Le intenzioni di Gabriel, quella mattina, sarebbero state di rimanere nel letto, avvolto nelle coperte come una sottiletta in un involtino di carne, per poi alzarsi nel momento in cui i bisogni primari del suo corpo avessero avuto la meglio. Ma tutte le buone intenzioni di Gabriel riguardanti come impiegare la mattina, andarono a farsi benedire nel momento in cui preso il cellulare per rispondere alla chiamata vide sullo schermo la faccia corrucciata della foto che Gabriel aveva fatto a Donovan a tradimento. Arrivò in centrale ansante, la camicia che aveva pescato al volo prima di uscire tutta stropicciata e in mano i resti della ciambella alla marmellata che aveva mangiato per non andare al lavoro digiuno. Donovan gli si avvicinò, con la faccia scura come un temporale:" Milton! Dove accidenti eri finito?! Il tuo turno iniziava mezz'ora fa!" Gabriel strabuzzò gli occhi sconvolto. "Ma non è vero!" "Pensi che fare tardi la sera ti giustifichi nel fare tardi la mattina per entrare al lavoro?!" Con sommo sconcerto, Gabriel si accorse che molte delle persone nella centrale stavano ascoltando quella sfuriata nei suoi confronti, per di più assolutamente ingiusta, e il giovane decise di far sentire le sue ragioni. "Donovan, ho ancora il foglio con tutti i miei turni della settimana, e ti assicuro, anzi adesso te lo faccio anche vedere, che dovevo entrare alle 13, oggi, non alle 9!" disse Gabriel, fissando i suoi occhi verdi in quelli scuri di Donovan. La faccia di quest'ultimo, durante la difesa di Gabriel si era scurita, sembrava quasi volerlo incenerire con lo sguardo; e il giovane rimase piuttosto allibito quando il suo volto si distese in un sorriso che si tramutò presto in una risata, seguito dagli agenti lì presenti. Nel vedere lo sguardo sconcertato di Gabriel, un altro agente all'incirca della sua età decise di venirgli in aiuto:" Tranquillo, il vecchio Donovan fa così con tutti i suoi nuovi sottoposti, o almeno quelli che gli stanno simpatici, ormai è una tradizione. Stai contento, almeno sei entrato nelle sue grazie." Gabriel rivolse a tutti uno sguardo ancora scioccato, e sottovoce aggiunse borbottando:" Sì, ma io potevo starmene a dormire, dopo che ieri sera mi hai portato a vedere quello spettacolo..." "Basta brontolare, ragazzo, almeno puoi continuare ad investigare sul nostro caso. Ed effettivamente aveva ragione, perché era dalla sera precedente che sentiva qualcosa che non tornava, come se mancasse un ultimo tassello per trovare il fantomatico assassino. E c'era una parola che gli ronzava stranamente in testa;"Halfeti". Ma ancora non ne sapeva il perché. Purtroppo ogni proposito di fare ricerche, venne bruscamente interrotto da una telefonata.
Annette non era mai stata così felice come la sera precedente, quando Luke le si era finalmente dichiarato, e per di più davanti a tutti! Si sentiva appagata, soddisfatta, e uno dei motivi che la rendevano così felice, era che finalmente aveva ottenuto una degna piccola vendetta verso Costanza, la persona che più odiava al mondo. Quando aveva scorto il suo viso la sera precedente, si era dovuta trattenere per non mettersi a ballare una danza della vittoria; la lurida piccola stracciona era a pezzi, lo si vedeva e, anche se lo sguardo gelido che era venuto dopo la rabbia e l'incredulità iniziali l'aveva spaventata, non ci aveva più pensato. E ancora ripensava a come, dopo aver salutato il suo Luke con la promessa di vederlo la mattina all'alba nella sua lussuosa roulotte, era andata da Costanza per portarle la terribile notizia che Missandei, la giovane piccola amica della sua comunità, era scomparsa in circostanze misteriose. Costanza l'aveva guardata allibita e shoccata, poi un barlume di comprensione si era fatto strada sul suo volto. E la ragazza aveva finalmente capito chi era lei. Annette l'aveva riconosciuta fin dal primo momento in cui Costanza si era presentata per cercare lavoro; e d'altronde le sarebbe stato impossibile scordare i biondi e fluenti capelli e gli occhi chiari della ragazza che aveva ucciso suo padre.
Suo padre, quando lei aveva circa dieci anni, aveva l'abitudine di portarla con sé durante le ispezioni nei territori nuovi che voleva acquisire, e quel giorno lei lo vedeva particolarmente contento, chiaro segno che avesse fatto un ottimo affare. Nel posto acquisito da suo papà, c'era altre gente, molta altra gente, tutti vestiti con stoffa colorata che era una gioia per gli occhi. Ad Annette piaceva quella zona, c'era il fiume con l'acqua limpidissima e freschissima, come aveva appurato infilando in acqua un ditino tozzo. Stavano discutendo, papà e quei signori dai vestiti colorati. Ma c'era una ragazzina poco più grande di lei, a suo parere, chela colpì molto. Era giovane, eppure i suoi occhi chiari sembravano quelli di un'adulta; era in compagnia di un signore molto anziano, e in braccio teneva una bimbetta. Ad un certo punto vide il vecchio sputare sulla giacca nuova del suo papà, e subito dopo alcuni compagni di papà avevano preso il vecchio e avevano iniziato a picchiarlo. Annette era sconvolta: suo papà non faceva certe cose! Decise di avvicinarsi un pochino, proprio nel momento in cui, la ragazzina bionda dagli occhi azzurri, si faceva avanti per aiutare l'anziano. Dopo svariate urla e botte anche alla ragazzina, finalmente entrambi si erano liberati. E la ragazzina aveva guardato suo padre con gli occhi traboccanti di un odio così profondo che Annette si era sentita vacillare. Quella ragazzina era pericolosa, lo sapeva, la malvagità fatta persona. "Signor Lanning, dobbiamo andare!" Alla fine suo padre l'aveva ripresa per un braccio ed erano saliti in macchina, mentre tutte le persone dai vestiti colorati li guardavano andare via, le facce livide di rabbia.
Annette non se ne era dimenticata. E appena aveva saputo la morte di suo padre e del ritrovamento della rosa nera sul luogo del delitto, aveva saputo con certezza che l'assassina era stata Costanza. E alla fine aveva deciso di vendicarsi a modo suo,tanto quei poliziotti della centrale erano degli incapaci. Pensò a Missandei, a come era stato facile rapirla e alla rabbia di Costanza. Sapeva che provocarla poteva non essere la cosa migliore, ma la sua mente non vedeva e non voleva vedere altre alternative. Tanto non avrebbe ucciso la ragazzina, l'avrebbe solo tenuta un po'nascosta in un armadio accanto al padiglione del circo, tanto quando non c'erano gli spettacoli non c'era mai nessuno, lì dentro. Rise fra sé e sé. L'alba era passata da cinque minuti, Luke doveva essere in ritardo. Un'ora più tardi, dopo averlo cercato pressochè ovunque, chiamò la polizia in preda al panico. Dopo la telefonata radunò tutti gli artisti. E si accorse con sommo sconcerto che qualcuno mancava all'appello. La Rosa di Halfeti.
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La Rosa di Halfeti
Short StoryIn un' Inghilterra degli anni '60, un misterioso assassino passa indisturbato da una vittima all'altra, con un unico segno di riconoscimento: una rosa nera.