Greta mi guardò inizialmente perplessa e nella mia mente insorse la paura che lei avesse potuto dire di no, allora iniziai ad incoraggiarla con un sorriso che scongiurava di essere osservato.
"Sai, c'è mio padre che parlerà tutto il tempo con quell'imprenditore e io rimarrò a guardarli tutto il tempo. Magari se resti ho qualcuno con cui..." inserii una serie di paranoiche scuse per attirarla.
"Si dai, così ti faccio compagnia" disse con tono retorico come se in realtà stesse aspettando che le facessi quella domanda.Nel frattempo arrivò un cameriere, giovane, vestito di bianco e nero. Si avvicinò incerto e stentò a chiedere chi di noi due avesse prenotato il tavolo, quindi mi feci avanti provando a me stessa di saper essere decisa se solo avessi voluto. Gli dissi che eravamo in quattro, lui lanciò un'occhiata fugace alla sala, io capii le sue intenzioni e chiesi se c'erano ancora posti liberi: fece di si con la testa e ci portò fuori. All'inizio pensai che fosse uno scherzo perché non avevo visto alcun tavolo disponibile all'esterno del ristorante: ci sta solo buttando fuori con gentilezza, pensai, poi capii che si era appena liberato uno spazio quando vidi una signora alzarsi dalla sedia e chiedere al marito, o chiunque fosse per lei, di andare a pagare.
Ci stavamo sedendo sotto il porticato in legno quando mio padre mi chiamò per sapere dove fosse il ristorante. Fino a quel momento non avevo badato alla possibilità che in una grande città come quella avrei avuto problemi di orientamento; ebbi qualche attimo di tentennamento, poi alzai lo sguardo verso Greta, che nel frattempo stava guardando con leggerezza il menù e pensai che lei mi avrebbe potuto aiutare. Le toccai la spalla e lei mi guardò con un piccolo sorriso sulle labbra.
"Papà, aspetta, ti passo una ragazza di Milano" gli dissi senza spiegargli tutta la storia che ne stava dietro, evitando discorsi e intrecci vari.
"Si, salve..." rispose lei, con un atteggiamento da donna, quale dimostrava di essere. Accanto a lei sembravo essere più goffa, sbadata; cercavo di assumere il suo stesso atteggiamento sicuro e la sua postura da signora: difficile per una ragazza di paese, forse era questa la colpa che mi rendeva così maledettamente lontana da quello stereotipo di ragazza perfetta. Deragliai con la mente, la studiavo con occhio attento, osservavo i suoi gesti.Diametralmente opposte.
***
Il mattino seguente mi svegliai alle sette in punto senza riuscire a riprendere sonno. L'idea di perdere tempo, coricata in una piccola stanza mentre la giornata prendeva vita, mi infastidiva; d'altronde ero abituata all'orario della scuola, sebbene cercassi di non pensarci. Alla fine mi alzai, con passo felpato presi il cellulare dal comodino e andai in bagno. Il giorno prima Greta mi aveva chiesto se volevo uscire con lei, mi avrebbe portato a fare un giro in città e la cosa mi intrigava parecchio.
Mi sedetti comoda sulla tavolozza del water, portai indietro i capelli arruffati e le mandai un messaggio.
Buongiorno! Mi sono appena
svegliata. Ci vediamo vicino al
Duomo alle 9:00 se per te va bene.
Non conosco altri posti qui...Poco dopo sentii il telefono vibrare, e con lui anche il lavandino, per poco non saltai in aria. Era il messaggio di conferma.
Serena, ringrazia che mia madre
mi abbia svegliata, cosa ti porta
ad alzarti così presto?! Comunque
sarò puntuale, spero ahahaIl silenzio della mattina si riappropriò della stanza, mio padre dormiva ancora e si sarebbe svegliato verso le 9:30. Cercai di non fare rumore mentre iniziavo il mio rito di preparazione: alla fine tutte le mie attenzioni caddero sui capelli che erano l'unica mia spina nel fianco. Prima di entrare nella doccia mi occupai di districare per bene i miei infiniti riccioli rossi, poi munita di shampoo e balsamo passai alla fase successiva; mia madre mi diceva, fin da quando ero piccola, che l'ultimo risciacquo dovevo farlo con acqua fredda, così mi preparai psicologicamente al freddo che avrei provato: allontanai il corpo dal getto gelido ma ogni volta che una goccia ribelle toccava la mia pelle mi irrigidivo e mi contorcevo come una danzatrice del ventre. Non potevo farli asciugare all'aria aperta, utilizzai il diffusore. L'asciugacapelli fece svegliare mio padre.
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PERDERSI #WATTYS2018
Ficțiune generală"Vedere nel futuro il riflesso dei propri sogni spesso è il primo passo verso una grande delusione." Serena e Alberto vivono in un piccolo paesino vicino Palermo. La flemma con cui il loro mondo si muove, lontano dalle frenetiche strade di città, li...