3

1.1K 82 20
                                    

«Sto per entrare e ficcarti questo panino su per il cul-...»

«ZAYN, È DI MIA SORELLA CHE STAI PARLANDO» lo sgridò Lus tirandogli un colpo da qualche parte.

«Ahia! Io volevo sol-...»

«Sta zitto per l'amor del cielo» cantilenò disperato l'altro tornando a concentrare l'attenzione su di me.

«Megan per favore, devi mangiare qualcosa...apri la porta» disse battendo dei leggeri colpi su di essa.

Erano ormai più di due giorni che non uscivo dalla mia stanza se non per andare in bagno e sgranocchiare qualche avanzo. I miei capelli e le mie occhiaie erano ridotte in uno stato pietoso e non parlavo con qualcuno da un'eternità, lentamente ed egoisticamente mi stavo autodistruggendo. Lui mi stava distruggendo. Non mi aveva né chiamata né cercata e iniziavo seriamente a pensare che se ne fosse tornato in Inghilterra, dopotutto era venuto fin qui per me, no?
Il solo pensiero di non potergli più stare accanto mi provocò una nuova ondata di lacrime amare che presero a scorrere veloci lungo il mio viso.

«Apri questa porta prima che la butti giù e non sto scherzando» ordinò di nuovo mio fratello con fare autoritario.

Mi asciugai velocemente le lacrime con il dorso della felpa e aprii la porta che venne immediatamente spalancata dai due uomini di casa.

«Mio Dio sei una schifezza» esordì il moro facendo una smorfia disgustata nella mia direzione.

«Come ti senti?» domandò preoccupato mio fratello riservando un'occhiataccia al suo ragazzo.

Posò sul mio letto un vassoi colmo di cibo ovviamente non cucinato dai due. C'era della pasta, del pollo e persino una porzione di cheesecake alle fragole.
Alla vista di tutte quelle prelibatezze il mio stomaco iniziò a brontolare e senza pensarci due volte iniziai a divorare tutto ciò che potei, ero davvero affamata.

Non appena ebbi finito sentivo l'umore già nettamente ristabilito e mi godetti la semplice compagnia dei due per tutto il pomeriggio. Fecero veramente di tutto pur di strapparmi un sorriso e gliene ero grata, ne avevo bisogno. Avevo bisogno di persone come loro nella mia vita, soprattutto di Lucas.

«E quando a otto anni bruciammo la coda del gatto per vedere se si consumasse come una candela?» esordì Lus reggendosi la pancia con una mano dalle troppe risate che avevano contagiato anche me.

«Oddio si, l'avevo completamente dimenticato» biasciacai tra una risata e l'altra seguita a ruota dai due.

«Voi due siete matti da legare» disse Zayn da finto indignato.

Di tutta risposta gli feci la linguaccia e mi allungai a peso morto tra di loro. In quel momento rappresentavamo l'emblema della famigliola perfetta, tutto ciò che avrei voluto per mio figlio ma che non avrei mai avuto.

«Aaaallora mammina, quando andiamo a vedere il nostro pargolo?» domandò estasiato il moro con un luccichio emozionato negli occhi.

«Oh già, tra poco dovrebbe scoprirsi il sesso, non è così piccolo amore dello zio? Eh si, proprio così piccolo giocatore di hockey dove lo zio ti costringerà a prenderne parte» cantilenò con voce infantile rivolto al piccolo rigonfiamento sulla mia pancia.

Scossi la testa rassegnata e sorrisi serena nel constatare che nonostante tutto mio figlio avrebbe sempre avuto al suo fianco persone che lo avrebbero amato incondizionatamente oltre me.

***

I giorni successivi trascorsero sereni finché non venne il momento di recarsi a lavoro. Avevo già saltato diversi turni e non potevo permettere di perderne altri, non adesso.

Indossai la divisa e mi recai a piedi al ristorante. Quella sera il locale non era particolarmente affollato e non faticai eccessivamente come pensavo, anzi, forse il mio fisico iniziava addirittura ad adattarsi e a prendere il ritmo. Mi sentivo carica ed euforica come non mi capitava da mesi e, dopo il turno, presi una decisione che mai avrei concepito come possibile.

Camminai per le strade buie della città fino a Lomas Street dove un'imponente hotel a cinque stelle si estendeva per metri e metri incorniciato da una siepe ben curata. Entrai titubante e una volta davanti la receptionist mi bloccai, non sapevo esattamente cosa avrei dovuto dire e soprattutto se fosse ancora fisicamente lì. Per quanto ne sapevo poteva anche essersene andato, dopotutto non lo avrei biasimato.

Aprii bocca per pronunciare il suo nome ma, prima che potessi farlo, udii degli schiamazzi familiari alle mie spalle che mi costrinsero a voltarmi.
La scena che mi si presentò dinanzi mi fece chiudere lo stomaco come in una morsa d'acciaio e le gambe iniziarono a tremare dalla collera.

Lui era lì, a due passi da me e con una bionda siliconata sottobraccio che rideva a tutto ciò che diceva. Lei rideva alle battute dell'uomo che fino a pochi giorni prima aveva attraversato l'oceano solo per vedermi, solo per me.

Vidi i due mi scrutarmi come se fossi una sorta di creatura mitologica, in particolare Harold. I suoi occhi percorsero velocemente il mio corpo fino ad inchiodarsi sul mio volto in fiamme e stanco per il lavoro appena concluso.

«Che ci fai qui?» disse finalmente dopo minuti interminabili di silenzio.

«Niente, stavo solo per commettere l'errore più grande della mia vita. Buona serata» gracchiaiai ironica raggiungendo a grandi falcate l'uscita principale.

«Ma lei non sarà mica...»

«Sta zitta Darlene, Meeegg!» urlò lui interrompendo le parole della bionda non appena iniziai a correre verso casa. Non mi voltai e continuai imperterrita la mia gara contro le lacrime nel gelo della notte.

Corsi per svariati metri finché annebbiata dalla fatica e dalle lacrime fui costretta a rallentare. Ero sfinita.

Il cellulare prese a squillare impazzito ma declinai ogni suo tentativo di contattarmi e, infine, decisi di spegnerlo. Sicuramente si sarebbe potuto divertire meglio senza avermi tra i piedi, anzi, senza averci tra i piedi.

Questa era la vita per lui: belle donne ogni sera, hotel lussuosi e tanto divertimento sfrenato.
Non pannonini, omogeneizzati e rigurgiti ovunque, noi non facevamo parte dei suoi piani come lui, inizialmente, non faceva parte dei miei.

«Mi prenderò sempre io cura di te» sussurrai con voce rotta abbassando la testa verso il piccolo puntino che giorno dopo giorno stava crescendo dentro di me. Una nuova ragione per andare avanti.


SPAZIO AUTRICE

Holà!
Che stronzo Harold, rimpiazzare la nostra mammina in questo modo e sotto il suo naso, non se lo merita secondo me. Siete curiosi di conoscere il sesso del bambino? E se vi dicessi che nei prossimi capitoli tornerà a farsi vivo un'altro personaggio? Curiosi? Stay tuned!


Alla prossima ❤

Ig: redkhloewattpad/ _saradevincentiis

Chat With Stranger 2 | HSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora