Strade Senza Legge

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Traccia a piacere in 3ª persona.

Titolo: Strade Senza Legge
Nº parole: 827

FiordalisoScrittrice 

Inizialmente Bruno decise di partecipare alle gare anche fuori dalla Campania e dal basso Lazio solo per avvicinarsi alla zona dove suo padre si era creato la fama di onorevole avvocato Borghese. Sperava sempre che un giorno arrivassero le guardie e lo caricassero nella macchina di servizio, portandolo in questura. Sognava che, una volta arrivato lì, qualche collaboratore di suo padre alle prime armi, o, meglio ancora, un avvocato di uno studio avversario, si ritrovasse in questura a doverlo difendere. Un minorenne vestito di nero, con una giacca di pelle e tante borchie sugli anfibi, che somigliava così tanto dall'invincibile avvocato Borghese, che portava il suo stesso cognome e che era appena finito in caserma perché si dilettava nelle corse clandestine in moto.
Poi si rese conto che oltre all'adrenalina; oltre al contatto che sentiva con l'asfalto come se questo fosse vivo; con la sua moto, che avvertiva come un'estensione del suo corpo; oltre al desiderio di sentirsi come l'olio, denso e liquido, vittima del percorso della strada; oltre alla passione, ai rumori, al fumo, allo smog, alle micro polveri, all'odore di benzina pura e di quella bruciata nei motori, ci guadagnava soldi, soldi veri.

Frequentava le gare del venerdì al Metano da quasi due anni ormai, e di Firenze conosceva solo quel quartiere. Stranamente aveva la convinzione che il resto della città lo avrebbe deluso dopo che aveva conosciuto il cuore pulsante, o meglio, il motore rombante, della città culla del rinascimento italiano.
Alla faccia dei giapponesi, con reflex al collo e buste de La Rinascente tra le mani, che scandagliavano il centro in lungo e largo. Bruno era convinto che la vera Firenze fosse proprio quella che aveva vissuto lui. Fosse quella di Novoli, dei suoi rettilinei che sembravano creati appositamente per sfidare i propri limiti, che fosse l'Isolotto, il quartiere popolare, il Viadotto all'Indiano e tutte quelle altre zone di cui la culla della cultura italiana sembrava essersi dimenticata e lavata le mani.

Fu proprio durante una gara al Metano che ebbe il testa a testa più eccitante della sua vita.

Quel venerdì c'era meno gente del solito ad assistere alle gare, forse per la pioggia che scrosciava incessante da ore, forse per i controlli, che si stavano facendo sempre più frequenti, da parte della polizia locale.  Bruno, a differenza della maggior parte della gente, che preferiva evitare pioggia e questura, era attratto da entrambe, per motivi diversi. Non avrebbe rinunciato per nulla al mondo a quella corsa.
Quasi nessuno aveva scommesso quel giorno. Bruno era l'unico, tra i piloti più quotati, abbastanza folle da correre quel giorno, in quelle condizioni. Non valeva la pena scommettere su una gara dall'esito già scritto, secondo gli spettatori lì presenti.
Prima che venisse dato il via, il ragazzo notò di essere osservato da un altro pilota che non aveva mai visto. Non riconobbe né il casco, né la moto, ed era certo che con una motocicletta così bella l'avrebbe ricordata se l'avesse già vista.
Forse non sarebbe stata una gara noiosa come molti avevano preannunciato, si trovò a sperare il ragazzo dando gas in folle.

Bruno perse.
Per un suo errore.
Il pilota avversario, quello sconosciuto, aveva stretto più di lui nell'ultima curva guadagnando quel quarto di secondo che decretò la sua vittoria. Fino a quel momento era stato un testa a testa continuo.

Immediatamente dopo essersi accorto di aver perso gridò, con il suono attutito dal casco integrale, per sfogare la rabbia e l'adrenalina che gli scorreva nelle vene. Scese dalla moto e tirò un calcio a un cassonetto lì vicino con violenza, poi staccò con altrettanta foga la sicura del casco, quasi come se la volesse tirare via.

Il vincitore impennò la sua moto, facendo forza su gambe e bicipiti, davanti ai pochi spettatori. Solo dopo aver finito di fare lo sbruffone si avvicinò al secondo arrivato, senza mai scendere dalla moto. Il pilota sconosciuto pensò che per la prima volta aveva voglia di complimentarsi. L'avversario aveva le palle, aveva la stoffa del campione folle, gli aveva fatto superare molti limiti, grazie a lui aveva corso, probabilmente, la sua miglior gara di sempre. Sarebbero potuti diventare grandi amici. Già preannunciava un futuro di gare tra di loro alla velocità del suono.

Bruno, una volta liberato il volto dal casco, lo lanciò in avanti con un gesto di stizza e si fermò a osservare l'avversario che gli si fermava difronte compiendo il suo stesso movimento.
Il primo arrivato rimase colpito dall'espressione di Bruno. Aveva lo sguardo infuocato, sembrava che stesse bruciando dentro, che ardesse di rabbia e di passione. Il pilota riconobbe lo guardo di colui che viene sconfitto quando non gareggia solo per il bottino.
Anche a Bruno, per un momento, sembrò di guardarsi allo specchio. Solo che difronte a lui c'era una ragazza, una di quelle che avrebbe potuto capire quello che aveva dentro. Una di quelle che se la sua vita non avesse avuto il solo scopo di distruggere suo padre, avrebbe anche potuto amare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 18, 2017 ⏰

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