Era sera tardi, il locale stava quasi per chiudere e il ragazzo vestito da cameriera stava pulendo i tavoli. Terminato quel lavoro ripose lo straccio sullo scaffale dietro il bancone. Era ancora di spalle quando sentí una voce profonda che chiedeva una birra.
«Professor Smith!» salutò il ragazzo.
«Eren, puoi chiamarmi Erwin. Non siamo più a scuola.»
«Cosa posso fare per lei?» chiese Eren.
«Vorrei una birra, non hai capito?»
«Si, scusi. Sono un po' distratto ultimamente.»
«Come mai?»
Eren abbassó il capo e sorrise leggermente.
«Tra due giorni è l'anniversario della morte di mia madre, tutto qui.»
«Mi dispiace.»
L'uomo bevve un sorso di birra dal boccale sul bancone.
«Se vuoi, puoi parlarne con me. Oggi è il mio giorno libero, quindi non vado di fretta» conintuò poi Erwin.
«Ma no, non voglio disturbarla.»
«Nessun disturbo. Appena chiudi il bar, facciamo una passeggiata.»
Eren si sbrigò a pulire tutto e quasi cacciò gli ultimi clienti.
«Mi cambio e arrivo» disse il dirigendosi verso lo spogliatoio.
Quando ritornó, sembrava un ragazzo normale. Quel vestito da cameriera era troppo stretto per lui, ma nonostante questo gli stava bene.
Erwin gli sorrise cordialmente e fece segno di seguirlo fuori dal locale.
«Eren, è venerdí sera. Come mai lavori nei weekend? Non c'è una donna ad aspettarti a casa?» chiese Erwin mentre camminavano uno affianco all'altro.
«Ehm...vede, le ragazze non sono il mio tipo» rispose il ragazzo un po' in imbarazzo.
Erwin sorrise ancora di più.
«Abbiamo più cose in comune di quanto pensassi, ragazzo!»
L'uomo gli diede una pacca sulla spalla e rise.
«C'è un posto dove vado nel mio tempo libero. In realtà intendevo andarci anche stasera. Ti dispiace se ci facciamo un salto?» chiese Erwin aggiustandosi il cappotto.
Eren ci pensò per poco, poi, nascondendo la bocca nella sciarpa rossa, annuí.
I due camminarono fino ad una strada stretta illuminata dalle insegne a neon dei locali e dei pub. C'erano molti ragazzi che conversavano allegramente con delle donne vestite eleganti e degli uomini solitari prendevano posto nei bar per ordinare da bere.
«Dove siamo?» chiese il ragazzo leggermente impaurito.
Un gruppo di ragazzi erano appena passati accanto a loro squadrandoli e sorridendo maliziosamente.
«Tranquillo, nessuno ti farà del male finchè sei con me. La maggior parte dei club in questa strada sono di mia proprietà, quindi dicamo che vengo trattato come il re di questo posto.»
Eren era ancora teso, ma cercò di calmarsi pensando che presto sarebbero entrati in qualche struttura più sicura.
Infatti l'uomo condusse il ragazzo dietro una porta che sembrava blindata. Delle luci blu creavano una scritta poco decifrabile sul muro all'esterno e delle ragazze uscivano ed entravano continuamente salutando Erwin come se fosse un dio.
Quando entrarono all'interno del locale dovettero attraversare un corridoio illuminato da luci opache dove alcune persone parlavano con altre.
Un uomo altissimo con i capelli e la barba biondi li accolse con le braccia aperte.
«Erwin, ti aspettavo!» disse quello.
«Mike, lui è Eren, un mio ex-studente. Eren, lui è Mike. Dirige questo posto quando sono fuori città» spiegò il professore.
"Non ho mai visto un naso più grande", pensò Eren guardando il viso di quell'uomo.
«Erwin, non è un po' giovane per frequentare questo posto?» chiese Mike.
«Ti ricordo che fai entrare anche ragazzine di sedici anni. Voglio solo fargli conoscere quella persona» ribattè Erwin.
Il tipo con il naso grosso non disse nient'altro e li condusse in una stanza isolata dalle altre. Era un salotto arredato con mobili lussuosi e costossissimi; un secchio accanto al divano in pelle conteneva dello champagne immerso nel ghiaccio e una porta vetrata dava l'accesso al balcone da cui ammirare la città illuminata.
Erwin si chiuse la porta alle spalle e fece accomodare Eren sul divano mentre lui cercava dei calici in un mobile.
Pochi istanti dopo qualcuno entrò dalla porta e gli occhi di Erwin si illuminarono. Un uomo abbastanza basso, con i capelli nerissimi e un'espressione seria stampata sul volto, si fermò al centro della stanza. Erwin gli passò un braccio sulle spalle e quell'uomo con i capelli scuri poggiò la testa sul petto del biondo.
«Non mi avevi detto che sarebbe venuta qualche altra persona, Erwin» parlò il corvino con una voce profondissima e piacevole.
«Levi, lui è Eren. Per caso non aveva niente da fare e ho pensato che potreste diventare amici» disse il biondo facendo l'occhiolino ad Eren.
Levi andò a sedersi accanto al ragazzo e aspettò che Erwin porgesse ad entrambi il calice con del vino all'interno.
«Spero per te che non sia minorenne, Erwin.»
«Non preoccuparti. Ha più di diciotto anni. Ed è single» affermò il biondo sedendosi su una poltrona difronte al divano.
Eren salutò Levi con gentilezza e si strinse nella giacca con il volto colorato di rosso.
«Non mi piace lo champagne. Preferisco il vino. Spero non ti dispiaccia, Eren.»
«No, professore, non mi dispiace affatto.»
Levi poggiò il braccio sullo schienale dietro la testa di Eren e lo guardò sorridendo appena.
«Wow, Erwin! Ti chiama professore. Non dirmi che ti piace un tuo studente.» disse Levi togliendo lentamente la sciarpa dal collo di Eren che aveva spalancato gli occhi per la sorpresa.
«Non è più un mio studente. E sai che non porto in questo host club le persone che non mi piacciono.»
Il cuore di Eren batteva all'impazzata, sembrava che stesse per strappare la carne e uscire dal petto. Era veramente imbarazzante per lui quella situazione. Non avrebbe mai pensato di trovarsi in una stanza di un club con un suo ex-professore e un uomo che ci stava palesemente provando con lui. Avrebbe preferito starsene nel suo letto a guardare qualche serie TV carina, ma doveva ammettere che quello che stava accadendo non gli dispiaceva affatto.
«Eren, che fai nella vita?» chiese Levi.
«L-lavoro in un maid café. Si chiama "Titans" e si trova nelle vicinanze del Grand Hotel.»
«Un maid café? Erwin, perchè non l'hai portato qui prima?»
«Ora piace anche a te, Levi?» rise il biondo.
«Potrei sapere qualcosa in più sulla tua vita privata?» chiese poi il corvino rivolgendosi nuovamente al ragazzo con gli occhi verdi.
«Umh, vivo con il mio migliore amico.»
«E i tuoi genitori?»
«Mia madre è morta esattamente tre anni fa e mio padre non si fa vedere da quel giorno.»
«Ah, anche mia madre è morta e non so chi sia mio padre. Ti capisco.»
Eren pensò che con quell'uomo poteva andare d'accordo. Gli piaceva, pensava fosse una brava persona in fondo e che l'aspetto minaccioso era dovuto al suo terribile passato. Inoltre Levi era molto affascinante, come Erwin e chiunque in quel club.
«Cosa fa esattamente qui?» chiese Eren cambiando argomento. Non voleva passare la serata a parlare di sua madre e della sua brutta e noiosa vita.
Erwin rise e sorseggió il vino guardando Levi.
«Avevo vent'anni quando Erwin mi trovó quasi morto per strada. Ero una cattiva persona, rubavo e, ti confesso, ho anche fatto del male alla gente per portare da mangiare ai miei due amici» parló il corvino.
Eren si allontanó di poco perchè in quel momento aveva un po' timore di quell'uomo.
«Tranquillo, Eren. Erwin mi ha donato una nuova vita, non ho piú bisogno di fare il lavoro di prima per sopravvivere» continuó l'uomo accarezzando la guancia del castano.
«E i suoi amici?» chiese Eren.
Erwin si alzó dalla poltrona e si sedette accanto a Levi.
«Sei un ragazzo curioso, Eren. I suoi amici non sono piú con noi purtroppo. Sai, mi sarebbe piaciuto conoscerli. Sono morti il giorno in cui trovai Levi steso per terra con un coltello nella spalla.»
L'uomo biondo bació la scapola di Levi e allacció la sua vita con un braccio.
«Mi dispiace tanto per i suoi amici, Levi» sussurró Eren.
Levi accennó un sorriso e, prendendo il ragazzo dalla nuca, gli fece poggiare la testa sul suo petto. In quel modo i tre erano riuniti in un abbraccio.
Levi posó la mano su quella di Erwin e con l'altra accarezzó i capelli di Eren.
«Cosa sta facendo?» chiese preoccupato Eren.
«Zitto e rilassati.»
Il ragazzo obbedí e si strinse nella giacca.
«Erwin, lui mi piace» disse infine Levi.
In risposta l'uomo biondo mugoló e si addormentó sulla spalla dell'altro.La mattina seguente Eren si sveglió steso sull'uomo che aveva incontrato per la prima volta la sera precedente.
«Ben svegliato, ragazzino» sussurró Levi sbadigliando.
Eren scattó in piedi imbarazzato.
L'uomo biondo si era svestito: adesso portava solo i pantaloni e la camicia sbottonata. Porse una tazza di tè al corvino e lo bació.
«Io vado. Sono rimasto troppo a lungo. È stato un piacere conoscerla, Levi» farfuglió Eren raccogliendo le sue cose.
Prima che uscisse dalla porta, Levi lo chiamó e lo raggiunse.
«Tornerai?»
Eren non ripose, cosí Levi posó le labbra su quelle del ragazzo.
«Credo di si» disse poi il castano sorridendo appena.
Erwin sorrise a quella vista e si offrì di accompagnare Eren a casa.
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Hoshimi
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Lost souls (Attack on Titan one-shots)
Fiksi PenggemarSerie di brevi racconti su tutte le ship dei personaggi di Attack on Titan.