Prologo

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19 BBY

Anakin Skywalker correva attraverso i corridoi del Senato come un uomo inseguito da un branco di lupi. Anni di abitudine e confidenza portavano le sue gambe verso l'ufficio in cui era diretto, senza che la sua mente dovesse prestare particolare attenzione. L'edifico, con i suoi tappeti rossi e i muri scuri era completamente deserto a quell'ora della notte, ma il giovane Jedi poteva sentire la Forza urlare per lo spargimento di sangue che era in corso nell'ufficio del Cancelliere. Sangue Jedi, realizzò Anakin, e una sensazione di nausea mista a terrore si impadronì di lui.

Era venuto lì senza un intento ben preciso, a guidarlo solo la logorante sensazione che avrebbe dovuto fare qualcosa, che quella poteva essere l'unica possibilità di salvare Padmè. il pensiero di sua moglie che urlava disperata si riaffacciò indesiderato, ma Anakin lo mise velocemente da parte. In quel momento Padmè era a casa al sicuro, lui aveva cose più urgenti di cui preoccuparsi al momento. Una fra tutte, la scena scioccante che si presentò davanti ai suoi occhi non appena irruppe senza fiato nell'ufficio del Cancelliere.

Palpatine giaceva sdraiato a terra, accanto alla finestra in frantumi, la spada laser viola di Mace Windu che gli brillava a pochi centimetri dalla gola. Un movimento sbagliato e si sarebbe ritrovato senza la testa. Anakin notò con orrore che il pavimento era ricoperto di corpi senza vita di Jedi. Un forte senso di rabbia e tradimento si impadronì di lui, insieme ad un cocente senso di colpa. Avrebbe dovuto insistere ed andare con loro, forse questo si sarebbe evitato.

Anakin si avvicinò alla scena e non potè evitare un conato di ribrezzo alla vista del viso deformato del Cancelliere, dei suoi malvagi occhi gialli e dell'espressione di finta debolezza che non convinse Anakin minimamente. Il Maestro Windu gli fece segno di stare indietro e per una volta, obbedì senza lamentarsi.

"Hai perso!" esclamò Mace rivoltò al Cancelliere.

"Anakin! Te l'avevo detto! I Jedi progettano di prendere il controllo della Repubblica!" gracchiò debolmente Palpatine ed Anakin si immobilizzò.

Era davvero così? Quest'uomo l'aveva sempre sostenuto, era stato al suo fianco fin da quando era arrivato su Coruscant, gli aveva voluto bene, o almeno credeva fino a qualche ora prima. Possibile che fosse sempre stato...

"Ho il potere di salvare colei che ami! Ti prego, non lasciare che lo faccia. Io posso aiutarti!" la voce di Palpatine si infilò maligna nelle orecchie di Anakin e fu molto più difficile del previsto metterla a tacere. Poteva davvero lasciare morire Padmè? Lasciare che il suo incubo si avverasse?

Combattuto abbassò lo sguardo. E ciò che vide lo colpì con inquietante chiarezza. Il tappetto rosso dell'ufficio del Cancelliere della Repubblica era macchiato di sangue, e il cadavere di Kit Fisto fissava ad occhi sbarrati il soffitto. Quel luogo, che più di tutti avrebbe dovuto rappresentare la democrazia e la libertà, era macchiato col sangue di chi aveva cercato di difenderla.

L'unico traditore presente in quella stanza era Palpatine, un Signore dei Sith che non aveva a cuore né la Repubblica, né la democrazia, né tantomeno Anakin. Indietreggiò di un passo, orripilato.

"Mi fidavo di lei!" esclamò. "E... per tutti questi anni... non ha fatto altro..." balbettò Anakin, un inizio di shock che gli rendeva impossibile comporre frasi di senso compiuto. Non si era mai sentito così perso.

"Non ti ho mai mentito, Anakin. Ti prego, fatti aiutare a salvare Padmè!" strillò Palpatine.

Un brivido di paura si infilò nella schiena di Anakin al pensiero di sua moglie che moriva durante il parto. Ma una testarda determinazione lo spinse a rispondere. "Padmè starà benissimo! E non osare usare mia moglie come strumento per i tuoi giochetti di potere! Ho chiuso con tutto questo!"

Lights in the DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora