumo delle pagine e del legno vecchio. Marven improvvisamente ruppe il silenzio che si era creato tra noi da quando avevamo messo piede nella Corte del Deserto. -Potresti aspettarmi qui per cinque minuti?-. Annuii, senza prestargli molta attenzione e continuando a concentrarmi sul lusso che non avrei mai pensato neanche di poter vedere. Su uno dei tavolini di legno vi era posata una cartina geografica delle terre del Khalahari. Tutte le regioni avevano un colore diverso per ogni razza e a noi spettava il verde. Osservai la cartina finché Marven non fu di ritorno con due tazze di tè fumante. -Oh, stavi guardando quella. Hai un minimo di conoscenza geografica?- mi chiese mentre appoggiava le due tazze sul tavolo, passandomene poi una. Annuii mentre la sollevavo e ne bevevo un sorso. Era una delle cose più buone che avessi mai bevuto. Il tè caldo mi scese lungo la gola mentre lo sorseggiavo ad occhi chiusi, assaporandolo meglio. Sentii Marven trattenere a stento una risata, così aprii gli occhi e gli lanciai uno sguardo torvo. -Che c'è?-, insomma, il mio linguaggio scurrile era ridicolo in confronto al suo, che era invece raffinato, come se soppesasse ogni parola prima di dirla, decidendo se andasse bene o meno. -Non ho mai visto una persona provare così tanto piacere per un semplice tè alla ciliegia-. Questa volta non si guardò dal sorridere. -Ho passato sedici anni da prigioniera nella mia stessa casa e tu ti stupisci dal fatto che non abbia mai bevuto il tè?-. Marven scosse la mano, come per cambiare discorso -Ora che siamo qui, al sicuro alla Corte del Deserto, voglio dirti tutta la verità, Faiza-. Mi sistemai meglio sulla poltrona sulla quale mi ero seduta -Perché pronunci il mio nome in quel modo, come se avessi paura di ciò che viene dopo?-. Marven mi guardò sorpreso e disse -Qui alla corte non abbiamo cognomi, ci ricordano ciò che vogliamo dimenticare: il passato. Non ti sfugge mai nulla, eh?-. Ricambiai il suo sorriso malizioso e bevvi l'ultimo sorso di tè, prima di posarlo sul tavolo che avevamo davanti. Poi feci a Marven segno di proseguire. -In poche parole, ti abbiamo mentito tutto il tempo, non ci sarà nessun matrimonio-.

OF BLOOD AND SANDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora