Quando dico che una frase, o un ragionamento, è "filosofico", sto dicendo che è preciso.
Se la filosofia possiede qualcosa di davvero importante, di Grande, è la precisione. Voi pensate che con la filosofia si voli lontano, si finisca sulle nuvole, mica come la matematica!.
Nulla di più sbagliato: con la filosofia si torna alla Terra. Voi avete mai visto un numero naturale, che ne so un 3, per strada? Io no.
Però immaginatevi di vedere un gatto.
Io l'altro giorno ne ho visto uno, mentre tornavo a casa. Ero in macchina e pensavo, filosofeggiavo, sulla mia vita, su dilemmi che non risolverò mai, su quelle domande che può fare un bambino a un anziano ma anche viceversa. Insomma guidavo verso casa e pensavo. E di sfuggita, su un terrazzo, ho visto un gatto: una macchia di pelo rosso scuro che faceva l'equilibrista sulla grata alta.
Come ogni dettaglio che mi circonda, in questi momenti di assorta riflessione, anche il gatto diventò parte simbolica dei miei dubbi esistenziali, e mi ci rividi io stesso: un gatto, nella sua macchina, che dondola fra il suo terrazzo e la caduta mortale, fra il quotidiano e il cielo, fra la sicurezza e il tracollo. Sempre in bilico, fra noia, coraggio e vertigini. Così si doveva sentire quel gatto, e tutti i gatti, quando dondolano. E così, nel prestare i miei ragionamenti a quell'immagine e viceversa, mi sentivo io.
Il dondolio di quel gatto sulla ringhiera mi aveva dato uno specchio di me stesso.
Ma non è questa la cosa sensazionale.
Non è perchè quel gatto avesse schiarito chissà quale nebbia dentro di me, quanto perchè in quel momento ho capito davvero, con una certezza intima, cosa provi - e cosa sia - un gatto in equilibrio su un terrazzo. Ho dato dentro di me, in un istante, la visione minuziosa e profonda del gatto che dondola; il concetto perfetto, l'essenza esatta di una situazione concreta. E l'essenza esatta di un gatto che dondola mi sembra molto più complessa di un numero naturale.