Mezzanotte. Tempo di tornare a casa. Ti prego, fai in silenzio, non sbattere la porta, non farmi male. So che non puoi restare, so che non ti sentirò arrivare domani e che i tuoi passi assopiranno sempre le lacrime di ieri. So tutto, ormai, quel poco che c'è da sapere sui miei pochi anni, vorrei stupirmi di saper ancora sperare. Sperare rende vecchi, come rughe che piangono i tramonti sui campi, rughe che stringono il tempo come terra fertile, pugni e sguardi che annegano nelle notti là dove muoiono le stelle. Anche la notte ha gli occhi, anche l'inverno piange. Questo penso mentre i tuoi passi mi accecano, allontanandosi. Penso di aver perso il mondo, sento di non toccarti, per sempre, mai più. So di non avere ragioni dalla mia parte, so che sperare rende vecchi, so tutto ormai. So che illudermi uccide quanto la vita illude, conosco gli sguardi trafitti dall'inverno e i pugni sconfitti dalle notti. Lascia che anneghi, lascia che impari ancora, ma prima, amore mio, prima di sparire, ripetimi ancora una volta che neanche tu credi che le stelle possano morire.