Capitolo 11

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La mattina mi risvegliai da sola nel letto, come la volta precedente in cui Damon aveva dormito con me.
Quel nostro piccolo bacio mi aveva scombussolata, ma dopo qualche istante di riflessione, mi convinsi che era successo e che non aveva senso tormentarmi cercando un significato nascosto in quel gesto di affetto, o di amore?
-Buongiorno!-, salutai, sedendomi al tavolo della cucina.
-Buongiorno, rossa...-, mi salutò Damon, scompigliandomi i capelli mentre mi passava accanto per andare in cantina a prendersi la colazione.
-Buongiorno. Dormito bene?-, mi domandò Stefan, con il suo solito sorriso gentile.
-Credo di sì...
-Oggi a scuola non resterai mai da sola: con te ci sarò sempre io, o Bonnie, o Caroline, o Tyler. E Damon controllerà i dintorni. Puoi stare tranquilla.
-Ok...-, mormorai.
L'idea di avere una scorta mi faceva sentire piuttosto a disagio.
-Lasciala respirare anche un po', fratellino: non serve starle sempre attaccati! Puoi anche tenere tutto sotto controllo a distanza-, intervenne Damon, mentre rientrava in cucina con una sacca di sangue.
-Ti dispiacerebbe evitare?-, rispose Stefan, arricciando il naso, vista la sua sensibilità al sangue umano causata dall'astinenza.
-Uff...-, sbuffò Damon, mentre si andava a sistemare in poltrona con un bicchiere di sangue "fresco" in mano.
Mi faceva un po' senso vederlo bere del sangue, ma distolsi lo sguardo senza commentare: la sua natura glielo richiedeva per sopravvivere e qualsiasi mia lamentela non avrebbe potuto cambiare di certo le cose.
Appena terminai di fare colazione, salii in camera mia per farmi una doccia veloce, dopo di ché indossai degli shorts di jeans chiari con una canottiera verde chiaro e delle ballerine azzurre in vernice, visto che quel giorno faceva piuttosto caldo, nonostante l'orario mattutino.
Raggiunsi la scuola in macchina con Damon e Stefan.
Dopo solo 3 ore di lezione, corsi fuori dall'edificio scolastico. Appena girai l'angolo dietro la scuola, Damon mi raggiunse, parandomisi davanti.
-Che succede? Già stanca della scuola?-, mi chiese ironico, con un'ombra di preoccupazione negli occhi.
-Mi sento soffocare lì dentro: mi seguono ovunque! Caroline è perfino venuta con me in bagno!-, esclamai esasperata.
-Stefan non ha vie di mezzo: quando decide di proteggere qualcuno diventa piuttosto asfissiante...
-L'ho notato... Non ce la posso fare per altre 5 ore...!
-Se vuoi ti posso rapire...-, mi propose, malizioso.
-Mmm... proposta allettante...-, commentai, stando al suo gioco. –E dove mi porteresti?
-Nel mio posto speciale...
-La tua camera da letto?-, ipotizzai sarcastica.
-Non è molto speciale, ma se ci vuoi andare, ti accontento all'istante...
-Magari un'altra volta: ora sono curiosa di vedere il tuo posto speciale.
-Bene, allora andiamo-, decretò, porgendomi il braccio.
Camminando a braccetto ci avviammo verso la macchina.
Mentre Damon accendeva il motore, però, gli squillò il telefono.
-Pronto?-, rispose, inserendo il vivavoce, mentre faceva manovra per uscire dal parcheggio.
-Damon, dove sei?-, chiese la voce di Stefan.
Dal tono sembrava leggermente allarmato.
-Sono in macchina, perché?-, rispose tranquillamente Damon.
-Come sarebbe a dire "sono in macchina"? tu dovevi controllare il perimetro esterno della scuola: non trovo più Nora!
Ok, Stefan era decisamente preda di una crisi di panico isterica, così decisi d'intervenire per tranquillizzarlo. –Stefan, sono Nora.
-Nora? Che diavolo stai combinando? Dove sei finita?
-Calmati, fratellino! La stavate soffocando con tutte le vostre "attenzioni", così le ho proposto di scappare per un po'...
-Damon, non è sicuro per lei...-, iniziò a protestare Stefan.
-Con me è più che al sicuro... Ci rivediamo stasera.-, concluse Damon, riattaccando, senza dare la possibilità al fratello di rispondere.
-Non pensavo che Stefan fosse così apprensivo...-, commentai.
-E non hai ancora visto niente...!
-La cosa mi preoccupa, ad essere sincera...
-Tranquilla: quando darà i primi sintomi ti rapisco...-, mi rassicurò Damon, con un sorriso malizioso impresso su quelle labbra così morbide, calde e...
Stop. Fine delle fantasie indecenti su Damon che stavano iniziando ad invadermi la mente.
Passammo il resto del viaggio in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri, il tutto per circa un quarto d'ora. Parcheggiò la macchina all'improvviso, sul ciglio della strada.
-Sarebbe questo il tuo posto speciale?-, chiesi scettica, con un sopracciglio inarcato.
-Non è lontano...
Lo seguii fuori dall'auto e lo vidi dirigersi lungo un sentiero sterrato in mezzo alla boscaglia, che non avevo notato. Accelerai il passo per evitare di perdermi in mezzo alla vegetazione che s'infittiva sempre di più.
-Damon! Io volevo rilassarmi, non scalare una montagna!-, mi lagnai, sentendomi una bambina di 5 anni.
Feci un altro passo avanti, senza guardare dove mettevo i piedi, e presi in pieno una buca, non troppo profonda, ma che, essendo impreparata, mi fece appoggiare male il piede, provocandomi un dolore immenso alla caviglia.
-Ahia! La caviglia! Acciderbolina!-, esclamai, cadendo a terra.
-Che è successo?-, mi chiese Damon preoccupato, inginocchiandosi all'istante accanto a me.
-Penso di essermi presa una storta...-, mormorai, mentre cercavo in tutti i modi di trattenere le lacrime di dolore che volevano uscire.
-Fammi dare un'occhiata...-, propose, scoprendomi delicatamente la caviglia ferita.
Sospirai involontariamente per il sollievo che le sue mani mi davano, mentre mi sfioravano la pelle sottile che rivestiva la caviglia.
-Direi che non c'è niente di rotto, però sta iniziando a gonfiarsi: è sicuramente una distorsione-, decretò sicuro.
-Come fai a esserne certo?
-Segreto da vampiro... Ti ci vuole del ghiaccio o dell'acqua fredda...
Senza darmi il tempo di rendermene conto mi prese in braccio e si mise a correre con una velocità sorprendente, raggiungendo in 2 secondi una raduna dove una cascata si riversava in un lago. Sembrava di essere in uno di quei posti che vengono descritti nei libri di fate ed elfi.
-Wow...-, mormorai, dimenticandomi per un istante delle fitte che mi trapassavano dolorosamente la caviglia.
-Forza, mettiamoti nell'acqua-, disse Damon, appoggiandomi sul prato.
Si inginocchiò nuovamente accanto al mio piede e mi tolse con una delicatezza estrema prima la scarpa, poi mi sollevo nuovamente facendomi sedere sulla riva del lago, per poi farmi immergere il piede nell'acqua fresca che mi procurò subito un sollievo immenso.
-Va un po' meglio?-, mi chiese dolcemente.
-Direi proprio di sì. Questo posto è meraviglioso: sembra un paradiso...-, mormorai incantata.
-Vengo sempre qui quando ho bisogno di staccare la spina per un po' e rilassarmi...
-Questo posto potrebbe aiutare a rilassarsi chiunque, ne sono sicura...!
-Mi dispiace che tu ti sia fatta male, però, anche perché Stefan continuerà a farmi la ramanzina per ore...!-, brontolò Damon.
-Non mi fa più così male...
Damon nel frattempo si era tolto scarpe e calze e si era seduto accanto a me, con i piedi in acqua. Dopo pochi istanti appoggiai la testa sulla sua spalla, sentendomi perfettamente rilassata e in pace col mondo. Lui mi circondò le spalle con un braccio e restammo così per un tempo che mi sembrò infinito.
-Ti va di fare un bagno?-, proposi dopo alcuni minuti di silenzio.
-Come fai con la caviglia così?-, mi chiese dubbioso.
-Ce la faccio. Stai tranquilla, mamma...-, gli risposi prendendolo in giro con una linguaccia.
Mi misi in piedi con un po' di fatica e, cercando di appoggiare il meno possibile il piede a terra, mi sfilai la maglia, restando in reggiseno. Poi mi sbottonai i pantaloni e quando appoggiai il piede dolorante a terra per sfilarli persi l'equilibrio. Mi sarei sicuramente schiantata a terra, se Damon non mi avesse presa al volo grazie alla sua super velocità.
-Stai cercando di romperti qualcosa, oppure è il tuo modo per farti prendere in braccio da me?-, mi chiese sarcastico.
-Allora, vieni a fare un bagno sì o no?-, gli chiesi, guardandolo.
Lui non mi rispose ed iniziò a sbottonarsi la camicia con lentezza calcolata senza mai distogliere lo sguardo dal mio. Quando passò a sbottonarsi i pantaloni mi sentii improvvisamente accaldata e con la bocca secca. Una volta rimasto con addosso solo dei boxer neri aderentissimi che lasciavano poco spazio all'immaginazione, mi si avvicinò con passo felpato e con uno scatto fulmineo mi prese in braccio e si tuffò in acqua. Quando andammo sotto mi liberai dalla sua presa e riemersi qualche metro più in là.
Feci appena in tempo a riemergere che lui mi riafferrò da dietro per la vita facendomi voltare. Faccia a faccia. Occhi negli occhi. Respiro con respiro e movimento con movimento. Labbra con labbra.

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