Capitolo 6

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Quando mi svegliai la mattina successiva ero piena di energie e non vedevo l'ora d'incontrare Elena per parlarle della situazione con Damon: magari lei sarebbe riuscita ad aiutarmi a trovare una soluzione. -Buon giorno!-, dissi allegra, appena entrai in cucina.
-Buon giorno, rossa. Vedo che oggi siamo di buon umore...-, commentò Damon, sedendosi.
-Già! La notte mi ha portato consiglio. Mi dispiace molto per come ho reagito ieri sera: so che non mi farete del male, ma questo non significa che non temo tutti gli altri vostri simili, compresa Caroline: mi sembra piuttosto incline a perdere il controllo...
-Si è trasformata poco tempo fa ed è ancora un po' instabile, ma non ti farà del male, soprattutto in nostra presenza-, mi assicurò Stefan.
Gli sorrisi grata.
-Fratellino, la semi nudità della nostra cuginetta non ti mette più in imbarazzo, noto-,commentò maliziosamente Damon.
-Mi ci sono abituato, ormai...
-Io vado. Ci vediamo a scuola, Stefan. A dopo, Damon!-, li salutai, salendo in camera per vestirmi. Decisi di indossare un vestito color pesca leggero, che arrivava un po' più sopra del ginocchio. Afferrai la borsa e le chiavi della macchina ed uscii di casa. Arrivai a scuola un po' in anticipo, sperando di trovare Elena per parlarle. La fortuna, quel giorno era dalla mia parte, e la trovai accanto all'entrata che parlava tranquillamente con Bonnie.
-Elena?-, la chiamai avvicinandomi.
-Ciao, Nora!-, mi salutò con un sorriso dolce.
-Senti, ti posso parlare un attimo? Ciao, Bonnie!-, salutai, mentre mi allontanavo insieme ad Elena.
-Dimmi tutto. Come stai, intanto? Ieri sera a cena sembravi preda al terrore... Stefan mi ha detto che ti hanno raccontato tutto-, la sua voce era premurosa e carica di apprensione.
-Sto meglio, grazie. Ma non volevo parlarti di questo: si tratta di Damon.
Lei sollevò gli occhi al cielo, con espressione esasperata. –Cos'ha combinato 'sta volta?
-Niente, niente, è solo che ieri parlando con Stefan è emerso il fatto che Damon potrebbe essere attratto dalla tua figura perché uguale al suo amore perduto e questo lo fa soffrire ancora molto. Mi chiedevo se tu potresti aiutarmi a fargli superare questa cosa: immagino che ti metta anche un po' a disagio tutta la situazione-, cercai di spiegarle, brevemente.
Tutta la sua dolcezza sparì improvvisamente dal suo volto, lasciando un' espressione fredda e indifferente.
–Lui non si è mai preoccupato dei sentimenti delle persone che lo circondano...
-Ieri sera mi ha fatta ragionare e capire che era sciocco temere lui e Stefan...-, la interruppi, infastidita dal suo atteggiamento menefreghista. L'avevo sempre vista così gentile e dolce e avevo pensato che avrebbe capito e cercato di aiutarmi.
-Lo avrà fatto certamente con un secondo fine a suo vantaggio. E poi mi fa comodo vederlo così preso da me perché sarebbe pronto a fare qualsiasi cosa gli chiedessi ed è sempre utile...-, disse ancora più fredda.
In quel momento provai un profondo fastidio nei suoi confronti e fui assalita dalla rabbia.
-Come puoi pensare una cosa simile?-, dissi alzando inconsapevolmente la voce. –Lui soffre e tu te ne approfitti?
-Lui non prova sentimenti! Ha ucciso mio fratello che per fortuna portava l'anello di mio padre ed è tornato in vita! Ho dei buoni motivi per pensarla così...
-Tutti fanno degli errori!
-Lui ne ha già fatti troppi...
-E tu chi sei per decidere quanti errori possono fare le persone?!
Ormai stavo urlando e delle persone si erano girate a guardarci, ma non m'importava niente: Elena credeva di avere il diritto di sfruttare Damo solo perché le aveva ucciso il fratello una volta!
-Tu non sai niente-, decretò con aria superiore.
Feci un passo avanti pronta a tirarle un sonoro ceffone, quando arrivò Stefan e si mise in mezzo preoccupato.
-Che diavolo sta succedendo qui? La tua soave voce, Nora, si sente dall'altra parte del giardino-, mi disse, con la fronte aggrottata per sottolineare la sua incomprensione di quanto stava succedendo.
-La tua dolce fidanzata pensa di essere il padre eterno che può decidere chi può essere aiutato e chi no-, dissi acida, calcando sull'aggettivo dolce.
-Nora, ora abbassa la voce e spiegami cosa diavolo sta succedendo.
-In questo momento rischio di urlare solo degli insulti e visto che tu tieni a lei, è meglio se te ne riparlo stasera quando, in teoria, mi sarò calmata. Girai sui tacchi e tornai alla macchina, decisa a saltare la scuola per quel giorno. Tornai a casa in pochi minuti e appena chiusi la porta d'ingresso, buttai la borsa a terra e urlai con tutto il fiato che avevo per scaricare un po' di rabbia.
-Che diavolo succede?-, esclamò Damon arrivando davanti a me con una velocità sovrumana con un'espressione preoccupata.
-Scusami, non ti volevo spaventare: ho avuto un pacifico scambio di opinioni con Elena e visto che non ho potuto urlarle contro nel giardino della scuola con Stefan presente, avevo bisogno di sfogarmi...
-Ah... che è successo?-, chiese curioso, calmandosi all'istante, con un tono divertito.
-Mah, niente di che... Elena pensa di avere il diritto di giudicare le persone e di decidere chi può essere o meno aiutato... ah, sì! Le piace anche sfruttare i punti deboli delle persone a suo vantaggio...! Nonostante stessi cercando di restare calma, la mia voce stava iniziando ad alzarsi nuovamente senza che me ne rendessi conto.
-E di cosa stavate parlando, per finire a queste conclusioni?-, chiese curioso.
Ovviamente non potevo dirgli che stavamo parlando di lui.
–Ehm... stavamo commentando un film-, inventai. Dalla sua espressione capii che non l'avevo affatto convinto.
-Ah... deve piacerti veramente tanto come film per averti infervorata così...-, commentò con un sorrisino.
-Già!
-Comunque... questo vestito ti sta benissimo-, dichiarò, prima di lasciarmi un bacio sulla guancia per poi tornarsene sul divano in soggiorno.
Rimasi ferma sull'ingresso, stupita da quella dimostrazione d'affetto, poi scossi la testa e con un sorriso me ne tornai in camera per farmi una doccia e mettermi qualcosa di più comodo. Tornai in soggiorno dopo quasi mezz'ora e trovai Damon intento a sorseggiare un liquido rosso e denso. Appena mi sentì arrivare nascose il bicchiere dietro la schiena, ma con un brivido di paura avevo capito cosa stava bevendo: sangue. Feci involontariamente un passo indietro, quando lui mi si avvicinò.
-Non è come pensi: questo sangue viene da una sacca che ho preso all'ospedale. È di un donatore volontario-, cercò di spiegarmi.
-Ah... quindi voi bevete il sangue dei donatori?
-Solamente io e Caroline: Stefan preferisce fare prelievi a Bambi e i suoi amici del bosco...
-Questo significa che beve sangue animale, giusto?
-Che intuito...!-, disse sarcastico.
Io alzai gli occhi al cielo e preferii non commentare. Mi sedetti sul divano, ma dopo poco mi rialzai, decisa a fare un tour dell'enorme casa.
-Dove vai?-, mi chiese, stupito dal mio salto dal divano.
-Ho deciso di fare un giro della casa, giusto per conoscerla un po' di più...
-Ok, però sta' attenta a non perderti... Al massimo tira un urlo e ti vengo a recuperare-, disse mentre si rimetteva a bere tranquillamente.
Mi ci vollero quasi due ore per vedere tutte le stanze. Rimasi rapita dalla biblioteca, dove c'erano scafali ricolmi di libri lungo tutte le pareti. Mentre guardavo incantata i libri, sentii la presenza di Damon alle mie spalle.
-Li hai letti tutti?-, gli chiesi, senza voltarmi a guardarlo.
-No, ma forse Stefan sì...
-Cavoli: sono centinaia...!
-Già... li abbiamo accumulati nel corso dei secoli.
-Beh... tutto questo camminare in giro per la casa mi ha messo fame...
-Ti preparo qualcosa da mangiare?
-No no, grazie, me ne occupo io.
Mentre mangiavo mi venne in mente un quadro che avevo visto in una delle stanze al piano superiore.
- Damon, tu e Stefan avevate detto di non conoscere mio zio, ma di sopra ho visto un suo ritratto: certo, era vestito come un signore nel rinascimento, però sono sicura che fosse lui...
-Come? Non ci sono ritratti di tuo zio, altrimenti avremmo saputo di avere una cugina... Dove l'hai visto? In che stanza?
-Di sopra, nella stanza di fronte alla tua camera.
-In quella stanza c'è un solo ritratto...-, disse pensieroso. –A meno che... ma no, è ipossibile!
-Ehm, Damon? Stai delirando, per caso?
-Come si chiamava tuo zio?
- Giuseppe Salvatore... perché?
-Dio, non è possibile...
- Damon, che succede?
-Sei proprio sicura che l'uomo nel ritratto sia tuo zio?
-Sì, certo, ci ho vissuto insieme per sette anni! Ma che ti prende?
-Quel ritratto è di mio padre: Giuseppe Salvatore.

Salvatore's cousinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora