Il genere umano ha molte debolezze,
ma le due principali sono: incapacità
di arrivare in orario e incapacità di mantenere le promesse.
-Charles BukowskiRicordo ancora il primo racconto che ho scritto.
Avevo sei anni ed ero fermamente convinta che mi bastasse aver studiato appena metà dell'alfabeto e aver letto Pimpi piccolo grande eroe per avere le conoscenze necessarie.
Alla fine la vecchia Nahan si offrì di trascrivere per me.
Non illudetevi, non era niente di speciale. Come ogni altra bambina cresciuta con la prima generazione di principesse Disney le mie fantasie spaziavano dalla povera fanciulla in difficoltà che viene salvata dall'affascinante principe azzurro, a...
No, basta, solo questo. In effetti ero abbastanza monotematica.
Qualche anno dopo, finalmente in grado di scrivere da sola e dopo aver messo per la prima volta piede nel mondo reale, decisi di stilare una lista che chiamai "Motivi per cui non potrò mai essere una principessa".
La sopracitata lista comprendeva i seguenti punti:
1) Gli animali mi odiano.
2) Non so cantare.
3) La mia grazia e raffinatezza sono pari a quelle di un rinoceronte in un negozio di cristalli.
4) Non ho un principe.Ora, credo comprenderete i miei dubbi.
Questo ci porta direttamente a fare un salto temporale di circa sette anni.
Immaginate la scena: ho diciotto anni e il volto pallido appena guarito dall'acne. Il tutto accompagnato da un maglione infeltrito e uno zaino sulle spalle che è troppo di cattivo gusto per essere anche solo vagamente definito vintage.
Di fronte a me non ci sono radure incantate, ruscelli gorgoglianti dove fare il bagno nudi o torri diroccate da usare come scenografia. C'è una triste pista di atterraggio, un malaticcio addetto alle pulizie che si trascina dietro uno straccio ammuffito e un tabellone con gli orari dei voli.
E soprattutto, io sono la cosa più lontana ad una principessa che possa esistere.
Il giorno in cui lasciai Lake Placid fu il giorno in cui ebbi la conferma definitiva che le favole raccontano solamente una marea di cazzate.
Rimasi lì, ad osservare immobile la pioggia che bagnava la pista d'atterraggio a qualche metro da me. Poi il freddo iniziò a trapassare il tessuto leggero del mio maglione e, dopo aver preso un'ultima boccata d'aria fresca, decisi che era arrivato il momento di tornare nella sala d'aspetto.
La vecchia Nahan teneva le mani strette sul grembo e passava nervosamente lo sguardo dalla valigia poggiata accanto a sé al tabellone con la programmazione dei voli. I solchi sul suo viso sembravano più marcati del solito, i capelli grigi erano raccolti a malapena in una coda bassa e le labbra scure si increspavano in un'espressione nervosa. Era preoccupata, ne ero consapevole. Negli ultimi giorni non aveva chiuso occhio, passando le notti a cucinare biscotti che avrebbe buttato il mattino dopo per salvare le apparenze. Non voleva che io sapessi che era in ansia, ma non poteva nasconderlo.
D'altra parte, io ero nervosa quanto lei.
Sedetti sulla seggiola accanto alla donna, forzando un sorriso che lei ricambiò debolmente. Nella sala d'aspetto dell'aeroporto c'eravamo solo io, Nahan, e due uomini in completo nero seduti di fronte a noi. Non che mi aspettassi chissà quale folla, ovviamente. Lake Placid non era esattamente il tipo di città da cui si poteva scappare. Di solito avevi due possibilità: o eri così fortunato da avere l'occasione di andare dall'altra parte del paese per studiare, oppure eri condannato dalla nascita ad una vita monotona e grigia fra gli angusti confini di quel grigio paesino sperduto nei boschi della contea di Houston.
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Ethereal [DISPONIBILE CARTACEO]
RomanceCARTACEO IN TUTTE LE LIBRERIE E STORE ONLINE "Etereo", una parola che esprime qualcosa di bello, puro, delicato. Alex Thompson l'aveva trovata una volta in un libro e subito le era rimasta impressa. Le piaceva il suono, così come il significato. E l...