3-ricaduta

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Vorrei poterti dire che sto bene, ma non è così.
Vorrei dirti che non voglio che tu provi pena per me, ma non capiresti dove voglio arrivare.
Vorrei che capissi il mio dolore, ma non lo capiresti, almeno che non lo provassi.

Non puoi capire, non puoi semplicemente capire i miei problemi, mentirei se ti dicessi che c'è ne solo uno. Il mio corpo risente di tutto questo dolore, lo rigetta, è un intervento a cuore aperto e io sanguino, e molto. Mi chiedo che cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo quando il mio unico desiderio è che tutto questo abbia una fine. Sapevo ci sarebbe stata una ricaduta, ma non pensavo così presto, non avendo sistemato un bel nulla nella mia vita. Ieri mi sono addormentata pregando la morte, e mentre pregavo sentivo una mano che mi rassicurava, persino i morti hanno pena per me, ma non Dio. La domanda che mi ha assalito  in questi anni è  stata perché Dio non fermasse tutto questo nonostante io andassi a letto tutte le notti pregandolo che lo facesse. Come può tollerare che sua figlia provi così tanto dolore? in fondo un padre non farebbe di tutto per sua figlia? Ogni volta è sempre la stessa situazione, mi sento schiacciare da un macigno, il dolore diventa fisico e non più mentale ma la situazione rimane uguale, io non so cosa fare nonostante ci sia già passata. Forse devo pensare a come è iniziata...

Mi trovavo in macchina ma volevo rannicchiarmi e piangere, non potevo,dannazione non potevo. Non potevo farlo perché le persone che mi stanno attorno non si aspettano di vedermi soffrire, non la vogliono proprio vedere una me così, per questo mi sono sempre chiusa in me stessa.

Da giorni sentivo di star combattendo contro una forza più grande di me, che voleva che io mi abbassassi e che mi prostrassi a lei. Forse quella forza era proprio la depressione, che tirava i pugni alla porta, urlandomi di aprire, ma io come una bambina mi nascosi dietro il divano, tappandomi le orecchie e fingendo di essere da sola.

Negli ultimi anni ho pensato che il mio dolore fosse sbagliato, perché mi è sempre stato insegnato che il dolore è un male, ma è davvero così? pensavo che il dolore mi avesse fatto capire molte più cose... forse, proprio come affrontarlo, ma invece mi accorgo di non aver capito proprio un cazzo, perché ogni volta mi ritrovo al punto di partenza non sapendo come fare, eppure è da ormai 6 anni che vado avanti e anche se adesso ho delle cadute sporadiche, sono proprio quelle che mi mettono in crisi e che non so come affrontarle.

La paura non se ne va, è attaccata a un filo legato a sua volta alla mia caviglia, ovunque io vada. Soffrendo per molto tempo, provando dolore ogni notte, è difficile non aver paura anche se a un tratto le cose vanno bene, perché ti sembra una presa per il culo, come quando il topo va a rosicchiare il formaggio e si ritrova schiacciato nella trappola, andiamo, nessuno ti regala del formaggio ed esattamente nessuno ti regala la felicità. Mi sento come se nessuno pagasse per quello che ho passato, e no, non accetto che nessuno paghi, io sono stata male e a questo dolore mi ci hanno portato loro. Oggi è una bella giornata, il sole splende, gli uccelli cinguettano e io sto andando da nonna, a quanto pare l'unico problema qui sono io, l'unica che non riesce ad affrontare la giornata con un falso sorriso.

Vorrei tanto sapere se qualcuno che è stato depresso si è mai ripreso, se ha mai conosciuto la felicità dopo il periodo di buio. Io in questo momento non mi sento felice, per niente. Buffo, mi sono concentrata per anni sull'uscire dalla depressione, tutto per essere felice, e ora che sono qua, non lo sono. Forse sono solo una ragazzina viziata che non si accontenta mai, questo penserete voi e io vi darei ragione sul fatto di non accontentarmi mai, ma non sull'essere viziata, non mi è mai stato regalato niente o meglio, non ho mai accettato regali dagli altri, li trovavo falsi. Perché mai qualcuno dovrebbe farmi un regalo? 

Negli anni mi  sono sentita una cavia, che si studiava da sola per risolvere i suoi problemi; alla fine i miei studi hanno portato a un ottimo risultato, non sento più quel dolore ogni singolo giorno della mia vita. 

Un egoista rimane sempre un egoista, ma un egoista stronzo rimane sempre un vincente.

In questo stupido gioco, dove Dei e fato giocano a scacchi con la vita delle altre persone,non riesco a fare a meno di pensare che c'è in ballo la mia vita, la mia vita è sempre stata un gioco o lo è diventata all'età di quattordici anni? Io, diventata una patetica pedina al gioco degli Dei, manovrata, usata e buttata per semplice noia di esseri superiori. 

Molti anni fa, mentre mi dedicavo allo studio di psicologia per puro piacere personale, lessi una cosa che mi cambiò la vita. "La depressione può essere causata da una forte delusione o da un fatto genetico che si ripete in famiglia"  be che dire io che per anni sono stata presa in giro, delusa e buttata come un calzino sporco, dalla mia stessa famiglia, mi ci rispecchiavo perfettamente in questa ipotesi.
Quando sto veramente male, quando i miei pensieri iniziano ad acquistare peso, e diventano insostenibili, non riesco più a muovermi, sento la mia mano tremare, e il mio corpo schiacciato sotto il peso di questi pensieri. 
Alla domanda: cos'hai? Non so mai che rispondere, so solo che riesco a dire  veramente ciò che provo quando scrivo.
 leggevo la notte perché avendo dormito troppo di giorno non riuscivo a prendere sonno, solo ora mi accorgo che dormivo tanto per non dovermi svegliare e affrontare un altro giorno inesorabilmente 'orribile'.

In questi anni lunghi come la fine del mondo mai arrivata, mi sono chiesta e richiesta, domandata e interrogata sul fatto di essere pazza o meno, ancora oggi me lo chiedo, mi gira in testa questa domanda, perché in questi scenari mi ritrovo sempre io e la mia nemesi a discutere su quanto davvero valesse la mia vita, da una parte lei che mi domandava a ritrosi perché continuassi a vivere, dall'altra io che pregavo ci fosse qualcosa ad attendermi se fossi sopravvissuta al disastro. Quando mi trovo in queste condizioni quella voce continua, continua fino all'alba, per poi ritornare al tramonto,sono realistica quando penso che "non mi lascerà mai".

Questa vita è un incubo che ho saputo affrontare solo dopo aver subito tutto quel dolore sulla mia pelle. Quando mi tagliavo non lo facevo per farmi vedere dalle altre persone o perché avevo bisogno della loro attenzione, ma perché era l'unico modo per far uscire quel dolore da me, era l'unico modo per farlo cessare e quindi prendevo la lametta e premevo più che potevo per poi stritolare la pelle e vedere se usciva il sangue e non mi fermavo finché non mi sentivo appagata da quel gesto, finché quella sofferenza dentro di me non trovasse pace. A distanza di anni non mi pento di quello che ho fatto e non mi vergogno se le persone hanno visto i miei tagli, anche se alcune persone non si meritavano di vedere la mia debolezza. Ho smesso di tagliarmi, ho promesso di non farlo più, e io mantengo sempre le promesse.

Dopo tutto,  posso dare la colpa agli esseri umani, per essere cosi imperfetti, fragili e senza palle nel guardare il mondo com'è veramente, perché se loro non avessero mentito, propinandoci le loro merdate da lavaggio del cervello su quanto fosse bello e meraviglioso il mondo io ora non starei qui a sentirmi diversa mentre provo un dolore completamente normale, circondata da persone che distolgono lo sguardo perché non sanno affrontare una persona sofferente davanti ai loro occhi, è colpa vostra bastardi e passerò il resto della mia vita a ricordare ai vostri figli che la vita non è rosa e fiori, e non lo è mai stata ma che anzi, la vita è un alternarsi di difficoltà e non importa cosa affrontiamo ma come ci rialziamo ogni volta.

Infatti io forse domani mi sveglierò ancora depressa, ma dopodomani io mi rialzerò dal mio letto e questa giornata sarà solo un'altra giornata di merda da aggiungere alla catasta. Continuate a fingere che le vostre vite siano perfette, almeno io so qual'è la differenza tra realtà e finzione.


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