Timothy.

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Ora mai era tarda serata, la giornata era passata come in un battito di ciglia, si erano ritrovati tutti a bere qualcosa in uno di quei piccoli bar che si trovano nei borghi della città, molto isolati e tranquilli, dove tutto sembra essere di un altro mondo. La giornata era trascorsa tranquilla, così come la cena, tutti si erano divertiti e di conseguenza avevano deciso di comune accordo di prolungare la serata.
<<Allora ora che intenzioni hai?>> Chiese diretto Drake come sempre. <<Hai intenzione di scoparti il mio migliore amico notte e giorni?>> Chiese con un evidente sorriso malizioso sul viso che nascondeva perfettamente dietro il bicchiere ora mai vuoto. Tutti rimasero basiti a quelle parole, non potevano crederci che davvero avesse detto una cosa del genere.
<<Drake.>> Lo rimproverò Lenny dandogli una visibile gomitata sul braccio.
<<Beh questo è uno dei miei propositi, ma non credo che lui riuscirebbe a stare al passo.>> Lo incalzò Timothy come se niente fosse, guardandolo e sorridendo sornione.
<<Cosa vuoi dire che non sai se riuscirei a stare al passo?>> La voce di Lenny lievemente accennata e scioccata fece nuovamente ridere tutti i presenti.
<<Beh vorrà dire che quando lui non riuscirà a tenere il passo con te, potrai sempre venire da me.>> Alzò le sopracciglia Drake, mentre portava il bicchiere alle labbra e fece scendere giù per la gola qualche goccia di acqua sciolta dai cubetti di ghiaccio. A quelle parole gli occhi azzurro scuro di Lee si chiusero in due fessure. <<Non ti basta il sesso che facciamo noi due?>> Chiese lievemente piccato da quelle parole.
<<Conoscendolo, lo farete dalla mattina alla sera.>> Intervenne Lex, spostando lo sguardo da uno all'altro. <<Si, e allora?>> Chiese acidamente Drake mentre lo sfidava con gli occhi.
<<Allora dimmi che senso ha chiedere al mio ragazzo di venire a letto con te?>> Chiese Lenny guardandolo dritto negli occhi.
<<Stavo solo scherzando.>> Si difese piano, alzando gli occhi al cielo.
<<Dai non fate i maestrini.>> Si intromise Todd con il suo solito fare allegro, ma allo stesso tempo schietto. <<E' il più piccolo della comitiva lasciatelo divertire.>> Cercò di difenderlo lui stesso.
<<Ma sta di fatto che ora è fidanzato con me.>> Gli ricordò Lee portandosi le mani ai capelli biondi e tirandoseli tutti all'indietro.
<<E allora?>> Chiese Hale piegando una gamba sull'altro ginocchio.
<<Allora non dovrebbe andare in giro dicendo che vuole farsi qualcun altro.>> Cercò di difendersi Lee.
<<Stava solo scherzando.>> Si intromise alla fine Vin, il cugino di Hale.
A quel tavolo continuarono a battibeccarsi, senza mai smettere, ma quello era la cosiddetta normalità per loro. Timothy guardò negli occhi Lenny e gli sorrise, prendendolo poi per mano e stringendogliela, non consapevoli che dentro Todd stavano scaturendo una moltitudine di pensieri ed emozioni.
Dopo qualche ora decisero che data la tarda ora avrebbero tutti dormito a casa di Lenny e Timothy, il quale era leggermente contrariato, ma non lo fece notare agli altri. Aveva appena acquistato la libertà e voleva condividerla con il proprio ragazzo, ma a volte sembrava che lui non volesse la stessa cosa.
Quando arrivarono a casa si accamparono tutti come meglio potevano e la notte passò in un lampo. Il mattino seguente Timothy decise di scaricare un poco di tensione uscendo e comprando la colazione per tutti, era mattina presto, tanto che il cielo era ancora scuro e alcuni negozi chiusi. Passo dopo passo la tensione sembrò scendere.
Una volta arrivato a destinazione si fermò e prima di entrare fece un lungo sospiro mettendo uno dei propri sorrisi sul volto ed entrò nel negozio. Non appena si chiuse la porta alle proprie spalle, e si voltò i suoi occhi scuri ne incrociarono subito un paio scuri, quasi del tutto eclissati dalla pupilla, erano neri come il buio, così come i capelli, la pelle leggermente pallida e un portamento di altri tempi. Il signore in questione portava un lungo cappotto scuro in velluto e delle scarpe nero lucido, era tanto bello che non riuscì nemmeno per un solo secondo a spostare gli occhi da quell'uomo davanti a lui. L'uomo in questione gli passò vicino, dandogli un fugace sguardo e sorridendo a malapena. Timothy rimase del tutto sconvolto, non riusciva più a muoversi, era completamente paralizzato. Gli occhi spalancati e sentiva addirittura qualche goccia di sudore scendergli lungo la fronte.
Senza pensarci due volte si voltò e tornò sui propri passi, seguendolo. Una volta fuori si voltò velocemente prima a destra e poi a sinistra cercando anche solo di intravedere quella figura virile, ma non ci riuscii in un primo momento, era troppo preso nel cercarlo che senza rendersene conto iniziò a correre, non conoscendo nemmeno lui la direzione da prendere, aveva scelto a caso, sperando solo che lo portasse dove lui voleva andare.
Si fermò di scatto, il fiato iniziò a mancargli, aveva corso molto, tanto da arrivare privo di forze e di aria. Si chinò leggermente e poggiò le mani sulle ginocchia leggermente piegate, cercando di inalare quanta più aria gli era possibile.
<<Perché corri senza una meta precisa ragazzo?>> Chiese una voce forte, ma allo stesso tempo fredda alle sue spalle. Il ragazzo si girò di scatto, tornando ad incrociare quegli inconfondibili occhi scuri. <<Io..>> Cercò di giustificarsi, ma le parole gli mancarono, non sapeva nemmeno lui il perché di tutto quello. Aveva visto quell'uomo e senza nemmeno rendersene conto si era ritrovato a girare per quelle piccole strade correndo. <<Io non lo so.>> Disse semplicemente.
L'uomo rise, portandosi una mano davanti la bocca per coprirla. Chiuse gli occhi e si lasciò andare a quella leggera risata.
<<Sei sincero almeno.>> Gli disse  una volta che fu riuscito a riprendersi.
Timothy si rimise dritto, le gambe leggermente tremanti, non sapendone nemmeno lui il motivo, alcune gocce di sudore che gli scendevano lungo le tempie, per poi finirgli direttamente sulle spalle, i capelli tutti in disordine, non riusciva nemmeno lui a capire il senso di tutto quello, ma sorrise, non appena l'uomo davanti a lui gli disse quelle parole.
Fra i due cadde il silenzio, per qualche secondo.
Il tempo intorno a loro sembrava essersi fermato dalla comparsa di quell'uomo, Timothy se ne era accorto solo in quel momento che riuscì a guardarsi intorno per qualche secondo, era come se tutto il resto si fosse fermato e le uniche cose che andavano avanti erano proprio loro due.
<<Cosa c'è?>> Chiese l'uomo davanti a lui tornando serio, la distanza che c'era fra i due era abbastanza consistente, ma Timothy riusciva a sentirlo ugualmente: La voce, la presenza, il profumo che emanavano i capelli allo svolazzare del tempo, riusciva persino a sentire l'enorme energia che ne emanava, qualcosa di effimero, di innaturale, ma allo stesso tempo pauroso. Qualcosa dentro di lui gli diceva che voleva scappare, ma lui proprio non riusciva.
<<Ti trovi in un punto molto lontano da me eppure non faccio altro che sentire la tua enorme presenza.>> Fece una leggera pausa. <<Qualcosa dentro di me dice che dovrei scappare, eppure non riesco a fare un passo per andare via da qui.>> Aggiunse dopo qualche secondo.
Occhi negli occhi, non riusciva a distogliere lo sguardo da quell'uomo.
<<Non pensi che dovresti dare ascolto a quel qualcosa che parla dentro di te?>> Chiese tornando ad essere serio.
<<No.>> Rispose senza un minimo di esitazione Timothy.
<<Perché?>> Chiese L'uomo.
<<In tutta la mia vita non ho mai avuto una figura da seguire o da raggiungere.>> Fece una leggera pausa sentendosi in imbarazzo. <<Ma non appena ti ho visto, la prima cosa che ho pensato era che io volevo diventare come te.>> Sorrise nascondendo l'imbarazzo. <<So che può sembrarti strano, ma..>>
<<Come ti chiami?>> Chiese l'uomo interrompendolo.
Il ragazzo spalancò gli occhi. <<Timothy.>> Rispose dopo qualche secondo.
L'uomo sorrise a malapena. <<Bene Timothy, io sono Damon.>>

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