Angelo

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Fuoco. Un fischietto da arbitro mi gridava nelle orecchie. Il sole, dalla finestra, sembrava spegnersi. La testa mi stava per esplodere. Temevo di morire. Ed io odiavo la morte. Odiavo come esercitava il suo potere sugli esseri viventi, provocava solamente dolore.
Cercavo di tenere gli occhi aperti ma non ci riuscivo, era una tortura anche solo sforzarmi di lasciarli socchiusi.
Iniziai a sentire il ghiaccio, di colpo. Il gelo stava prendendo il posto del sangue e il fuoco si era spostato dal collo in su.
Vidi un angelo dai vestiti sgualciti e scuri, nessuna luce bianca. Mi prese il viso con le mani fredde, disse qualcosa che non compresi e poi premette le sue labbra sulle mie. Non riuscii più a muovermi, ma l'angelo stava lì a guardarmi e a baciarmi ogni parte del corpo. Io non capivo.
"Non lasciarmi."
Sentii quella voce, la mia voce preferita, ma quella volta rotta. Era la sua voce. La voce del mio angelo.
"Ho bisogno di te..." disse.
"Ho bisogno di te..." pensai.
L'angelo mi prese le braccia e le avvolse attorno al suo collo. Mi sentii sollevare dal terreno e poi qualcosa di delicato premermi sulla fronte. Mi piacque pensare che fosse un bacio, o una carezza. Una sua lacrima avrebbe potuto confondermi allo stesso modo.
Questa fu l'ultima cosa che sentii insieme all'arbitro della mia vita. Capii che la sua voce non si sarebbe più aggiustata da sola ed io non l'avrei più potuta sentire mia.

sure of a "maybe" - dreamsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora