Harleen..

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Gotham city, 11 Gennaio, h 04:56
L'orologio segnava le 04:56 e sebbene mancassero ancora due ore al suono squillante della sveglia, Harleen aveva ancora gli occhi fissi sul soffitto così vuoto e bianco da poterci immaginare qualsiasi cosa la mente le comandasse. I ricordi la stavano divorando dall'interno come larve in un cuore putrido e senza vita,il suo. Non si lasciava andare da anni ormai, nessuna lacrima, solo un sorriso troppo finto per apparire naturale, ma nonostante questo si notasse, nessuno osava oltrepassare quella barriera e lei si domandava il perché. Forse era sbagliata lei, sì...sicuramente era quella la causa della sua tristezza o altrimenti non ci sarebbe stata altra motivazione. Il suo fragile cuore si era fermato da anni, nonostante battesse fisicamente, lei non riusciva a percepire più nessun tipo di emozione positiva, il dolore le stava consumando anche la più piccola parte di anima in cui si potesse provare speranza. L'afflizione per la severità dei suoi genitori che non l'avevano mai capita e sostenuta, quella per la solitudine e per tutti  gli abusi subiti dai suoi coetanei in età adolescenziale l'avevano portata ad essere più sensibile nel percepire le emozioni e i pensieri delle persone e incuriosita da questa sua capacità e dai disturbi della mente umana, decise che avrebbe studiato psicologia. Era convinta che avrebbe fatto carriera, e così fu! Divenne una psicologa di grande successo! Ma per quanto aiutasse la gente con questa sua capacità, lei non riusciva proprio a risolvere i suoi di problemi.
Erano le 5:30 e finalmente la sua anima trovò pace in un sano riposo ristoratore.
Un suono squillante e alquanto fastidioso le risuonava in testa e la costrinse ad aprire i suoi innocenti occhi già pieni di ansia per il suo primo giorno di lavoro a Gotham. Si alzò dal letto per dirigersi in cucina e mentre preparava un bel tè al limone, la sua pelle candida risplendeva davanti ai primi raggi del sole accompagnati dai suoi biondi capelli mossi, leggermente in movimento  a causa di una finestra semi aperta. Finì la sua bevanda e si diresse davanti l'armadio per scegliere un abbigliamento consono per l'occasione e così optò per una gonna a tubino nera accompagnata da una semplice camicia lilla e dei tacchi di un prugna scuro. Si legò i capelli per apparire più professionale, prese la sua cartellina ed il suo cappotto ed uscì di casa. Fuori pioveva ma lei non si stupì minimamente, Gotham è sempre stata  una città  piovosa ed è così che lei la ricorda sin da quando era piccina. Entrò nella sua macchina e in preda al panico per il ritardo di soli 5 minuti, fuggì per le strade ad una velocità non consentita dal codice stradale. Arrivò a destinazione, uscì dalla vettura  e diede uno sguardo all'inquietante manicomio. Un'enorme scritta arrugginita aleggiava sopra la sua testa, "Arkham Asylum" quello era il nome del cupo edificio. Aveva l'aspetto di un tipico ospedale psichiatrico, talmente triste da farti diventare come le persone al suo interno. Fece un respiro profondo per allentare la tensione e superato il possente portone in ferro, entrò...

Salve ragazzi! Io sono Mimì e questo è il primo capitolo della mia primissima storia...spero vi piaccia e se così sarà non esitate a farvi sentire!♥️          

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