Il primo incontro..pt.1

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Gotham city, 11 gennaio, h 8:30
...Rimase lì, dopo aver chiuso il possente portone, a guardare l'ambiente che le si presentava davanti. Restò sbalordita nel notare quanta tristezza e monotonia riusciva a trasmettere quel posto, con quel tipico genere di illuminazione chiara che rendeva tutto più pallido e malato. Davanti a sé un'ampia sala da cui si scorgeva dinnanzi una porta in legno, praticamente nuova e sopra di essa un enorme orologio vecchio stile, disgraziatamente rotto perché sì, in quel luogo il tempo sembrava si fosse fermato da anni e di certo non sarebbe mai più ripartito. Alla sua destra e alla sua sinistra due lunghi corridoi le fecero capire che probabilmente lì risiedevano rinchiusi i suoi futuri pazienti.
Ad un tratto, una voce alle sue spalle.
"Lei è in ritardo di 10 minuti! Ed io sono un uomo troppo impegnato per sprecarne così tanti". Si voltò, vide un uomo alquanto basso e pienotto. Il suo naso aquilino si faceva notare sulla sua faccia, persino di più di quell'orribile sigaro che aveva tra le bagnate labbra e di quei pochi capelli che gli erano rimasti in testa. Harleen pensò subito che il suo essere "tozzo" era direttamente proporzionale alla sua antipatia.
"Si, mi spiace ma purtroppo la pioggia aveva creato un po' di traffico in città.." poi, notando la smorfia nata sul viso dell'uomo, aggiunse "Comunque io sono la dottoressa Harleen Frances Quinzel, ovvero una tra le tre ragazze nominate dallo stato per lavorare in questo edificio a dir poco conosciuto".
La scrutò dal basso verso l'alto.
"Salve, io mi chiamo Willow White, ma mi può chiamare semplicemente "Capo". Il sottoscritto gestisce l'intero edificio da circa 40anni  e ciò vuol dire che qualsiasi cosa i pazienti le faranno o  lei farà a loro sarà immediatamente comunicato a me" poi aggiunse "Nonostante ciò, non ho intenzione di mettermi nei panni di un babysitter quindi le consiglio animatamente di risolvere tutti i problemi e le questioni a modo suo. Qui all'Arkham non si scherza, le sia chiaro."  Rimase talmente scioccata da quel così "caloroso benvenuto" che rispose a quel discorso solo con un accenno di testa, giusto per fargli capire che aveva inglobato ogni singola parola. All'improvviso lo vide camminare affannosamente verso il corridoio destro. "Cosa ci fa lì impalata? Mi segua, avanti! Le faccio vedere il suo ufficio!". Lo seguì e notò che la sua personale stanza era la prima di quell'angosciante tunnel. Entrò. Solo una scrivania  al centro e una serie di scaffali vuoti ai lati. "Questa mattina lei si sistemerà il suo studio a suo piacimento e potrà perlustrare l'edificio per maggiori informazioni. Quando sarà soddisfatta riandrà a casa per pranzare e alle 16:00 in punto l'aspetterò davanti alla porta per presentarle e farle incontrare i suoi pazienti. Le è tutto chiaro?" "Si" rispose secca. "Bene, se ha bisogno sono nella mia stanza" e se ne andò. Harleen rimase sola lì a pensare..uno sconosciuto le aveva appena programmato la giornata...geniale...
Ore 12:00 Ritorno a casa.

Ore 16:00 Ritorno ad Arkham.
"È puntuale..noto che ha capito le regole! Sà dottoressa...ho letto il suo profilo ed ho piacevolmente notato che è una delle migliori psicologhe e psichiatre in paese, quindi ho personalmente deciso di affidarle un solo paziente fin troppo impegnativo persino per il papa, ecco qui la sua cartella clinica. *gliela porge* Ora avrà un quarto d'ora per studiarsela, successivamente due guardie la scorteranno nella cella prestabilita". La donna annuì e si rifugiò nel suo studio al più presto per memorizzare ogni singola caratteristica dell'individuo così da poterci lavorare meglio. Aprì il fascicolo e...
Nome: Non rivelato;
Cognome: Non rivelato;
Sesso: Maschio;
Nome d'arte: Il Joker, il Jolly;
Età: Non rivelato;
Crimine: Assassino pluriomicida  (circa duemila vittime compresi donne, bambini, eroi e poliziotti), astuto ladro;
Segni particolari:Immune ai gas velenosi, ai veleni, alle tossine e al controllo mentale, insensibilità al dolore.
Storia: Non rilevato;
Altro: individuo sadico,burlone, psicotico, perfido, crudele, senza scrupoli, ambizioso, eccentrico, carismatico, estremamente brillante, pittoresco, vanitoso, egocentrico, megalomane, logorroico ed abile manipolatore.
Nota: Tutte le informazioni non sono state estorte dal paziente, ma  intuite da precedenti dottori.

Harleen rimase senza parole nel notare che il suo paziente era proprio la persona che aveva mandato al catafascio la città da più di 20 anni. Tra più di 100 pazienti nell'ospedale, il perfido Willow aveva scelto proprio Il Joker come suo unico paziente. Si sentiva un peso in petto,non per paura dell'uomo, ma semplicemente per paura di dover deludere di nuovo non solo una o due persone, ma l'intera società. Il futuro di Gotham lo teneva stretto nelle mani e, essendo in suo potere, ella poteva decidere se farla cadere ancora di più nel baratro o se farla risalire al suo vecchio valore. Dipendeva tutto dalle sue sedute.
15 minuti dopo...
Un rumore e la porta si aprì. Il capo la invitò ad uscire e, con lo sguardo costantemente basso su un tablet, parlò. "Bene dottoressa, il momento è giunto. Queste due guardie l'accompagneranno dal suo paziente e qualsiasi cosa le servirà, potrà chiederla a loro". Girò le spalle e se ne andò. La timida donna guardò le due guardie..*lesse i nomi sopra medagliette presenti sulle divise* Jason era più alto ed aveva il corpo più esile e slanciato nonostante avesse delle spalle a dir poco possenti, Charlie era più in carne e di qualche centimetro più basso ma comunque sia ella era costretta a guardarlo con la testa verso l'alto. Provò a osservarli entrambi in viso, ma purtroppo gli occhi erano oscurati dall'ombra che produceva il cappello riflettente alla luce. Riusciva a scorgere solo le labbra tipiche di un uomo.
Finì di inquadrarli e si mise a seguirli lungo il corridoio, quando una leggera risata le fece voltare la testa verso la prima guardia..."Chissà cosa avrà da ridere.." pensò.
Giunsero davanti ad una porta in ferro abbondantemente ricoperta da ammaccature. "Siamo arrivati alla cella dottoressa, mi dispiace dirle che sarò costretto ad entrare con lei per inserire la camicia di forza al detenuto". Ad Harleen questa informazione non infastidii molto, come primo incontro le sarebbe piaciuto avere qualcuno accanto a lei, anche per pochi minuti. Ella entrò e successivamente anche il controllore. Un cigolio metallico le fece intuire che la porta alle sue spalle era stata chiusa dalla guardia rimasta fuori. Scrutò la stanza rimanendo perplessa nel vedere che nessuno era presente nella cella. All'improvviso sentì una fredda lama che le minacciava la gola.
A quel punto capì.

Ciao ragazzi, questo è il secondo capitolo. Spero vi piaccia♥️

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