Capitolo 4

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-Cosa centrano i vampiri adesso?-, chiesi sempre più confusa.
-Beh, se ti dicessi che esistono, mi crederesti?-, mi rispose cautamente Stefan.
-Io... non ci ho mai pensato...
-Nora, guarda attentamente il mio viso-, mi ordinò improvvisamente Damon.
Io mi voltai istantaneamente verso di lui e mentre lo osservavo attentamente, vidi delle venuzze nere formarsi sotto i suoi occhi, che nel frattempo si stavano scurendo sempre di più. Non sapevo cosa dire o cosa fare e rimasi bloccata a guardarlo.
-Nora, ti giuro che non ti faremo del male-, mi assicurò Stefan con tono solenne.
Non serviva che me lo dicesse: nonostante li conoscessi da poco più di un giorno, l'idea che mi potessero fare del male non mi aveva minimamente sfiorato la mente, sapevo per certo che non erano come i vampiri che avevo visto poco tempo prima.
-Nora, ti prego, di' qualcosa!-, mi pregò Stefan, visto che ormai erano passati quasi 5 minuti dall'ultima volta che avevo aperto bocca: ero completamente rapita dalla trasformazione del viso di Damon. Razionalmente sapevo che avrebbe dovuto farmi paura, ma in realtà ne ero del tutto affascinata. Lentamente, come se fossi in trance, mi avvicinai a Damon, che non accennava a far tornare il suo viso normale. Quando gli fui abbastanza vicina, alzai una mano e gli accarezzai lentamente il volto, sfiorando appena le vene nere sotto gli occhi, poi proseguii verso il labbro superiore, accarezzandolo con lentezza estenuante. Mentre tracciavo il contorno del suo labbro inferiore, lui dischiuse le labbra, facendosi scappare un sospiro, e intravedendo i canini aguzzi, non resistetti all'impulso di toccarne la punta che come se fosse viva, si allungò istantaneamente, pungendomi il polpastrello, fino a farmi uscire sangue. -Nora, che diavolo stai facendo?!-, esclamò Stefan, impreparato di fronte al mio comportamento.
Fece per avvicinarsi ed allontanarmi da Damon, ma non glielo permisi.
-Stefan, devo farlo: voglio vedere se mi posso fidare...-, parlai finalmente, dopo minuti infiniti di silenzio.
Non avevo pensato minimamente a cosa stavo facendo, avevo semplice agito d'istinto, ma appena avevo sentito la puntura sul dito avevo capito che se dovevamo vivere tutti e tre insieme avrei dovuto fidarmi di loro, e quale modo migliore se non quello di vedere se riuscivano a non prosciugarmi? Stefan, non seppe come ribattere alla mia risposta.
–Se succede qualcosa, chiamami.-, disse semplicemente prima di salire al piano superiore lasciandomi sola con Damon.
Nel frattempo il mio dito sanguinante era rimasto appoggiato sopra le sue labbra che si stavano schiudendo, accogliendo il mio dito nell'invitante calore della sua bocca. Lentamente, senza mai staccare gli occhi dai miei, il suo viso tornò normale, ma mi afferrò il polso, impedendomi di spostare il dito dalla sua bocca. Avevo paura di quello che sarebbe potuto succedere, ma vedere il suo viso riassumere sembianze umane, mi fece sperare che tutto si sarebbe svolto per il meglio. Damon, con una dolcezza di cui non l'avrei mai ritenuto capace, mi baciò il polpastrello del dito ferito, per poi farmi un perfetto baciamano e lasciarmi andare, il tutto senza distogliere lo sguardo dal mio.
-Come?-, chiesi semplicemente.
Non servì aggiungere altro, sapevo che aveva capito a cosa mi stavo riferendo.
-I sentimenti profondi, a volte, possono portarci alla morte...-, mi rispose con semplicità e per un istante, nei suoi occhi imperturbabili mi sembrò di leggervi un lampo di antico dolore, ma sparì così velocemente che pensai di essermelo immaginato. Damon si voltò senza aggiungere altre spiegazioni e uscì di casa, lasciandomi da sola in soggiorno. La solitudine, però, durò solo un paio di secondi, visto che Stefan comparve subito al mio fianco, appoggiandomi una mano sulla spalla. Scossi la testa, un modo per scacciare il dolore che mi aveva provocato quella scoperta.
-Mi sembri troppo calma, per aver appena fatto una scoperta simile: sembra che tu sappia già dell'esistenza dei vampiri-, commentò Stefan.
-Credo di essere entrata in una specie di trance... probabilmente tra un po' mi metterò ad urlare cercando di ucciderti...-, risposi alzando le spalle.
-Reagisci in modo piuttosto violento alle scoperte scioccanti, a quanto pare...
-Sapevo già dell'esistenza dei vampiri, ma non chiedermi come ne sono entrata a conoscenza: non mi va di parlarne... Ora, invece raccontami tutto quello che c'è da sapere su voi due e su i vampiri!-, lo incalzai.
Stefan iniziò raccontandomi di come erano diventati vampiri lui e Damon e mi raccontò di Katherine, della sua dieta diversa da quella del fratello e mi disse che anche Caroline era una di loro, mentre Bonnie era una strega.
-Era a Katherine che si stava riferendo prima Damon, vero?-, gli chiesi al termine del suo racconto.
-Già... Ha sofferto molto per lei, è anche per questo che ora si comporta così da stronzo con chiunque, tranne che con te, a quanto pare...
-Sta soffrendo ancora-, mormorai.
La mia non era una domanda, ma una semplice constatazione.
–Vorrei poter fare qualcosa per farlo stare meglio...-, dissi pensierosa.
-Credo che tu, visto il modo in cui ti tratta, al momento sia l'unica a poter fare qualcosa per lui.
-E cosa? Ci conosciamo da poco più di due giorni: dubito che si aprirebbe con me.
-Sii te stessa: vediamo come reagisce...
- D'accordo.
Mi alzai dal divano, presi lo zaino che avevo abbandonato a terra appena entrata in casa e mi diressi verso la mia stanza. Mi diressi in bagno e riempii la vasca, con l'intenzione di farmi un lungo bagno rigenerante. Ero sicura di non temere assolutamente nessuno dei miei cugini, mi fidavo ciecamente di loro, ma in quel momento l'idea di dover alleviare il dolore di Damon mi stava tormentando: non avevo la più pallida idea di come fare. Lui non sembrava affatto il tipo da sfogarsi con una cuginetta appena conosciuta: era più il genere di persone che preferisce tenersi tutto dentro, ma prima o poi sarebbe esploso, ne ero certa.
Mentre ero immersa nei miei pensieri, mi venne in mente la somiglianza di cui mi aveva parlato Stefan tra Elena e Katherine. Damon aveva amato la sua creatrice per secoli, e di sicuro vedere Elena ogni giorno gliela faceva ricordare, ma in quel momento, nel calore della vasca e avvolta dalla luce soffusa di una lampada, mi passò per la mente che forse Damon non l'aveva ancora superata perché era innamorato di Elena. Anzi, non di Elena, ma della sua figura identica a quella di Katherine.
Mi alzai di scatto, uscendo velocemente dalla vasca, bagnando tutto il pavimento del bagno, ma me ne preoccupai appena: dovevo raccontare a Stefan la mia teoria il più in fretta possibile. Mi avvolsi in un asciugamano senza preoccuparmi che mi coprisse a malapena fino a metà coscia e scesi al piano inferiore, andando subito in soggiorno, trovando Stefan che leggeva tranquillamente un libro sul divano.
-A quanto pare per te è impensabile l'idea di non girare mezza nuda per casa, vero?-, commentò Stefan, distogliendo lo sguardo del libro per rivolgermi un sorriso gentile.
-Beh, noto con piacere che ormai non arrossisci più...
-Già, credo che mi abituerò.
-Senti, forse ho capito perché Damon sta ancora soffrendo...-, gli comunicai.
-Davvero?
-Penso che si sia innamorato della somiglianza di Elena con Katherine... Credo che si dovrebbe distrarre con altre ragazze.
-Ti posso assicurare che in fatto di distrazioni con ragazze Damon è il più esperto che io abbia mai conosciuto. Purtroppo non basta così poco: il suo sentimento è troppo profondo. Comunque anch'io avevo pensato che fosse innamorato di Elena, ma mi sono detto che era solo la mia gelosia che mi giocava brutti scherzi, ma ora che lo pensi anche tu...
-Allora che facciamo?-, gli chiesi, completamente senza idee.
-Che facciamo riguardo a cosa?-, chiese Damon, che stava entrando in soggiorno proprio in quell'istante. –Noto con piacere che non hai minimamente intenzione di cambiare abitudini-, commentò lanciandomi uno sguardo malizioso.
Ignorai del tutto il suo commento. -Stavamo decidendo cosa fare stasera...-, rispose Stefan con perfetta non-chalance.
-Già, sai, a Seattle ero abituata ad uscire più o meno ogni sera-, confermai io, inventandomi il tutto sul momento.
-Beh, potremmo invitare i ragazzi a cena qui, che ne dici Damon?-, proposi, dopo pochi secondi.
Ne avrei approfittato per vedere come si comportava con Elena, così avrei potuto sapere se la mia supposizione e quella di Stefan erano giuste.
-Ok, per me non ci sono problemi...-, assicurò Damon.
All'improvviso suonarono alla porta. Stefan si avviò subito per andarla ad aprire e con mio imbarazzo entrò il professor Alaric.
-Ehm... Buon pomeriggio, professore-, borbottai, completamente rossa in viso.
-Buona sera, signorina Stevenson-, mi rispose, cercando in tutti i modi di non soffermarsi sul mio corpo troppo a lungo con lo sguardo.
-Bene, direi che per oggi ti ha vista già abbastanza gente-, s'intromise Damon.
Mi si avvicinò con la sua super velocità e in un secondo mi ritrovai le sue braccia a sostenermi, mentre mi portava al piano di sopra. Mentre salivamo le scale nascosi il viso nell'incavo del suo collo.
-Dio, che imbarazzo! Credo proprio che dovrò smetterla di girare mezza nuda...-, commentai.
-Cerca di non farlo durante dei possibili orari di visita, poi per il resto puoi anche girare completamente nuda, quando ci sono io: non mi da minimamente fastidio, anzi...-, dichiarò Damon, mentre mi depositava davanti alla porta della mia stanza.
- Di' a Stefan di chiamare i ragazzi, intanto io mi vesto.

N.D.A.
Mi scuso profondamente per il ritardo, ma purtroppo non sono riuscita a pubblicare prima di oggi i nuovi capitoli...!

Salvatore's cousinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora