CAPITOLO UNDICESIMO

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Il rumore dei passi sulle piastrelle di marmo era l'unico suono che rompeva il silenzio creatosi  tra me e Marven non appena lo avevo raggiunto. Vandervaal era arrivato e finalmente avrei accettato l'offerta, rubare per vivere alla corte. E poi avrei dato il via al mio piano. Marven mi prese una mano e la strinse, senza girare la testa e degnarmi di uno sguardo. Lo fissai a lungo, finché anche lui non si girò. -Sei agitata?- Io non lo ero, ma lui sì. Aveva paura che facessi qualche danno, che provassi ad uccidere Vandervaal. -Non gli farò nulla, tranquillo. Non oggi, almeno-. Sorrisi e lui mi lanciò un altro dei suoi sguardi preoccupati. -Qual è il tuo piano? Entri a far parte della corte, rubi con noi. E poi? Pensi di tenere da parte una parte delle cose che ruberai? Così poi potremo usarle per scappare e stabilirci altrove? No funzionerà, Faiza. Fidati. Hai bisogno di un piano migliore-. Lasciai andare la sua mano e mi fermai, voltandomi completamente verso di lui. -E cos'altro dovrei fare?! Ucciderlo e appropriarmi della corte? Mi sono già sporcata le mani di sangue innocente e non ho intenzione di farlo un'altra volta-. -Le guardie reali sono le persone meno innocenti che io conosca e tantomeno lo è Vandervaal, fidati. Comunque sia, è migliore il piano in cui lo uccidi, che quello in cui tieni da parte le cose che rubi. Vandervaal ci controlla ogni volta, non gli scappa nulla, nemmeno un minuscolo orecchino d'oro. E impiegheresti troppo tempo ad accumulare l'oro che ti serve per trovare un posto a tutti i ragazzi della corte-. Aveva ragione, per quanto ne potessi sapere io, e non potevo negarlo. -Mi stai dicendo di rinunciarci? Di smettere di credere che potrò avere una vita normale e felice? Che dovrò aspettare anche io i vent'anni, come hai fatto tu, per poter ottenere la libertà? No, Marven, non me ne starò nell'angolino ad osservare finché non si sarà sistemato tutto. Io voglio giustizia e la otterrò!-. Lui rimase davanti a me, immobile, fissandomi in silenzio, come per valutare quello che avevo appena detto. Forse avevo esagerato, gli avevo dato del debole, lo avevo fatto sentire debole. Uno dei miei tanti difetti era quello di parlare troppo, per poi finire in condizioni sgradevoli. Ad un certo punto, riprese a camminare lungo il corridoio e io lo seguii. Non parlai, avrei potuto peggiorare la situazione. Stava a lui decidere come comportarsi con me, in ogni caso, io me ne sarei andata dalla Corte del Deserto, con o senza di lui. Arrivammo davanti ad un portone di legno, così scuro che mi incuteva timore. Non volevo aprirlo, né, tantomeno, scoprire chi ci fosse dietro, nonostante sapessi il suo nome, non conoscevo la persona che era Vandervaal. Marven non cercò contatto fisico quando mi salutò, allontanandosi con freddezza e distacco, lasciandomi da sola, davanti al mio destino. Afferrai la maniglia, abbassandola e spinsi la porta verso l'interno della stanza, tremando. Alla fine, pure io, non ero tanto coraggiosa.

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