Capitolo 3.

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Ora mai erano giorni che Timothy non si faceva più vedere, ne a scuola o tantomeno in caffetteria, prima passava spesso a prendere anche solo un bicchiere di Caffè, invece, ora è completamente sparito. Colin stranamente sentiva una sensazione di vuoto, non gli era mai successo prima. Conosceva quel ragazzo da poco e avevano scambiato qualche parola solo in rare occasioni, eppure sentiva solo una forte attrazione verso di lui, voleva stargli vicino, perchè quando succedeva sentiva come se nessuno potesse fargli del male.
Quella sera il ragazzo aveva appena finito il suo turno in caffetteria quando si chiuse alla meglio nel gubbino e sciarpa e tornò al dormitorio. L'orario pomeridiano era faticoso, si finiva sempre veramente tardi e il pensiero che il mattino dopo si sarebbe dovuto svegliare presto a causa delle lezioni lo destabilizzava ancora di più.
L'aria era fredda. La strada era lunga da percorrere e a quell'ora non c'era nessuno che passava per quelle strada di montagna. Fece un lungo sospiro, accellerando il passa, non si sentiva mai al sicuro quando percorreva quelle stradine. Un rombo di motori iniziò a provenire alle sue spalle, il ragazzo fece a meno di girarsi, continuanando a camminare. La moto lo superò di qualche metro per poi fermarsi in mezzo alla strada, ancora con i fari accesi. Colin si pietrificò, non sapeva cosa fare. L'autista si girò verso di lui guardandolo attraverso il casco. Il ragazzo si paralizzò non riuscendo più a muoversi. Non aveva paura stranamente ma solo incredulità. Dopo qualche secondo il ragazzo si riprese e tornò a camminare per la sua strada, ignorando di gran lunga il motociclista. Dopo qualche metro l'uomo in moto riprese il suo cammino Stavolta andando a passo d'uomo e mettendosi vicino al ragazzo, il quale sorride. <<Hai intenzione di seguirmi fino al dormitorio.>> Disse Colin continuando a guardare davanti a se.
L'uomo sulla moto si fermò e dopo alcuni passi Colin fece la stessa cosa, portò le mani al casco e lo tolse facendo cadere i lunghi capelli scuri sulle proprie spalle. Sorrise e guardò il ragazzo ormai fermo vicino a lui. <<Io pensavo di darti un passaggio.>>
Colin sorrise. <<Davvero?>>
L'uomo sulla moto annuì soddisfatto.
<<Non ti fai vedere per giorni e ora sbuchi dal nulla dicendo di volermi dare un passaggio?>>
L'uomo sorrise. <<Vero scusa, ma sapevo che avevi il pomeriggio e il pensiero che dovevi tornare da solo non mi piaceva molto.>>
<<L'ho sempre fatto e non mi è mai successo nulla.>>
<<Non si sa mai..>>
<<Timothy..>>
L'uomo alzò gli occhi al cielo. <<Sono stato via per questo non mi sono fatto vedere.>> La voce seria fece quasi raggelare il sangue nelle vene al ragazzo.
<<E questo spiega la tua assenza in questi giorni e invece come spieghi il modo in cui sei andato via l'ultima volta che ci siamo visti?>>
Timothy abbassò gli occhi sul casco appoggiato sulla sella. <<Non posso darti una spiegazione scusa..>>
Colin sorrise distogliendo gli occhi dal ragazzo davanti a lui. <<Sai non è che io ti creda molto quando hai detto che sei andato via in questi giorni e non dandomi spiegazioni non è che io possa avere questa gran fiducia in te..?!>> La voce tranquilla e calma del ragazzo fece pietrificare Timothy.
<<Ci sono cose che non posso dirti o tantomeno spiegarti.>> Queste poche parole di Timothy, fecero calare il silenzio fra i due. Colin con gli occhi rivolti al ragazzo davanti a se, né scrutava ogni movimento mentre l'altro continuava a torturarsi le mani e guardare il casco.
<<Posso sapere se questo incontro è casuale o realmente sei venuto qui solo per me?>> Chiese all'improvviso Colin. Timothy sorrise dolcemente. <<Volevo vederti, mi mancavi.>>
Il più piccolo alzò gli occhi al cielo. <<Va bene per ciò che non mi puoi dire, ma per favore per quello che mi dici almeno cerca di essere sincero okay?>> Timothy alzò gli occhi sul ragazzo visibilmente arrossato a causa dell'imbarazzo. <<Sarà fatto.>> Sorrise continuando a guardare il ragazzo davanti a se, il quale prese il casco dalle mani del ragazzo in moto e lo indossò, allacciando il cinturino sotto il mento. Fece qualche passo in avanti salendo in sella alla moto dietro a Timothy. Gli agganciò fermamente le braccia intorno alla vita stringendo il corpo dell'uomo al proprio.
<<Non sono ancora partito e già hai paura?>> Timothy mise avanti la moto senza partire.
Colin sorrise. <<Non ho paura, è solo che forse questa è l'unica occasione che ho per stringerti a me.>>
Timothy spalancò gli occhi, incredulo a quelle parole dette da Colin. Tolse il cavalletto e iniziò ad accelerare.
<<Dove vuole che la porto mia principessa?>>
<<Chiamami ancora principessa e te la faccio vedere io la principessa.>> Disse con tono seccato il piccolo. <<Dove vuoi..>> Aggiunse con un filo di voce Colin, poggiando la fronte sulla schiena del ragazzo davanti a lui.
<<Preferisci principe?>> Chiese partendo per poi poco dopo accelerando.
Colin sorrise. <<Preferisco che tu mi chiami per nome.>>
<<No.>>
<<Perché?>>
<<Mi piace dare soprannomi.>>
Colin attese qualche secondo prima di rispondere. <<Motivo in più per chiamarmi per nome.>>
<<Cosa?>>
Colin alzò gli occhi al cielo, guardando i capelli di Timothy volare al vento. <<Non voglio essere come gli altri.>>
<<Ma infatti non sei come gli altri.>>
<<Sei contraddittorio sai?>>
Timothy sorrise. <<No, sei tu che non capisci. Io do soprannomi alle persone che mi piacciono di conseguenza tu saresti l'unico ad averne uno.>>
Colin spalancò gli occhi, stringendo quel corpo semifreddo al proprio con più forza. <<Allora puoi chiamarmi come vuoi..>> Disse con un filo di voce il più piccolo.
<<Principessa.>> Asserì con entusiasmo Timothy.
<<Perché proprio principessa?>> Sbuffò il piccolo.
<<Mi piace l'idea di te in pericolo è io che corro a salvarti.>>
Colin scoppiò a ridere. <<Non posso crederci che tu l'abbia davvero detto.>>
<<Perché?>>
<<Ma quanti anni hai? Quindici? Davvero credi ancora a queste cose?>>
Timothy divenne improvvisamente serio. <<Ho ventisei anni e si credo ancora a queste cose e ribadisco che l'idea di te in pericolo e io che corro a salvarti mi piace.>>
Il ragazzo fece un lungo sospiro. <<Non ti farei mai correre alcun pericolo per me.>>
<<Perché?>>
<<Non mi piace l'idea di te in pericolo a causa mia.>>
L'uomo sorrise. <<Tu non capisci che correrei qualsiasi pericolo pur di salvarti.>>
<<Come puoi dire queste cose solo dopo poche volte in cui abbiamo parlato?>>
Timothy sorrise dolcemente prendendosi qualche secondo per rispondere. <<Hai qualcosa di diverso principessa..>>
<<Cosa?>> Chiese curioso il piccolo.
<<Non lo so. So solo che non riesco ad ignorarti.>>
Colin si strinse ancora di più a lui. <<Non devi farlo.>> Si voltò verso la strada guardando le macchine scorrere vicino a lui. Ci fu qualche minuto di silenzio, in quale Timothy si destreggiò fra le macchine, slittando fra una e l'altra.
<<Dove mi stai portando?>> Chiese curioso il piccolo.
Timothy sorrise entusiasto. <<Domani devi per forza andare ai corsi dell'Università?>> Chiese di rimando.
<<Posso anche saltarli, non è un problema.>>
<<Perfetto.>> Asserì contento l'uomo accelerando. Dopo ancora qualche minuto la moto di fermò di colpo davanti ad una piccola casetta di montagna. Timothy si rimise dritto e Colin lasciò andare il ragazzo guardandosi intorno. La piccola casetta di legno era circondata da enormi alberi, altissimi. L'uomo scese dalla moto ponendo una mano al ragazzo, il quale la prese e scese a sua volta dalla moto, si tolse il casco riponendolo nelle mani del ragazzo vicino a lui.
<<Voglio stare con te.>> Disse serio Timothy. Colin sorrise guardandolo per poi spostare lo sguardo sulla casetta, fece qualche passo in avanti avvicinandosi alla porta. Timothy lo raggiunse aprendola e fece entrare prima il ragazzo. Una volta dentro restò di stucco trovandosi davanti una piccola casetta rustica con camino ad angolo, fatta in solo piano.
<<È casa tua?>> Chiese Colin guardandosi ancora intorno.
<<No, questo è il mio posto segreto.>> Disse l'uomo chiudendosi la porta alle spalle. 
<<È bellissima.>>
<<Molto.>>
Timothy si tolse il gubbino buttandolo sul divano vicino al ragazzo e raggiunge la cucina. <<Ti va del caffè caldo?>>
<<Si grazie.>> Colin fece qualche passo in avanti togliendosi a sua volta il gubbino e mettendolo vicino a quello dell'altro. Raggiunse il bancone della cucina e si sedette su uno degli sgabello della penisola, guardando l'uomo destreggiarsi davanti ai fornelli mentre preparava il caffè.
<<Hai fame?? Posso cucinarti qualcosa se vuoi?>>
Colin sorrise guardando la muscolosa schiena del ragazzo. <<Mangi anche tu con me?>>
L'uomo si paralizzò per qualche istante. <<Non ho fame al momento..>>
Colin corrugò la fronte, c'era qualcosa che non andava, ma preferì non chiedere. <<Tranquillo nemmeno io. Ho mangiato qualcosa alla caffetteria prima di tornare.>>
Timothy prese le due tazze di caffè bollente porgendola una al ragazzo mettendoci vicino lo zucchero. <<Metticene quanto ne vuoi.>> Colin sorrise mettendo tre cucchiaini nella propria tazza.
<<Ti piace dolce?>> Chiese Timothy guardandolo e poggiandosi al bancone della cucina e incrociando le braccia al petto, tenendo sempre gli occhi su di lui.
<<Si.>> Girò il cucchiaino nella tazza per poi posarlo sul piattino dello zucchero e prendere la tazza grande fra le due mani lasciandosi invadere dal calore che emanava.
<<Vuoi farti una doccia o vuoi riposarti dopo?>> Chiese premuroso Timothy mentre Colin bevve qualche sorso del proprio caffè.
<<Mi piacerebbe fare Una doccia, ma non ho abiti con me.>> Disse con tono imbarazzato.
Timothy sorrise. <<C'è qualcosa di mio, metterai quello.>>  Il ragazzo si alzò con il bacino dalla cucina, scomparendo in un piccolo corridoio dopo aver posato la propria tazza sul lavandino della cucina. Dopo qualche secondo il ragazzo tornò con in mano una tuta e un pio di boxer nuovi. <<Tieni. La tuta è mia, dovrebbe andarti un pochino grande.>> Disse sorridendo al ragazzo ancora seduto al bancone.
<<Grazie.>> Si strinse in se stesso alquanto imbarazzato. Timothy appoggiò il tutto sul bancone vicino a lui e Colin notò allora nuovamente gli occhi lievemente rossi. Li guardò quasi incantato e quando il più grande se ne accorse sorrise dolcemente. <<Ti piacciono così tanto i miei occhi?>> Colin annuì con entusiasmo. <<I miei sono monotoni, invece i suoi sono bellissimi.>>
<<Perché dici che sono monotoni?>>
Timothy si sedette sullo sgabello vicino al ragazzo senza mai perdere il contatto visivo con lui.
<<Perché sono marroni, come i miei capelli, e sono comuni, molti li hanno così.>> Abbassò lo sguardo tornando a guardare la tazza ormai tiepida e semivuota che il ragazzo aveva fra le mani.
<<Io ho incontrato molte persone, alcune con gli occhi castani, ma nessuna li aveva belli come i tuoi.>>
Colin spalancò gli occhi, arrossendo in viso. <<Non dire sciocchezze.>> La voce quasi tremante fece addolcire il cuore di Timothy. <<Non le sto dicendo.>> Allungò una mano scostando con le dita una ciocca di capelli che gli copriva il viso, Colin spalancò gli occhi. Le sue dita sono fredde. <<A me piacciono i tuoi occhi.>> Colin inghiotti la poca saliva che aveva in bocca continuando a guardare la tazza scura contenente il poco liquido nero.
<<A me piaci tu Colin.>>
Il ragazzo sorrise. <<Anche tu.>>

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