La bambina giocava da sola, come al solito, nel giardino di casa sua. Non aveva fatto molte amicizie in queste poche settimane da quando si era trasferita da una piccola cittadina del Texas in uno dei bei quartieri di Washington. Adorava le bambole,come tutte le bambine di sei anni, ed adorava portare la bici e guidarla per le lunghe strade vuote del suo quartiere. Si vuote,perché il quartiere dove abitava da poco lei e la sua famiglia era molto tranquillo,con gente per bene e giardini di un verde acceso. La piccola bambina ruotava su se stessa tenendo in aria le sue piccole ed esili braccia, con stretta in mano la sua bambola preferita: Katherine. Adorava quella bambola di pezza con capelli dorati,occhi neri dipinti sul leggero materiale, ed il grande sorriso. Era la bambola che suo padre le regalò al compimento del suo primo anno e da allora non se ne separò più. All'improvviso,mentre faceva delle giravolte su se stessa con la piccola bambola di pezza, quest'ultima cadde. Le scivolò di mano senza volerlo atterrando sul verde del prato. La bimba si fermò. Abbassò la testa guardandosi le piccole mani, per poi alzarla e cercare con lo sguardo la bambola. Quando la trovò si mise a correre verso di essa e la prese subito in braccio, stringendola al petto.
《Scusa,scusa Katherine. Non volevo.》sussurrò alla piccola bambola. Sciolse l'abbraccio e la guardò. Guardò che Katherine sorrideva ancora. Sorrise anche lei. Un sorriso bello,sincero. Per questo era la sua bambola preferita. Adorava il fatto che c'era sempre e comunque quel bel sorriso a trentadue denti dipinto sul volto della bambola.
《Per farmi perdonare..Mmh -portò il dito indice sul mento pensando- faremo...faremo un giro in bici!》 Sorrise ampiamente mostrando i due incisivi mancanti. Era così adorabile e tutti la trovavano molto bella e sensibile come se fosse una principessa fatta di porcellana.
La bambina andò nel giardino sul retro e prese la bici. Mise la bambola di pezza sul cestino posato sul volante e partì con essa.
Allo stesso tempo c'era un bambino poco più lontano da casa della piccola,ma sempre dello stesso quartiere. Non erano molto lontani: quattro case li divideva. Il bambino giocava con le macchinine in cameretta, appena tornato da scuola. Le faceva scivolare lungo il freddo muro, sui mobili di legno scuro ed anche per terra. Giocava facendo dei dolcissimi ed incomprensibili versi. Mentre giocava sentì un rumore. Come un qualcosa cadere per terra ed infrangersi. Come..Si! Come un piatto o un bicchiere di vetro. Stava succedendo di nuovo. Per l'ennesima volta i suoi genitori stavano litigando. Buttò la macchinina rossa e nera sul letto e si avvicinò alla porta,aprendola un pò, per riuscire a vedere il corridoio. Ma non c'era nessuno ed i rumori sembravano spariti. Girò il capo e guardò la piccola stanza dipinta di blu ed azzurro, i suoi colori preferiti. Si rigirò verso la porta e vide il suo piccolo cane attraversare il lungo corridoio. Un'altro oggetto frantumato. Il cane scappa. Il bambino si allontanò dalla porta spaventato, come farebbe,giustamente, ogni bambino di sette anni. Un'altro oggetto, un'altro, un'altro ed un'altro ancora. Lui ad ogni colpo si allontanava sempre di più dalla porta fino ad arrivare al muro freddo che, al contatto con la pelle nuda delle braccia gli causò dei brividi lungo la schiena.
《Basta Richard!》 Urlò con voce tremante e spezzata dal pianto la madre per cercare di calmare il marito ,inutilmente, dato che era ubriaco. Il bambino scivolò lungo il muro fino a cadere per terra. Si rannicchiò in quell'angolo sentendosi solo al mondo. Le lacrime gli uscivano sole dagli occhi color blu mare.
《Sei solo una puttana!》sentì l'urlo del padre arrabbiato ovviamente. Il bambino si alzò. Portò le sue piccole manine agli occhi ed asciugò le lacrime che gli bagnavano il volto. Non sapeva che fare. Di stare in casa non se ne parlava. Si guardò in giro per la stanza. Si sentiva rinchiuso, come in una gabbia senza uscite; tranne un'uscita. La finestra. Si avvicinò ad essa è la aprì ,ma ritornò nel letto,prese la macchinina,la mise in tasca ed uscì da quella stramaledetta casa. Era la prima volta che usciva di nascosto,ma di certo non sarebbe stata l'ultima e questo, anche lui lo sapeva.
Camminava da solo per le strade vuote. Una macchina nera sfrecciò accanto a lui facendogli svolazzare i capelli. Attraversò la strada ed arrivo in un specie di bosco. Non ci andava mai nessuno là, tranne lui con suo padre l'anno prima. Guardava i rami degli alberi decorati da foglie verdi e gialle da cui filtravano i raggi del sole. Andando avanti sentì un rumore. Non uno scricchiolio,ma un lamento; come se qualcuno stesse piangendo. Il bambino seguì la voce. Arrivò davanti ad un cespuglio, lo spostò e vide una bellissima bambina con indosso un vestitino lilla,calze rosa chiaro e scarpette nere; con i lunghi capelli nero corvino,gli occhi del medesimo colore e bianca. Bianca e soffice come la neve.
Notò che si teneva stretta la gamba,mentre delle piccole gocce di lacrime le scendevano lungo le guance.
Il bambino si avvicinò. Lei alzò subito lo sguardo impaurita.
《Hei Ciao.》salutò lui avvicinandosi alla bambina.
《Ciao.》disse lei tra i singhiozzi,mentre si puliva gli occhi e stringeva la bambola di pezza con l'altra mano.
《Che cosa ti è successo?》chiese lui guardandola.
《Ehm..》spostò la mano dalla gamba e fece scoprire il sangue che le aveva macchiato le calze rosa cipria. Il bambino rimase sorpreso. 《Mi fa male e non so come fare》piagniucolò lei.
《Tranquilla.》disse lui guardandosi attorno. Non trovando nulla di utile decise di fare un'altra cosa. Si aprì la felpa e strappò un pezzo della propria maglietta per coprire la ferita della bambina.
《No..Non dovevi.》disse lei dispiaciuta.
《Non fa niente. Tanto odio questa maglietta.》mentì lui. Era la sua preferita. Risero. Era questo il suo intento: farla ridere e farla smettere di piangere. 《Okay. Fatto. Ora dobbiamo alzarci così ti accompagno a casa okay?》disse lui.
《Sì, ma la mia mamma mi aveva detto di non parlare con gli estranei.》abbassò lo sguardo lei.
《Ormai mi hai già parlato -ridacchiò lui- comunque piacere, Daniel》le porse la mano.
《Shaylee.》rispose titubante stringendogli la mano.
《Va bene. Adesso alziamoci e ti porto a casa. Tanto non sono un estraneo. Sai il mio nome》 disse furbamente lui. Lei sorrise.
《Va bene.》Daniel prese il braccio di Shaylee e lo mise attorno al suo collo facendola alzare da terra,mentre lei stringeva al petto la propria bambola.
《Mamma quanto sei pesante》rise lui.
《Ma non è vero. In confronto a te sembro una gattina!!》 Risero. Risero. E Risero fino a quando non la portò a casa. Parlarono un po' di tutto e sapevano. Sapevano che da allora non si sarebbero più separati.
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Just Friend
RomanceWashington. Shaylee 17anni è una ragazza che sogna ad occhi aperti. Daniel 18 anni ragazzo misterioso e chiuso. Due amici. Migliori amici che si troveranno in una situazione difficile. Lei amava lui ma incontra Gabriel. Lui scoprirà di amare lei. B...