Capitolo 6 - Solo amici e poi...

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La giornata era trascorsa in modo stranamente tranquillo, nonostante il mio malumore degli ultimi giorni; avevo passato gran parte della mattinata con Ducan, aggiornandolo su quanto mi aveva detto Stevie. Lui era il mio migliore amico e aveva a cuore i Wildcats esattamente come me, per questo decidemmo insieme di riflettere sulla possibilità di rientrare in squadra, non più come giocatori ma nello staff, mettendo così a disposizione la nostra esperienza nell'NBA. Sicuramente, lo stimolo e la possibilità di vedere che i sogni si potevano realizzare era ciò di cui quei ragazzi avevano bisogno e dal momento che né Joel o Parker, né tantomeno Nigel erano in grado di essere un buon esempio, forse per il periodo di tempo che avremmo trascorso a Madison, avremmo dovuto pensarci noi. Ci prendemmo qualche giorno per decidere ma, in tutta onestà, non vedevamo alternativa migliore. In quei giorni, quando tutto sembrava andare al contrario di come avevo immaginato, l'idea di poter essere ancora utile a qualcosa, nello specifico alla mia famiglia acquisita, mi faceva sentire meglio. Ero tornato a Madison per riconquistare Ally e vivere quell'amore senza il quale la mia intera vita non sembrava avere senso ma ora che l'impresa sembrava impossibile, sapere che c'era comunque uno scopo nel mio essere di nuovo in città non mi faceva sentire completamente sconfitto; questo per un Wildcats era lo stimolo necessario.
Ero stato un relitto alla deriva per tutto quel tempo; la mia vita, seppur ricca e piena di successi sportivi e personali, era priva di quella forza che avrebbe sempre mosso il mondo: non cera l'amore e fino a quel momento non mi ero reso conto che non stavo vivendo appieno. Ally era sicuramente il centro di quell'amore che tutto muoveva ma anche mia sorella, Francy e i ragazzi dovevano avere la stessa importanza e stare al centro dei miei pensieri, se davvero volevo vivere nel modo migliore. Non sapevo ancora che quel genere di pensieri stavano facendo di me un uomo; una persona diversa dall'essere egoista ed egocentrico che ero sempre stato. Non c'era più solo il mio bene al centro dei miei interessi ma iniziavo a pensare anche agli altri e questo, forse, era il primo passo verso la maturità.
Ero seduto su una delle poltroncine di vimini sotto al portico del bed and breakfast a godermi gli ultimi raggi di sole prima del tramonto; settembre era ormai finito e con l'arrivo di ottobre sarebbero iniziati ance i primi freddi. Era un miracolo poter godere del tepore del sole in giornate come quella, perché di solito l'arrivo dell'autunno era introdotto da piogge incessanti che potevano durare per giorni interi. Stavo riflettendo su come potevamo aiutare al meglio i ragazzi a migliorare le prestazioni della squadra quando Ally apparve davanti a me, con un piatto di sandwich in mano.
Non credevo fosse in casa perché quando ero sceso dopo pranzo, in salotto c'era silenzio ed ero convinto che in casa non ci fosse nessuno.
- Ciao gangster. – Sorrise – Ti ho portato questi. – Concluse alzando il piatto.
- Principessina, a cosa devo tanta gentilezza?
- Sono quasi le cinque, se non ricordo male a quest'ora di solito ti viene fame.
Sorrisi. Ricordava ancora le mie abitudini, nonostante i quattro anni che avevamo passato lontani e nonostante avesse un fidanzato di cui prendersi cura. In tutto il tempo che rimasi con Ally, furono i suoi piccoli gesti, quelle piccole attenzioni che riservava nei miei confronti, a farmi capire che forse non era tutto perduto.
- In effetti, il mio stomaco stava iniziando a farsi sentire.
- Posso? – Chiese, indicando la poltroncina libera accanto a me e sedendosi senza aspettare la mia risposta.
- In realtà, volevo anche chiederti scusa.
Fui sorpreso e mi ritrovai ad inarcare le sopracciglia, meravigliato, mentre addentavo un panino. Probabilmente Ally se ne accorse perché abbassò gli occhi e inarcò le labbra in un mezzo sorriso sghembo.
- Credo che abbiamo ricominciato col piede sbagliato. Tu sei tornato dopo tanto tempo e io sono stata maleducata.
- Io e te abbiamo iniziato sempre col piede sbagliato, dalla prima volta che ci siamo incontrati. E poi, sono passati quattro anni, capisco se ce l'hai con me.
- Già. Adesso però siamo adulti entrambi e credo che sappiamo tutti e due come ci si comporta. Credo che possiamo riuscire ad essere amici, no?
La guardai negli occhi, quelle profonde pozze blu nelle quali mi era tanto facile annegare, e mi chiesi se sarei mai stato in grado di essere solo un amico di Allison Gallagher, la ragazza per la quale stavo rimettendo tutto in discussione.
Presi aria, indeciso se moderare la risposta o essere diretto e sincero, dicendole che la amavo ancora e che non può esserci amicizia laddove c'è un sentimento troppo forte. Ally però in quel momento mi stava porgendo un ramoscello d'ulivo, qualcosa da cui ripartire, anche se io volevo essere l'uomo della sua vita, non il suo migliore amico.
- Tu credi nell'amicizia dopo una storia d'amore? – Chiesi infine, cercando di essere il più diplomatico possibile.
- Colin, ti prego. Non incominciare...
- Sono solo curioso.
- D'accordo. Se la nostra fosse una situazione normale e se le cose fossero ancora come quattro anni fa, quando me ne sono andata, ti direi di no, che non ci credo. Ma siamo andati avanti, è passato tanto tempo e per il bene comune e per quello che ci unisce qui, credo che dovremmo darci una possibilità.
Come al solito, aveva parlato sinceramente e con calma, la solita che mostrava di avere quando era sicura di ciò che stava affermando.
Ancora una volta, mi stava dando una lezione di maturità e io avrei dovuto imparare sicuramente molto da lei.
- Hai ragione. Anche perché essere amici è meglio di non essere niente, no?
Ally sorrise, stavolta senza retrogusti nascosti dietro a quel gesto.
- E immagino che per Colin Preston "niente" non sia nemmeno da prendere in considerazione, giusto?
- E' proprio vero che mi conosci perfettamente.
Ally rise della mia ostentata sicurezza e io per la prima volta sentii che stavamo pian piano ricominciando.
- Allora, siamo amici? – Chiese infine, porgendomi la mano.
- Oh andiamo, principessina! Non vorrai mica suggellare il patto come le Giovani Marmotte? Sei proprio una bambolina, non sei cambiata affatto!
- Smettila subito di prendermi in giro, sai?
- Altrimenti che fai? Mi sculacci? Guarda che potrebbe piacermi, eh...
- Colin!
Ridacchiai, divertito di quel rossore che gli imporporò le guance. Improvvisamente, ebbi voglia di passare ancora del tempo con lei, così mi feci coraggio e, complice quel patto che avevamo appena stabilito, pensai di continuare la serata soltanto noi due, come ai vecchi tempi.
- Io adesso torno dentro, ti lascio in pace.
- No aspetta. – Dissi.
Ally, ormai in piedi, si fermò e puntò il suo sguardo su di me. Dio se era bella! I quattro anni che avevamo passato separati, le avevano conferito un aspetto più da donna, pur senza tralasciare quella freschezza che avevo sempre trovato nei suoi lineamenti; gli occhi chiari e i capelli biondi e ricci erano ancora gli stessi, solo che aveva preso a portare questi ultimi raccolti in uno chignon sulla testa. Era elegante e sicuramente era dovuto al fatto che la danza era tornata nella sua vita, continuando a plasmarle il portamento. Non avrebbe mai smesso di piacermi e soprattutto, non avrei mai smesso di essere attratto da lei.
- Ti va se ci andiamo a mangiare qualcosa?
- Mi stai proponendo una cena da Francy? – Sorrise lei.
- Forse. O magari un'aragosta sul lago. Ti va?
Ally sembrò pensarci su. Sicuramente pensava ad Adrien e a chi lasciarlo, dal momento che non mi sembrava di aver visto suo padre nei dintorni. Era strano; Ally era a Madison da sola, nonostante avesse un bambino così piccolo. Il padre doveva sicuramente essere molto impegnato per scegliere di non stare accanto alla sua compagna e a suo figlio.
- Perché no! – Decretò alla fine. – Però dobbiamo passare da Francy, devo lasciarle Adrien. Sai sembra che le aragoste non siano adatte per i bambini. – Sorrise ancora e io mi beai di quell'inaspettato buon umore. Era ancora Ally, nonostante qualcosa le intristiva lo sguardo; avrei capito cosa, di questo ne ero certo.
- Lasci un bambino a quella donnaccia? – Sorrisi anche io, improvvisamente leggero.
- Vuoi forse cullarlo tutta la sera tu?
- Andiamo subito da Fran. Io e i bambini non siamo propriamente affini.

Il ristorante era con la vista su uno dei due grandi laghi che lambivano la città; c'era poca gente e le candele sui tavoli erano l'unica fonte di illuminazione che potevamo utilizzare. Non intendevo fare un'uscita romantica con Ally, non ero il tipo e non avevamo bisogno di quello, in quel momento. Avevo davvero voglia di mangiare un'aragosta e quello era il miglior ristorante della città, quindi avevo scelto per pura gola, senza secondi fini. Il viaggio nella macchina di Francy era trascorso tranquillo, chiacchierammo soprattutto del tempo e di quante cose erano cambiate da quando avevamo lasciato Madison.
Ci accomodammo al tavolo indicato dalla cameriera e Ally si trincerò dietro al menù; sapevo che si sentiva in imbarazzo perché era strano ritrovarci seduti uno di fronte a l'altra a dividere una cena. Non era mai successo, nemmeno quando stavamo insieme. Avevo fatto parecchi sbagli, durante quell'anno che passammo insieme, tra questi quello di non aver mai invitato fuori la mia ragazza, perché ero troppo preso dai Wildcats e da me stesso per poter pensare a cosa faceva bene al mio rapporto con Ally. Se mi guardavo indietro potevo vedere una ad una tutte le mancanze che avevano portato allo strappo decisivo nel nostro amore.
- Un penny per i tuoi pensieri. – La voce di Ally mi riportò alla realtà e non potei fare a meno di sorriderle. Quella era il genere di frase che le avrei detto io, di solito.
- Stavo pensando che non abbiamo mai avuto una vera prima uscita, io e te.
- Come no? Mi hai invitata alla partita dei Fighters! – Rise lei e io non potei fare altro che scuotere la testa e darmi mentalmente del cretino. Quattro anni fa il basket occupava tutto il mio tempo e la mia testa e non lasciava spazio a nient'altro, nemmeno alle cose altrettanto importanti.
- Ero un pessimo fidanzato, eh?
- Fidanzato? – Ally rise di gusto. – Colin, quattro anni fa se ti avessi definito "fidanzato" saresti scappato a gambe levate.
- Hai ragione. Probabilmente avrei lasciato Madison! – Confermai ridendo.
- Comunque, non mi interessavano le definizioni. – Confesso alla fine lei, mentre la cameriera ci chiedeva se volevamo ordinare.
Io optai sul serio per l'aragosta ma Ally non volle saperne e preferì un'insalata.
- Non ti interessavano, sul serio? – Continuai, non appena la cameriera si allontanò dal nostro tavolo e fummo di nuovo soli.
Ally fece spallucce e forse, per la prima volta, vidi un velo di nostalgia incupirle il volto.
- Ero innamorata di te, Colin. Volevo stare con te e non mi importava se preferivi chiamarmi fidanzata, amica di letto o frequentante.
- Non sei mai stata solo un'amica di letto.
- Lo so. Credimi, sul serio so perfettamente che cosa ci univa e so che non era soltanto sesso. Io ti amavo ma sono un'altra persona adesso.
- Lo dici come se fosse una cosa brutta.
- Cosa? Che ti amavo o che sono un'altra persona?
- Entrambe le cose.
Ally prese un sorso di vino dal calice che le avevo riempito, poi si fermò a guardarmi, come a riflettere sulla risposta da darmi.
- Innamorarmi di te è stato molto facile. Vorrei dirti che era facile anche starti vicino ma non è stato assolutamente così. Non avrei mai voluto lasciarti, Colin. È stata una scelta che mi ha spezzato il cuore.
- E allora perché lo hai fatto? Insieme avremmo potuto cambiare le cose.
Ally annuì ma non era affatto certa di quel consenso. Non credeva ad una sola delle parole che avevo appena pronunciato e forse, aveva ragione. Ero troppo preso dalla squadra e dagli affari da concludere con i Kazoo e i messicani per poter avere la testa lucida a sufficienza per poter pensare di uscirne.
- Se non avessi visto come ha vissuto mia sorella per aver scelto di restare con Douglas, forse potrei anche credere che a noi due sarebbe andata diversamente. Ma avevo troppa paura di perderti e non potevo permettermi di ricominciare da capo un'altra volta. Avevo appena smesso di fare la ballerina professionista, avevo rivoluzionato la mia vita e forse era proprio quello il motivo per cui mi sono innamorata di te. Ero vulnerabile e avevo paura che se avessi continuato a dar retta alle tue scelte insensate, alla tua vita senza regole, alla fine mi sarei ritrovata da sola un'altra volta.
- Sì, capisco cosa intendi.
- Tu però alla fine ce l'hai fatta. Sono stata felice di vederti in tv, alla conferenza stampa di presentazione dei Chicago Bulls.
Era potuto accadere soltanto perché era stata lei a spingermi a farlo; era stato grazie al coraggio che Ally aveva mostrato di avere mollando di nuovo tutto per accettare quel posto alla Coppelia School Dance se anche io avevo capito che dovevo decidere come continuare a vivere la mia vita.
- Se ti dicessi che se sono entrato nei Bulls è solo grazie a te, risulterei troppo patetico?
Ally rise di gusto. Quella cena stava diventando estremamente piacevole; stavamo parlando di noi, cercando di capire i nostri diversi punti di vista della stessa relazione e provando ad appianare la collina di silenzio che si era creata durante tutti quegli anni trascorsi lontani, che avevano fatto sì che rancore e incomprensioni ci allontanassero ulteriormente. Non riuscivo a credere che finalmente potevamo avere un confronto, da persone mature, che sapevano di aver condiviso qualcosa e che avrebbero comunque avuto sempre un legame speciale. Era il punto da cui saremmo potuti ripartire per costruire qualcosa di nuovo e, ne ero certo, non meno intenso di quello che avevamo avuto.
- Colin Preston, dimmi subito qualcosa di arrogante o sconcio, altrimenti giuro che stento a riconoscerti! – Commentò lei, mentre le nostre pietanze furono servite.
Quella volta fu il mio turno di ridere; Ally era sempre la stessa ragazza ironica che voleva avere l'ultima parola e io ero felice di averla ritrovata.
- Mi sei mancata sul serio, però.
- Anche tu. Ogni singolo giorno della mia vita, per i dodici mesi successivi alla mia partenza.
- Mi dispiace non averti mai cercata. Eravamo tutti e due a Chicago e sarebbe stato così facile...
- Non sarebbe servito a niente, Colin, lo sai anche tu. Ero decisa a non volerti più assecondare.
Annuii e ingollai un sorso di vino anche io. Nonostante l'aragosta fosse dannatamente buona, improvvisamente avevo lo stomaco chiuso e non avevo più tutta quella gran voglia di mangiare.
- Lo so. È per questo che hai messo al mondo un figlio, no? Per non assecondare più nessuna mia richiesta.
Ally mi guardò stranita. Forse non avrei dovuto tirare fuori l'argomento, forse era pronta a parlare di noi ma non della sua relazione attuale e del suo bambino. Ero troppo curioso di sapere come era successo, come aveva fatto a scegliere un altro uomo per fare un figlio, dimenticandosi quanto forte fosse il legame che ci aveva uniti.
- Che stai dicendo?
- Adrien. Il tuo bambino. Cioè... Tuo e del tuo compagno.
Sbottò in una risata che raramente le avevo sentito fare, come se avessi detto la cosa più ridicola del mondo.
- Pensi davvero che Adrien sia mio figlio? Dio, questa è davvero bella! – Disse e continuò a ridere.
- Ok, potresti smetterla per favore? Inizi ad essere irritante.
- No, seriamente: tu hai davvero pensato che Adrien potesse essere mio?
- Non vedo perché no...
- Gesù, Colin! Sei davvero peggiorato con l'età!
- Vorresti spiegarmi, di grazia?
- Colin, Adrien è il figlio di mia sorella e di Adam. Mio nipote!
Improvvisamente, un enorme peso si levò dal mio petto e il mio cuore riprese a battere regolarmente, mentre l'aria tornò a gonfiare i polmoni e la speranza ad alimentare la mia anima. Adrien non era il figlio di Ally, che sì era fidanzata ma non aveva altri vincoli importanti. Non era tutto perduto, lo sapevo!
- Oh... Io credevo che...
- Non ci penso proprio a fare un figlio a ventiquattro anni! E poi, non sono nemmeno sposata!
- Non ci sarebbe niente di male, comunque.
- A fare un figlio?
- Sì. Se hai una relazione stabile e ami la persona che ti sta affianco, perché no?
Ally ridacchiò di nuovo, stavolta con un pizzico di amarezza.
- Jordan non sarebbe dello stesso avviso.
- E Jordan sarebbe il tuo uomo?
- Sì ma non lo dire con quel tono. La fai sembrare una cosa brutta.
- Scusami se non faccio i salti di gioia, a saperti con un altro.
- Colin, ti prego. Siamo solo amici, no?
- Giusto, scusami.
- Comunque, per adesso non ci sono bambini in vista, per me. Ma c'è un matrimonio! E prima che ti metti strane idee in testa, non è il mio!
- Che vuoi dire?
- Samaire si sposa la settimana prossima. E sono certa che vorrebbe che ci fossi anche tu.
Samaire si sposava. E al suo fianco, ancora una volta, non c'era mio fratello, l'unico che a mio avviso meritava davvero di renderla felice. Non era giusto essere geloso di Samaire, sapevo che Adam era una brava persona, era il mio professore al liceo ed era un tipo a posto. Ma io avevo visto Sam e Douglas insieme e gli occhi di lei, assieme ad Adam, non avevano mai brillato come quando guardava mio fratello. Sapevo anche però, che se fosse dipeso da lei, non ci avrebbe pensato due volte a scegliere Douglas ma quella scelta non era neanche pensabile, dal momento che lui se n'era andato all'altro mondo e l'aveva lasciata col cuore a pezzi, a rimettere insieme i cocci. Adam l'avrebbe resa felice solo perché Douglas non poteva più farlo e inevitabilmente mi venne da pensare a me ed Ally. Io non ero morto, anzi, forse mi ero salvato la vita quattro anni prima e non potevo permettere che a regalarle la felicità che meritava fosse qualcun altro. La storia delle sorelle Gallagher era troppo simile, non poteva andare così, non per Ally almeno.
- Certo, ci sarò. Non potrei mai mancare al matrimonio di Marylin.
- Ancora quello sciocco soprannome? Se ti sente che la chiami ancora così, ti fa lei un occhio nero, stavolta!
- Non posso farne a meno. Quando affibbio un soprannome, è per sempre. Dovresti saperlo, principessina.
- Comunque, la cerimonia sarà domenica prossima al bed and breakfast, alle sei. Mettiti un bel vestito e porta con te la tua faccia da schiaffi.
- Puoi giurarci, è mia fedele compagna da ventisei anni, ormai.
Ally sorrise e poi mi propose di uscire. Non avevamo praticamente toccato cibo, io perché troppo sconvolto da tutte quelle rivelazioni, lei chissà per quale astruso motivo. Assecondai la sua richiesta, pagai la cena e uscimmo.
L'aria era piuttosto fresca e vidi Ally incrociare le braccia attorno alla vita, per cercare di ripararsi. Quasi senza pensarci, mi sfilai la giacca e gliela misi sulle spalle, senza che lei ebbe tempo di dire nulla. Vidi i suoi occhi fissarsi su di me, mentre si fermò all'improvviso, come colpita da quel gesto.
Anni prima, le avevo dato la mia felpa e non l'avevo più riavuta indietro.
- Non dovresti continuare a prestarmi le tue cose per ripararmi dal freddo, sai che poi potrebbero non tornare indietro.
Eravamo incredibilmente vicini, come non lo eravamo da anni, non solo fisicamente ma anche e soprattutto con il cuore.
- Potrei non volerli riavere.
- Colin, perché mi fai questo?
- Perché faranno sì e no dieci gradi e stai morendo di freddo? – Provai a scherzare, anche se la vicinanza e le mie mani sulle sue spalle confondevano entrambi.
Ally chiuse gli occhi e poggiò la sua fronte alla mia. Il suo profumo, quella strana fragranza di zucchero e cannella, si incastrò di nuovo nelle mie narici, dove era stato per un anno e da dove era mancato per molto più tempo. Baciarla sarebbe stato facilissimo; era vulnerabile, in quel momento e se io avessi voluto, avrei potuto approfittare di quel momento per farle capire che la storia dell'amicizia era solo una stronzata, che io e lei eravamo fatti per stare insieme e amarci tanto da sentire dolore nel petto. Ma non era il momento. Se avessi baciato Ally su quel pontile, avrei di nuovo rovinato tutto; avevo riacquistato la sua fiducia soltanto nel pomeriggio, sarei stato un coglione a sprecare un'occasione così importante come quella di farla innamorare di nuovo di me soltanto perché avevo una voglia incredibile di baciarla, fino a farla restare senza respiro.
- Accompagnami a casa, gangster.

Loveless - #Wildcats Serie Vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora