Ci sono dei giorni di agonia. Dei giorni in cui la fame prende il sopravvento e diventiamo matte. Matte da ucciderci.
Anche io molte volte ero al confine tra la vita e la morte, ma c'erano sempre dei momenti di lucidità in cui potevo riprendermi.
C'erano due mie compagne a cui volevo molto bene, ma di loro conoscevo solo il numero. 3187 e 3198 , erano arrivate dopo di me, ma se n'erano andate prima. Un vortice nero si era creato dentro di me da allora. Buio, angosciante, ripido, infinito.
Erano arrivate qui su un treno, ogni giorno mi parlavano dei bei prati, della loro casa, ormai lontana da qui.
Vivevano in una fattoria, insieme.
Vivevano felici e il proprietario era un brav'uomo.Tutto era tranquillo e il Sole sorgeva la mattina e tramontana alla sera.
Qualche volta di notte sentivano i lupi, ma la fattoria era ben protetta ed essi non arrivavano fin lì.Poi, un giorno, il sangue aveva sporcato la maglia del padrone, e, di lui, era rimasto solo il corpo.
Loro erano rimaste ad aspettare, e quante volte mi ripetevano di questo tremendo sbaglio.Loro sarebbero potute scappare, essere prese in un'altra casa o fattoria, ma erano rimaste lì.
E lì le avevano prese.Portate sul treno e rinchiuse, dopo settimane di viaggio, qui dentro.
Avevamo legato subito.
Ci siamo incontrate poco tempo fa in una di queste celle.
Ci siamo guardate e abbiamo capito che avevamo bisogno le une delle altre. Più volte avevo visto gli occhi delle altre prigioniere, a volte vuoti, spenti, altre volte completamente spalancati, bianchi e tremanti.Ma, i loro occhi sembravano tenere stretti a sé quel piccolo sbrilluccichio di vita, nonostante il dolore e la paura. Erano convinte di poter uscire, possedevano quella speranza spaventosa che prima o poi ti porta alla pazzia.
Questa non era la loro vita.
Era la mia vita.
Io era nata qua dentro.
Era l'unica realtà che conoscevo e l'unico motivo per cui ancora non ero caduta nella follia.Il loro destino era già segnato.
L'unica fortuna che hanno avuto è stata raggiungere la libertà da sole, senza essere toccate o abusate da quelle ombre senza volto né anima.
Senza essere derubate di qualcosa di così prezioso.E mentre tutte intorno a me muiono, io vivo con un'agonia sempre crescente.
YOU ARE READING
Prigioniera n.3174
Short StoryLe campane suonano, no anzi, stridono, urlano, si lamentano. E noi, piano, apriamo gli occhi. Ecco questo è quello chiamatosi mattino. Quello che noi riconosciamo con le voci umane, con l'aprirsi di gabbie e cancelli, con i rumori di passi, i nostri...