Capitolo 20.

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<<Come hai capito che era stato lui?>> Chiese Colin, mentre si distendeva sul divano, rannicchiandosi in se stesso, cercando di rilassare ogni suo muscolo, ancora teso da tutto ciò che era successo,  Timothy a sua volta si sedette per terra con la schiena appoggiata al divano su cui il ragazzo stava riposando e le gambe messe dritte davanti a lui, sotto al tavolino dove sopra ci aveva appoggiate le mani mentre se le stava torturando.
<<Mi sono svegliato per ultimo quella sera, all'inizio ero impaurito e agitato, ma una volta capito cosa mi stava succedendo e finita la mia transizione, Demon mi aveva detto che era stato lui a trasformare sia me che Lenny perchè, inoltre aveva aggiunto, che sarebbe stato geloso se qualcun altro lo avesse fatto.>>  Rispose senza distogliere, nemmeno per un secondo gli occhi dal camino acceso, il fuoco stava scoppiettando e delle piccole scintille si intravedevano alla base delle fiamme vicino ai tronchi di legno accatastati uno sull'altro per alimentare il fuoco.
Colin fece un lieve sorriso amaro, distendendosi di schiena, e guardando il soffitto alto su di lui, sembrava tutto così irreale.. Si coprì gli occhi con il gomito del braccio, avvolgendosi completamente nel buio.
<<E' così forte il legame che vi unisce?>> Chiese Colin con un filo di voce.
<<Si.>> Rispose secco Timothy.
Colin si girò di spalle a lui, si sentiva male, lo stomaco era completamente sotto sopra, gli occhi colmi di lacrime e il petto era come fosse stato perforato da infinti e grandi aghi taglienti e appuntiti.
Sentì il proprio corpo farsi pesante e le forze iniziarono a mancargli, era come assistere a una telenovela.
Lui non era più lui, il proprio corpo non era più il suo e i suoi pensieri non erano più i suoi, era come se le lacrime che stava trattenendo fosse qualcun altro a trattenerle e che il groppo in gola che cresceva sempre di più e bruciava non era il suo.
Non riusciva ad accettare tutto quello, non riusciva a farsi capace di tali parole, di tali avvenimenti, di tali emozioni, ma doveva farlo.
<<Non potrei mai fare a meno di loro.>> Disse con un filo di voce il vampiro, mentendo in parte ripensando ai sentimenti scaturiti in lui fino a qualche ora prima. <<Non riesco ad accettare il fatto che se ne siano andati, io appartengo a loro e a loro soltanto.>> Espose una verità cruda, ma era comunque una verità, non poteva tenere nascosto una cosa del genere a lui. Todd aveva evitato di dirglielo proprio perché sapeva quanto una cosa del genere fosse importante e di conseguenza aveva evitato, aspettando che fosse stesso lui a dirgli quella parte di storia, consapevole che il ragazzo ne avrebbe sofferto.
<<Mi odi?>> Chiese piano Timothy senza mai dare attenzione al ragazzo disteso sul divano, non riusciva nemmeno a guardarlo.
<<No.>> Rispose dopo qualche secondo Colin con voce strozzata. Voleva trattenere le lacrime, ma non ci riuscì, voleva evitare di dimostrarsi tanto vulnerabile davanti a qualcun altro, eppure era ciò che stava appena succedendo.
<<Tu per me sei importante.>> Disse piano Timothy. <<Altrimenti non avrei mai continuato a venire da te o a cercarti, ma comunque non posso ignorare la loro presenza.>>
<<Capisco.>> Rispose piano Colin, rannicchiandosi ancora di più in se stesso, cercando di coprirsi il viso con entrambe le mani.
Stare con Timothy era come stare sulle montagne russe, prima c'e la salita, dove attendi con ansia di arrivare fino in cima e vedere all'orizzonte, cosa vi si aspetta di vedere, e la bellezza che c'è. Durante la salita, tutto è bello, l'adrenalina sale a causa del divertimento e il concetto di divertimento appare tutto in un altro modo. Dove sembra che tutto inizi ad andare per il verso giusto, dove inizi a pensare che la vita sta iniziando a valere davvero qualcosa, magari di essere vissuta come si deve e dove qualcosa, magari anche piccola inizia ad andare per il verso giusto. Dove inizi a pensare che da ora in avanti i sorrisi che farai saranno veri e non più solo di circostanza, dove pensi che qualcuno di così forte e bello sia entrato nella tua vita solo per condividerla con te e perchè no, magari anche per proteggerti, amarti.
Poi arrivi all'apice della salita, dove ammiri il panorama che essenzialmente è bello da vedere, ma la pura dell'altezza lo rovina, ma lo ammiri comunque cercando di farti rimanere impressa quell'immagine nella mente, dove tutto è perfetto, dove tutto sembra che vada nella direzione giusta, dove tutto sembra avere pace. Ammiri la bellezza del mondo intorno a te, avendo vicino la persona che ami, lasciando da parte le paure e le paranoie che si è vero ci sono, ma per amor tuo e di chi ti sta vicino cerchi di tenerle lontano, magari nascoste, facendo come se non ci fossero.
Infine arriva il momento più brutto, dove il trenino su cui sei seduta inizia la discesa, e non ti avverte quando scende quindi vieni colta alla sprovvista, dove tutto intorno a te inizia ad oscurarsi e le persone che avevi intorno non ci sono più, il cuore inizia a fare male a causa della forte paura. Paura di cadere, di non essere abbastanza forte da riuscire a tenerti, paura di farti male, paura di sprofondare nel vuoto e non riuscire più ad alzarti perché le gambe tremano e non sono più in grado di tenerti in piedi, dove la forza che prima avevi, in un secondo momento inizia a vacillare fino a quando capisci che non eri veramente forte, facevi finta di essere forte e che era tutto dovuto al fatto di voler proteggere, volersi proteggere, magari dal mondo esterno, magari dalla persona che si trova dall'altra parte del muro che hai costruito fino a quel momento, mattone dopo mattone e non puoi abbattere, perché infondo si sa.. Quei muri non si costruiscono dall'oggi al domani e non vengono costruiti senza un vero e proprio motivo, vengono costruiti per tenere lontane quelle persone che non voglio davvero starti vicino e che ti usano solo come passatempo e tu rimani li, rannicchiato in te stesso, consapevole della solitudine intorno a te e della sofferenza che il tuo cuore prova in quei momenti in cui capisci di essere solo contro tutti e vorresti piangere, ma non lo fai per rispetto di te stesso e perché sai che se inizi a piangere difficilmente riesci a finire, perché poi ti abitui al calore di quelle lacrime calde e salate che continuano a scenderti lungo il viso, rigandoti le guance e isolandoti ancora di più e capisci poi che quel muro non lo hai costruito solo perché vuoi proteggerti, ma perché vuoi che gli altri vengano protetti da te, perché tu chiudendoti in te stesso, arrivi a nasconderti e magari mostrare una parte di te che non è propriamente tua, trasformi i sentimenti in qualcosa di brutto: Tramuti la dolcezza in acidità, l'interesse in indifferenza, i sorrisi in rabbia, l'affetto in freddezza, l'amore in indifferenza e l'attrazione in disinteresse. Arrivi ad un punto in cui non ragioni più con il cuore, ma solo con la testa.

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