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Evelyn era brava. Cazzo se era brava.
Sapeva toccarmi nei punti giusti, senza cessare di essere provocante neanche per un attimo. Per tutto il tempo che passammo insieme mi fece dimenticare ogni cosa, il perché fossi lì, il mio passato e il mio futuro incerto. Non esisteva più nulla, la realtà era affogata in un turbine di puro piacere carnale.
La rossa era evidentemente molto esperta, mi portò all'orgasmo più di una volta, usando ogni mezzo e lasciandomi talmente stordita da non poter contraccambiare, così mentre riprendevo si mise a masturbarsi di fronte a me, senza smettere di guardarmi nemmeno per un momento.
Evelyn aveva risvegliato in me gli istinti più animaleschi e primordiali, rimasti assopiti per troppo tempo, tanto che nella mia mente non c'era che un unico pensiero: "ne voglio ancora".
Finita la prestazione, torno ad occuparsi di rendermi presentabile, come se nulla fosse successo, medicò il mio taglio e si comportò come una perfetta e servizievole cameriera.
<<Dovrò guardare fra i vostri vestiti e scegliere quelli più decenti, signorina.>> mi disse ad un certo punto.
<<Fai pure, ma non troverai molto... >>le rispondo, indicandole lo zaino.
Lei cominciò a frugare fra le mie cose, borbottando fra sè e sè.
<<Come fate a mettere questa roba?>> mi chiese disperata dopo qualche minuto, tirando fuori una t-shirt talmente logora da risultare irriconoscibile.
<<Ti stupirà con quanto poco può vivere una persona...>>
<<Ecco, ho trovato qualcosa di adatto.>> si illuminò lei, e tirò fuori una gonna nera lunga fino al ginocchio e una camicetta grigia e bianca.
Ovviamente quella roba non era mia ma di mia madre, l'avevo presa dal suo armadio il giorno del suo funerale in mancanza di qualcosa di adatto.
<<Scordatelo, non le indosserò mai.>> dissi ferma.
<<Mi dispiace, signorina, ma ho ricevuto l'ordine di vestirla adeguatamente e questi sono gli unici vestiti intatti nel vostro "guardaroba">>
<<Sono vestiti da funerale>>risposi, marcando l'ultima parola.
<<Mi dispiace dirvelo, ma senza indossare queste non vi verrà servita né la colazione né tantomeno il pranzo.>>
In pochissimo tempo mi ritrovai pulita, più pettinata di quanto non lo fossi mai stata e vestita come al funerale di mia mamma. Mi ero rifiutata di lasciarmi truccare, ma avevo dovuto sorbirmi una lenta e noiosa manicure e più di un trattamento ai capelli. Calcolai che per avere avuto il tempo di fare tutto, sesso compreso, mi avrà svegliato intorno alle sette.
Mentre scendevo le scale che portavano alla sala da pranzo mi sentivo una bambola, qualcun, non so chi, mi aveva prestato un paio di ballerine nere e mi sembrava di camminare a piedi nudi, abituata ad un paio di pesanti anfibi.
Quando arrivai giù Christa era già seduta al tavolo, io mi sedetti nel primo posto libero, ma quel rompicoglioni di un maggiordomo mi rimproverò seccamente<<Quello è il posto del signor Reiss.>>
<<Mangia con noi?>>chiesi stupita
<<Ovviamente no, come le viene in mente?>> rispose sdegnato <<Il signore è in Cina con la sua consorte per affari.>>
Non seppi trattenermi dall'alzare vistosamente gli occhi al cielo
<<E allora, di grazia, dove dovrei sedermi?>>
Senza degnarmi di una risposta mi indicò una sedia, apparentemente non diversa dalle altre.
<<Cosa vi porto signorine?>> chiese Vincent, tornando al solito tono affabile.
<<Per me un the nero, grazie mille.>> rispose Christa: sembrava un manchino da quanto era rigida, la schiena era perfettamente dritta e staccata dallo schienale e teneva le mani giunte in grembo. Immediatamente mi sentii a disagio e scavallai le gambe.
<<E per lei?>> era incredibile quanto disprezzo riuscisse ad esprimere con sole tre lettere, così diverso dal rispetto incondizionato che nutriva per Christa.
<<Uh! Oh...un caffè?>>
Non mi giudicò degna di risposta e si avviò verso la cucina.
D'istinto allungai la mano per prendere un biscotto, ma mentre cominciavo a masticare vidi che Christa non si era ancora mossa. Fu una delle poche volte in vita mia in cui desiderai che la terra mi inghiottisse.
<<Non preoccuparti, mangia tranquilla... >> la bionda si rivolse a me con tono dolce <<Non sei abituata a tutte le regole dell'etichetta, vero?>>
<<Per niente...>> mugugnai fra i denti, cercando di aggiustarmi la gonna
<<Non ti dico che scocciatura è stata impararle...>> aggiunse con lo stesso tono, sembrava star recitando un copione.
<<Se ti hanno insegnato a dire "che scocciatura" invece di "che rottura di coglioni non stento a crederlo! >> non mi trattenni dal dire, e lei scoppiò a ridere, la sua prima reazione spontanea. Dopodiché fu molto più rilassata e naturale.
Vincent ci servì le bevande calde, ma mentre bevevamo l'espressione di Christa si fece seria.
<<Avrai notato che non sei molto benvoluta fra il personale. >>
<<Leggermente... >>risposi sarcastica sgranocchiando un biscotto.
<<Questo perché non mi è mai stato permesso di avere amiche al di sotto di una certa classe sociale, figuriamoci ospiti... >>
<<Mi stai chiedendo di andarmene il prima possibile?>> chiesi, assumendo un'espressione delusa, sebbene me lo aspettassi.
<<Mi... Mi dispiace Ymir, non dipende da me... >>
<<Lo sapevo >> le dissi, con un tono a metà fra il deluso e l'accusatorio <<Sei esattamente come tutti gli altri!>> mi alzai di scatto e mi avvai a passo spedito verso la stanza degli ospiti.
<<Ymir aspetta!>> mi urlò, e sulle mie labbra si dipinse un sorriso sarcastico.
Quella non era la casa delle meraviglie come avevo pensato subito, era la casa delle falsità, ed io, dal momento in cui ero entrata, ne ero la regina.

Stay With Me Tonight || YumikuriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora