Ma lui era lì, con il suo sguardo imperiale che guardava dritto davanti a sé. Sapevo che in realtà voleva guardare me. Io non mi ero vestita da niente, non avevo voglia di sprecare dei soldi per uno stupido costume di carnevale. Lui invece stava così bene. La gente lo guardava stranita mentre passava davanti alla scalinata dove si era seduto, ma non gli interessava di cosa pensavano le persone in quel momento. Voleva solo attirare la mia attenzione e riuscendoci, però, ne aveva attratte anche altre.
Mi guardò con la coda dell'occhio accennando uno di quei suoi sorrisi timidi ed io ricambiai andandogli incontro. Saltai ogni gradino fino a raggiungerlo, e poi superarlo. Mi sedetti un gradino sopra di lui, scostando il suo mantello regale che, probabilmente, se mi ci fossi seduta sopra mi avrebbe tirato una di quelle sue originalissime bestemmie.
"Ehi" mormorai.
Nonostante fosse carnevale, non c'erano carri mascherati o coriandoli ovunque. Si diceva che tutto questo sarebbe cominciato di sera, quando le luci del tramonto cominciavano a sparire anche loro. Ci sarebbe stata molta più gente.
"Allora sei venuta" disse con quegli occhi sorridenti che mettevano allegria anche a me.
Scaltra, gli rubai la corona e la appoggiai sul mio capo. È così che si fa a carnevale: vieni vestito di niente e ti impossessi delle cose della gente. E va bene uguale!
"Già".
Lui non protestò, anzi, mi squadrò per bene e poi gli ritornò il sorriso. Un sorriso che avrebbe detto "A te darei tutto".
Il cielo sopra di noi cambiò dal grigio, al blu notte, e con lui arrivarono anche le stelle. Strano che si vedessero: in città, di notte, non si vedeva praticamente nulla nel cielo a parte qualche aereo e la luna fioca. Intorno a noi il rumore aumentava sempre di più, prese posto altra gente mascherata ed io mi sentivo come... in trappola. Eppure c'era lui che mi guardava sempre con quegli occhi sorridenti che non cambiavano neanche se le ore erano passate e il velo sopra di noi si era macchiato dell'oscurità. Mettevano così tanta sicurezza i suoi occhi che ogni volta non ci potevo credere.
Si rilassò la schiena ed io lo accolsi tra le mie gambe. Potevo sentire i suoi capelli morbidi che mi accarezzavano la gola e il mento. Il tutto mi tranquillizzò, e il mio cuore si calmò. Sapeva sempre come mettermi a mio agio.
Alzai il braccio destro e lo appoggiai sulla sua spalla facendolo penzolare dalla sua parte. Con le mani ci cercammo a vicenda e nel buio ci unimmo. Le mie erano bollenti in confronto alle sue, sembravano di ghiaccio. Eravamo accerchiati dal caos, dalle luci artificiali e dal freddo di febbraio. Eppure io non sentivo nulla di tutto questo. Sentivo solo la sua schiena, i suoi capelli e la sua mano. Un sogno.
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sure of a "maybe" - dreams
Short Storyraccolta di sogni 2017/18/19. 1095 giorni ma solo 8 notti da ricordare.