Capitolo 4

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Costanza era rientrata nella roulotte piangendo, cose per lei davvero insolita, poiché odiava mostrare le proprie debolezze alle altre persone, per cui col tempo era riuscita a ridurre al minimo il coinvolgimento delle ghiandole adibite alla produzione di lacrime e ciò che lei provava. Ma quel sistema che per tanti anni aveva funzionato si era polverizzato in una sera, anzi, in una manciata di minuti. Poco prima, stava svolgendo il suo numero nel grande spettacolo come non aveva mai fatto. La "Rosa di Halfeti" aveva lasciato tutti a bocca aperta per lo stupore, come lei aveva sperato e per questo aveva lavorato così duramente; si era presentata al pubblico come una ballerina di danza classica, con tanto di body e calzamaglia neri, i capelli legati in una crocchia elegante con un nastro nero e addirittura le classiche e scomodissime scarpette con la punta rigida, anch'esse nere. Era lì, al centro del palco, con gli occhi di tutti, ma non si permise neppure per un attimo di cadere preda dell'ansia; poi la musica era partita e l'incanto aveva avuto inizio. Era una musica classica, dolce, e i suoi movimenti lo erano altrettanto, fluidi, precisi, che denotavano come in realtà il suo fisico mingherlino fosse atletico e asciutto. Improvvisamente, tutto a un tratto la musica era cambiata; non più accompagnata da una dolce melodia delicata ma da una musica dal forte carattere del rock irlandese, anche i suoi movimenti erano cambiati repentinamente, adattandosi. Senza che il pubblico vedesse, aveva fatto "apparire" nelle sua mani alcuni pugnali di bella fattura, che lei usava soltanto per gli spettacoli. Aveva continuato la sua danza, con i suoi amati pugnali come compagni di ballo, lanciandone alcuni mano a mano sui bersagli posizionati dai suoi compagni addetti all'allestimento del circo. Come previsto, non una delle armi mancò il centro esatto del bersaglio, e ad ogni colpo andato a segno faceva eco un fiume di applausi. E mentre il pubblico batteva le mani per accompagnare quel ritmo così selvaggio e insolito, Costanza vide con la coda dell'occhio Luke, posizionato in prima fila che la guardava; il suo cuore aveva fatto una capriola dalla gioia, e la semplice vista di quel meraviglioso essere, le diede la giusta grinta per balzare fino alla parte opposta del padiglione con la stessa agilità di una tigre, con in mano l'ultimo pugnale. Mento alto, schiena perfettamente dritta, aveva preso un respiro profondo ed era partita; appoggiandosi ad una mano sola aveva fatto una ruota e poi, leggera come una farfalla, aveva terminato con una capriola per finire a terra elegantemente accucciata, mentre il pubblico guardava strabiliato l'ultimo dei suoi pugnali, lanciato in volo, conficcarsi esattamente al centro del bersaglio. Costanza si rialzò, e dopo un istante di silenzio, il tendone parve esplodere, mentre veniva investita da uno scrosciare di applausi che pareva non avere fine. Annette le si affiancò e, dopo averle preso la mano per tirarla in alto assieme alla sua, invitò gli altri artisti a presentarsi sul padiglione, per un ultimo saluto al pubblico, che pareva non voler terminare il mare di applausi. Annette li presentò uno a uno, con la sua voce morbida e dolce come il miele, ma gli occhi di Costanza erano fissi su quelli di Luke; ma notò, con una punta di fastidio, che gli occhi del ragazzo non erano nei suoi, ma osservavano Annette, un lieve sorriso che gli increspava il volto. E fu con un'enorme confusione interiore che lo vide alzarsi per avvicinarsi al centro del padiglione. Costanza con il cuore che le batteva ad una velocità esorbitante, lo guardò afferrare il microfono più vicino, e poi la sua voce riempì il tendone:" Buonasera a tutti voi, artisti e non! Sono qui, stasera, perché desidero chiedere una cosa molto importante ad una persona speciale!" Costanza lo guardò sbigottita, osservò i suoi ricci castani ondeggiare, le sue rosee labbra dischiudersi per parlare, e lei divenne sorda a qualsiasi altro rumore che non fosse la sua voce. Lui si inginocchiò, e dalla tasca della giacca tirò fuori una magnifica rosa rossa. "Vuoi essere la mia ragazza, Annette?" Se fino ad un attimo prima il cuore di Costanza batteva fin troppo velocemente, ora pareva essersi fermato definitivamente, concedendole l'alternativa che lei avrebbe preferito a quello che stava accadendo. Poi d'improvviso riprese a battere, mentre il tendone si faceva sfocato ai suoi occhi, e il mondo attorno a sé iniziava a ruotare vorticosamente, e lei sprofondava, tirata a terra dalle fredde mani della disperazione. La sua mente era affollata da voci, urla dei dannati e dei demoni loro carnefici; solo una nota limpida sovrastava il caos che regnava, la voce di Luke che pronunciava la parole che lei sperava di sentire fin da quando lo aveva conosciuto ad una delle persone che più odiava. La rabbia lasciò il posto ad una calma fredda, mortalmente fredda, mentre le pareva che un velo si fosse scostato dai suoi occhi, permettendole di vedere tutto con una lucidità e una chiarezza mai sperimentate. Dal suo viso non traspariva nulla del caos che si era formato dentro di lei, e fu con quegli occhi vuoti che vide Luke e Annette, tuffatisi l'uno nelle braccia dell'altro, immergersi in un bacio appassionato dal quale non parevano voler riemergere. Una voce dentro di lei, forse l'unica che era rimasta in qualche modo abbastanza lucida da poter prendere decisioni sensate, le suggerì di andarsene e anche alla svelta. Concordando con la vocina, tentò di muoversi, ma le gambe cedettero e lei si ritrovò a terra, schiacciata dalla folla festante di pubblico e artisti, tutti volenterosi di congratularsi con i due novelli innamorati. Rivolse uno sguardo alle persone attorno a lei, ma nessuno si sporse a raccoglierla; dopo una decina di secondi passati a terra come un'animale, schiacciata dalle persone, vide un giovane dagli spettinati capelli rossi con le punte nere avvistarla. Costanza chiuse gli occhi, per tentare di placare quel dolore insopportabile che sentiva dentro di sé, e a malapena avvertì le due braccia forti che la sollevarono. Sentì le voci dei suoi amici Law e Vik, i più fidati, chiamarla. In un attimo se li ritrovò affianco, e stabilendo di essere abbastanza sicura di riuscire a stare in piedi da sola, pregò il ragazzo dai capelli rossi di posarla a terra. Alzò lo sguardo su di lui, e vide la sua faccia lentigginosa, con due impressionanti occhi verdi annuire, per poi posarla e affidarla all'aiuto dei suoi amici. Guardò il giovane, lo ringraziò e, mentre i suoi compagni le dicevano che così imparava a volersi sforzare troppo, lo guardò girare la schiena ed avvicinarsi ad un uomo dall'aria seria. Le pareva averli già visti, ma in quel momento non ricordava o non voleva ricordare. E così, liberatasi anche dei suoi amici, era corsa nella sua roulotte dove aveva finalmente dato sfogo a tutto quel dolore che premeva per uscire da dentro lei.

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